di Cristina Vonzun
Dopo l’annuncio della tregua tra Israele e Hamas a Gaza, in tutta la Terra Santa si prova a respirare aria di speranza, soprattutto in Giudea, Galilea e Samaria. Sia il patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa che fra Patton, custode della Terra Santa, hanno invitato a riprendere dal mondo occidentale i pellegrinaggi. Padre Sergio Olmedo Flores, frate cileno, è custode di uno degli storici luoghi di pellegrinaggio, la basilica di Ein Karem, a 8 km dalla città vecchia di Gerusalemme, sulle alture occidentali, dove la tradizione colloca il luogo della visitazione di Maria ad Elisabetta e la nascita del Battista. Qui sorge la chiesa francescana della Visitazione. Volto noto ai telespettatori, padre Sergio ha commentato nel 2012 su Rai Uno per la trasmissione «A sua immagine» i messaggi all’Angelus domenicale di Benedetto XVI. Da 26 anni è guida di pellegrinaggi in Terra Santa.
Padre Olmedo, qual è la situazione in una delle mete più note, come il luogo della Visitazione che lei custodisce?
Ci sono stati dei momenti molto brutti come il bombardamento missilistico dall’Iran del 1. ottobre 2024, tuttavia è da tempo che registriamo una situazione non così drammatica, come invece è stata a Gaza. Ora, in questo nuovo contesto di tregua, stiamo cercando con la preghiera e gli aiuti di tutti di giungere ad una pace definitiva. La Chiesa di Gerusalemme, Chiesa madre, ha bisogno del sostegno delle Chiese del mondo intero. Venire pellegrini in Terra Santa oggi è assolutamente sicuro, in questo mi unisco all’appello di questi giorni del cardinale Pizzaballa e di padre Patton.
Quali sono le ricadute positive dei pellegrinaggi nel favorire la pace e la speranza dei cristiani in Terra Santa?
La Custodia di Terra Santa ha una giurisdizione immensa che comprende tanti territori del Medio Oriente: Israele e Palestina ma anche Siria, Libano, Egitto, Cipro e Rodi. Li ci sono tantissime realtà. Pensiamo alla situazione della guerra in Siria. Qui da noi, poter mantenere le case per i pellegrini fa parte dei compiti della Custodia. Abbiamo circa 1600 impiegati, cristiani soprattutto ma anche qualche famiglia musulmana. Purtroppo, le ultime informazioni dicono che a Betlemme stanno diminuendo i cristiani, perché la gente emigra a causa della situazione. Il pellegrinaggio dal mondo intero è un atto importante per poter mantenere la nostra realtà cristiana viva. La guerra non deve impedire questo.
Scuole gestite dalla Chiesa e aperte a tutti e altri servizi della Chiesa cattolica in Terra Santa che sostengono i bisogni della gente, senza distinzione di credo, traggono aiuto dalla ripresa dei pellegrinaggi?
Tutto quello che riguarda la Custodia di Terra Santa ha come entrata più grossa la colletta del Venerdì Santo che avviene in tutto il mondo a favore dei luoghi e per i cristiani di Terra Santa e tante attività di solidarietà. Poi i pellegrinaggi. Ad esempio, quello che io ricavo come guida è devoluto alle necessità della Custodia. Il pellegrino rappresenta quella presenza del mondo intero che garantisce una vita più dignitosa – tra tante tribolazioni –alla gente locale. Poi ci sono le nostre istituzioni. Ad Haifa – ad esempio – c’è la scuola del Monte Carmelo, con 850 allievi di cui l’80% cristiani. Va però detto che la maggior parte delle nostre scuole sono frequentate anche da ragazzi musulmani. Sono realtà educative che sosteniamo come Custodia.
C’è una metafora che la ripresa dei pellegrinaggi può suscitare in rapporto all’idea della pace?
È tempo di ricominciare l’incontro con Dio e l’incontro con il bisognoso. Anche questo è un modo per spingere le autorità al cambiamento, perché il mondo intero ci sta guardando.
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