a cura di Corinne Zaugg
La Svizzera, lo sappiamo, è un Paese turistico molto apprezzato. Montagne maestose dalla storia affascinante, laghetti alpini incontaminati, alberghi storici in posizioni imprendibili: essa offre a turisti di tutto il mondo una grande diversità in una manciata di chilometri e una way of life improntata alla qualità di vita, all’amorevole attenzione al dettaglio, oltre che ad un’accoglienza personalizzata che fa la differenza rispetto al turismo di massa di altri pregevoli centri d’attrazione. Un luogo incantevole, dunque, che persone da tutto il mondo sognano di visitare almeno una volta nella vita, almeno per una manciata di giorni, all’interno di un tour europeo. Alcuni – non tantissimi ma abbienti– scelgono la Svizzera anche come sfondo ideale per un matrimonio in grande stile, tanto che il nostro Paese è tra le location matrimoniali preferite. C’è tuttavia anche un altro tipo di turismo che affascina chi visita il nostro Paese: il turismo religioso. Dal febbraio del 2020, presso il Museo Alpino Svizzero a Berna, è stata fondata l’associazione «Chiese + Turismo Svizzera» che – come dice il suo nome – cerca e sostiene progetti e prodotti comuni sia alle Chiese che al turismo, trasmettendo agli ambienti ecclesiali esperienze e modi di pensare del turismo, e promuovendo valori cristiani ed etici nel mondo dell’industria del turismo.
Se il connubio è di recente creazione, dal lontano 1895 esiste un’associazione di proprietari e gestori di hotel, pensioni, case di cura e ostelli che si riconoscono nei valori cristiani. Nel 1900 le strutture che vi avevano aderito e che pagavano annualmente la quota sociale di due franchi per farne parte, erano cinque. Oggi del «Verein Christilicher Hotels» («CVH») fanno parte una trentina di alberghi distribuiti in tutta la Svizzera. La cartina ci mostra che si addensano soprattutto nella Svizzera centrale, ma scopriamo che ve ne sono quattro anche in Ticino: a Ponte Tresa, Pura, Ascona e Centovalli (vedi approfondimento nell’articolo sottostante).
Se questa è una forma di accoglienza che parla soprattutto a ospiti svizzero-tedeschi e di confessione protestante, il turismo religioso ha anche un volto cattolico. Un tipo di accoglienza un po’ diverso da quello dove non sono tanto gli albergatori che attraverso la loro fede danno un sapore particolare alle vacanze dei loro ospiti, ma che offre a chi lo desidera la possibilità di soggiornare in conventi e abbazie. Per prendersi un momento di pausa dalla vita. Per godere silenzio e bellezza. Per condividere la vita di ritiro e preghiera di monaci e monache. In Svizzera le possibilità sono numerose.
In Ticino sono i frati cappuccini ad offrire questo tipo di accoglienza: è infatti possibile soggiornare al convento del Bigorio (da poco divenuto un B&B), alla nuova Masseria di Lugano (che mette a disposizione degli ospiti sei stanze, una delle quali attrezzata per accogliere anche persone con disabilità motorie) e all’ostello di Faido.
A Paradiso, a pochi passi da Lugano vi è infine un luogo dove la vocazione all’accoglienza di un ordine religioso ha dato vita ad un hotel. Si tratta delle suore di Santa Brigida – ordine semi-claustrale fondato da Santa Brigida di Svezia – che, proprio accanto al loro convento, gestiscono un hotel dall’omonimo nome. Fondata nel 1924, da cento anni Casa Santa Brigitta è l’indirizzo di riferimento per il clero svizzero e ticinese che vi si reca per incontri o brevi soggiorni rigenerativi, ma anche per ospiti provenienti da tutte le parti del mondo: sia protestante che cattolico.
Mentre i conventi, le abbazie, i monasteri devono, da decenni ormai, fare i conti con il calo delle vocazioni che li lascia parzialmente sguarniti, assolutamente sovradimensionati e di conseguenza onerosi da gestire, cresce in Occidente la ricerca di spiritualità e interiorità.
Sempre di più le statistiche lo mettono in evidenza: se da un lato cala la religiosità «classica», quella che si vive nelle parrocchie e attraverso i sacramenti, sempre di più la gente cerca nuove vie verso forme di spiritualità «olistiche» ed individuali. Soprattutto nel periodo estivo, quando viene restituito un po’ di tempo da gestire liberamente, le scelte di molte persone si orientano in questo senso. Lo dicono le statistiche che vedono una grande crescita delle vacanze cosiddette «spirituali». Registrano il pienone i grandi cammini storici, ma anche i soggiorni presso comunità religiose o luoghi che propongono percorsi spirituali o meditativi. Questa realtà tocca anche il Ticino e anche le comunità cattoliche.
Ne abbiamo parlato con fra Michele Ravetta del convento del Bigorio che da qualche tempo ha aperto le secolari porte di quello che è uno dei conventi cappuccini più antichi al mondo, all’accoglienza alberghiera. Un’accoglienza, che se oggi ha un nome ed una veste nuova, ha radici antiche. Essa è, ci spiega Fra Michele, uno dei frutti del Concilio Vaticano II che i confratelli fra Callisto Calderari e fra Roberto Pasotti vollero e seppero cogliere negli anni ’60 del secolo scorso e che dura tutt’oggi. Anche se andava attualizzata. «Così, nel 2020 – prosegue fra Michele – iniziai a sognare di aprire una parte delle celle che furono dei frati per dedicarle ad un’accoglienza esterna, all’insegna della fraternità».
L’idea venne accolta dal Capitolo dei Cappuccini ticinesi nel 2022 e si dimostrò sin da subito vincente, anche se a causa del Covid, l’apertura del B&B è potuta avvenire solo a partire dal gennaio 2023. Dopo i primi quattro mesi erano già più di un centinaio le persone che avevano soggiornato nella foresteria del Bigorio. Ma chi sono, fra Michele, questi ospiti? «Di tutto un po’, ci spiega il frate. E devo dire che questa è proprio la qualità di Bigorio: ossia che accoglie tutti. Sono arrivate famiglie, sportivi, pensionati, escursionisti alla scoperta della Capriasca e della sua natura, della sua cultura. E arrivano da tutta Europa: dall’Olanda, dalla Francia, dalla Spagna».
Per fra Michele, tutto questo è un segno dei tempi: «Passato è il tempo in cui la gente andava dai religiosi. Ora sono i religiosi che devono andare dalla gente, anche restando nelle loro case. Per cui se sappiamo accogliere – anche se in maniera semplice e …francescana – questo ci garantisce una degna sopravvivenza. Altrimenti la chiusura è dietro l’angolo».
Da esattamente un secolo – a settembre se ne festeggerà il centenario – offre accoglienza al pubblico anche un altro convento in Ticino. Si tratta delle suore di Santa Brigida. Una realtà diversa: cittadina, ecumenica e femminile ma che come i cappuccini, ha il tema dell’accoglienza profondamente inserito nel proprio DNA. Nata nel 1924 per dare ospitalità ai pellegrini che dal nord Europa si recavano a Roma e con la consegna della preghiera perpetua per il clero ticinese, Casa Santa Brigitta è un unicum nel panorama dell’albergheria ticinese. Le 13 suore provenienti da tutto il mondo conciliano lo status di ordine semi-claustrale con il servizio ai clienti, dando vita ad una sorta di oasi spirituale nel cuore di Lugano. «Molti ordini si dedicano all’insegnamento, ai poveri, – ci spiega Suor Linda Saldanha già superiora del convento – la nostra vocazione è dare accoglienza, e di questo viviamo».
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Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)