Calendario romano
Un orto per raccontare la fede
di Dante Balbo*
Il nostro Dio è nei dettagli, nelle piccole cose, impastato nella vita di ogni giorno, perché ha scelto di stare con noi, di vivere nel fumo di un focolare, nell'odore di aglio e spezie, nel vociare dei ragazzi che si inseguono fra le case. Avrà visto la sua mamma mentre sceglieva la senape per condire l'agnello, meravigliandosi dei semi così piccoli. Maria guardando fuori dalla finestra gli avrà detto: «Pensa che da un semino come questo, nasce un albero che supera il nostro tetto e fa ombra a Giuseppe quando si riposa!». Spesso nel Vangelo ci sono esempi tratti dalla vita di ogni giorno, dai gesti delle persone, dai lavori conosciuti. La fede, anche quando è piccola come un granello di senape, è sufficiente a Dio per accoglierci e prenderci con sé, nel suo disegno, nel sogno che ha per noi, perché diventiamo il prodigio meraviglioso che da sempre ha voluto. C'è solo un piccolo passo da fare, difficile perché comporta una scelta importante: continuare a lottare con le nostre forze, oppure arrenderci a Dio e lasciare che guidi questa stessa energia per navigare con il vento dello Spirito in poppa. È una regola di vita che ci accompagna sempre. Possiamo accogliere la realtà e trasformarla in una opportunità, oppure ostinarci nel rifiutarla ed essere infelici. Pochi giorni fa ho partecipato alla presentazione di un libro da parte di un uomo che ha perso la vista a 16 anni e mezzo, in un incidente in moto. Avrebbe potuto vivere lamentandosi. Invece ha fatto un corso di fisioterapia e contemporaneamente ha creato una agenzia di management per artisti, con un notevole successo. Non ha molta importanza che sia riuscito, ma il fatto che si è arreso alla vita, ha scelto di trarne tutte le opportunità che poteva offrirgli. Se questo vale per le cose terrene, per la nostra psicologia, tanto più è vero per la nostra relazione con Dio, che non vede l'ora che ci fidiamo di Lui, anche se con un granello di fede. Nel nostro orto cresceranno alberi di comunione, dove molti potranno trovare ristoro. *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino
Calendario ambrosiano
L’accoglienza evangelica, contro ogni esclusione
di don Giuseppe Grampa
Accoglienza, ospitalità sono le parole chiave di questa domenica. Ma perché accogliere? La prima ragione dell’accoglienza nei confronti di ogni essere umano è il suo essere creato a immagine di Dio Creatore. Per questo nessun potere può disporre dell’uomo, perché nessuno può disporre di Dio. Accogliere l’uomo vuol dire accogliere Dio stesso.
Facciamo un secondo passo: siamo chiamati ad accogliere ogni uomo perché questo è stato l’agire di Gesù, accogliente soprattutto nei confronti dei «diversi», dei «lontani» degli «emarginati».
Emblematico il rapporto di Gesù con i Samaritani. Proprio in questa comunità «bastarda e infedele» agli occhi degli Ebrei del tempo, Gesù sceglie i modelli esemplari dei veri discepoli. Basterà ricordare che quando Gesù vorrà darci un esempio di autentico amore sceglierà proprio un Samaritano, il buon Samaritano. C’è in questa scelta da parte di Gesù un chiaro intento polemico: presentare come vero discepolo appunto uno straniero, un diverso, un escluso, vuol dire colpire alla radice il pregiudizio che non riconosce a ogni uomo uguale dignità. Dovrebbero bastare questi rapidi cenni ricavati dalla nostra fede per sconfiggere troppi atteggiamenti di ostilità, diffidenza, chiusura che impediscono l’accoglienza. Ma l’accoglienza è raccomandata anche da ragioni di convenienza per i nostri Paesi segnati da forte invecchiamento e che dagli immigrati ricavano significativi vantaggi. Dobbiamo a questi lavoratori non solo un trattamento salariale rispettoso della legalità, ma anche dobbiamo loro riconoscenza e rispetto. Le doverose esigenze di sicurezza non devono alimentare chiusure ed esclusioni. Una opinione pubblica che non abbia del tutto dimenticato le sue radici cristiane non potrà accettare logiche di chiusura ed esclusione. È triste constatare come duemila anni di cristianesimo sembrano non aver intaccato paure e diffidenze nei confronti dell’altro. Lasciamoci tutti giudicare dall’Evangelo.