Lento nel suo cervello scorre
mentre la gente accorre
lento nel suo cervello
scorre il film del loro amore
mentre s’odon le grida di dolore
un brivido lo percuote
sente riecheggiare delle note
non sa che sia
forse vien dalla sacrestia.
Forse un temporale
e questo gli fa dimenticare
quel dolore che da ieri
quando è morta la sua sposa
non lo lascia più.
E pensa tanto
pensa alla donna che tanto ha amato
mentre nel cielo che appariva stellato
appunto d’un tratto
s’insinua un fulmine che disegna il firmamento
e il suo gran dolore in un momento
fa di lui un uomo dannato
a dover vivere senza di lei
un misero essere che chiede
spiegazioni e aiuto all’Altissimo
a Dio.
Un uomo dannato dicevo
un uomo disperato:
e questa è la sua unica consolazione
vagar per il mondo come un folle
cercarlo, il suo amore
chiedendo dove ora sia
perché non c’è più.
Prosegue il feretro
non gli sembra più vero niente
soltanto un incubo che prima o poi
dovrà finire.
Non gli sembra d’udir più niente
gli ospiti lo voglion consolare
dando all’amata l’ultimo saluto
mentre lui pianger non ha saputo.
Addio mia cara che tanto amai
che fare? urlare, imprecare
per paura di dimenticare?
Ma quando non trovi pace
ricordati della sua bellezza,
la sua dolcezza
che ora al mondo ella tace
ma che finché viveva
ti rese un uomo migliore.
di Sergio Somazzi, Breganzona