L’ex nunzio Carlo Maria Viganò riemerge dal luogo “segreto” dove risiede e pubblica un nuovo mini-memoriale attraverso il network di media amici che già aveva reso noto all’unisono il suo primo “comunicato” con il quale chiedeva le dimissioni di Papa Francesco, accusato - senza alcuna prova - di aver “coperto” il cardinale americano Theodore McCarrick.
Questa volta Viganò accentua le citazioni evangeliche e si presenta come un eroe santo «chiamato a rendere testimonianza alla verità» che sta vivendo una «situazione di prova». Si difende per aver tradito il giuramento sul segreto pontificio che aveva promesso di osservare, auto-assolvendosi in quanto a suo dire la «custodia del segreto» causerebbe «danni molto gravi». Non una parola dice sulla clamorosa e inedita richiesta di dimissioni rivolta al Pontefice nel precedente appello, oggi considerata con imbarazzo anche da alcuni sostenitori dell’operazione-Viganò: solo chi non conosce il Codice di Diritto canonico può pensare di spingersi a tal punto, ben sapendo peraltro che l’unica condizione per la validità della rinuncia è che sia libera e pertanto non sollecitata dalle pressioni di chicchessia.
Viganò ricorda che non c’è stata risposta a un mese di distanza dal suo primo memoriale, nel quale cercava di coinvolgere nelle coperture a favore di McCarrick gli entourage degli ultimi tre Papi, accusando pesantemente Francesco ma cercando di salvare san Giovanni Paolo II (dipinto già cinque anni prima della morte come un uomo malato incapace di intendere e di volere) e Benedetto XVI (che raccomandò a McCarrick di vivere ritirato senza però mai sanzionarlo per non aver obbedito a questa istruzione). E ne deduce che «chi tace, acconsente».
Continua a leggere su VaticanInsider.