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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (22 maggio 2025)
CATT
  • Si è spento padre Ambrogio Dolfini originario di Bioggio

    Padre Ambrogio Dolfini, al secolo Fausto Dolfini, nacque a Bioggio il 26 aprile 1939, figlio di Giacomo e Paola Dolfini. Al fonte battesimale gli venne imposto il nome di Fausto che poi, in religione, verrà sostituito in Ambrogio, forse per ricordare le origini ambrosiane della sua famiglia, attinente di Catto nella parrocchia di Quinto in Leventina.

    Visse la sua infanzia, come altri ragazzi di allora, fra casa, chiesa e scuola. In particolare veniva insegnato di risparmiare qualche spicciolo a favore dei bimbi africani, perché ricevessero istruzione e venissero battezzati.

    A undici anni frequentò il collegio dei Padri missionari di Betlemme a Rebstein nel Canton San Gallo. Proseguì quindi gli studi ad Immensee, Casa madre dei missionari di Betlemme, al Collegio San Carlo di Altdorf e all’Università di Friburgo. Alla fine degli studi e dopo aver adempito agli obblighi militari, fu insegnante nella scuola media di Stansstad nel Canton Nidvaldo.

    Nel 1962 partì alla volta di Chèvetogne nel Belgio, entrando nel monastero fondato da Dom Lambert Beauduin per coltivare dei ponti fra le Chiesa latina e la Chiesa orientale. Il complesso monastico ha due chiese: una latina e l’altra di stile orientale. Emise la professione triennale il 20 aprile 1963 e la professione solenne il 20 aprile 1966. Tra queste due date frequentò la facoltà teologica di Treviri, proseguendo poi, nel 1968, al Sant’Anselmo di Roma. Il 6 settembre 1989 venne ordinato sacerdote nella sua abbazia e celebrò la sua prima Liturgia in rito bizantino slavo nella parrocchiale dei SS. Maurizio e Compagni a Bioggio, concelebrando con vari monaci e con l’intervento di un diacono. Il coro del Russicum di Milano assicurò il canto liturgico in slavo antico.

    Per dieci anni, a partire dal 1989, diresse, dapprima come vice-rettore e poi da rettore, il Collegio greco di Roma. Nell’ambito di questo compito venne invocata su di lui la benedizione di archimandrita tipica della chiesa orientale, da parte dell’eparca (vescovo) di Lungro (Calabria). Ricevette in quella celebrazione l’epigonation (paramento bizantino di forma quadrata), la croce pettorale e l’abbraccio del vescovo. In quegli anni fu pure attivo nella sistemazione della famosa biblioteca palatina del collegio che dirigeva.

    Al suo rientro in Belgio nel 1999 gli venne conferito l’incarico di sotto-priore ed in seguito di priore del monastero.

    Nel 2001, nel terzo secolo della fondazione di San Pietroburgo, rappresentò degnamente la sua comunità al gemellaggio fra questa città e il suo monastero che ebbe l’onore di contare fra i suoi membri un discendente dei Romanov, Père Clément (San Pietroburgo 1901 - Namur 1958), al secolo Costantino Lialine, pronipote dello zar Nicola.

    La parrocchia di Bioggio ha avuto il piacere e l’onore di conoscere ed ospitare parecchi monaci di Chèvetogne.

    Padre Ambrogio trascorse nella serenità della vita monastica e nella pace della campagna belga il tempo della sua vecchiaia, preparandosi così nel silenzio e nella preghiera all’incontro con il suo Signore, come il servo buono e fedele della parabola evangelica.

    Una testimonianza autobiografica di dom Ambrogio

    “All’inizio del ginnasio, grazie a Cureglia, entrò pure un nuovo mondo nella mia vita che mi aprì la strada verso Chèvetogne. Il mio amico Agostino aveva saputo da una parente che stava a Cureglia che vi si erano stabilite delle suore dove si celebrava una ‘messa strana’. Incuriositi, il lunedì di Pasqua siamo partiti in bicicletta e a Cureglia ci ha accolti un prete con una lunga barba. Ci condusse nella cappella dove abbiamo assistito a quella ‘messa strana’ cantata da alcune suore in una lingua mai sentita. Dopo la celebrazione, il celebrante P. Stefano, un monaco di Chèvetogne, cappellano delle suore, ci spiegò che era una comunità di rito bizantino slavo. Molto accoglienti ci fecero assaggiare la Pascha, il dolce tradizionale di Pasqua servitoci dalla Superiora Madre Fausta. P. Stefano mi invitò, siccome ero studente del Betlemme in vacanza a casa, a ritornare da lui per più ampie informazioni. Così nacquero i miei primi contatti con Cureglia, e con alcuni monaci di Chèvetogne incontrati a Cureglia e col mondo bizantino che continuai a approfondire durante gli anni di studio. Ma quella prima volta andammo ancora in bicicletta a Lugano al Sacro Cuore a una Messa di quelle ‘giuste’”.

    Agostino Lurati

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