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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (13 ottobre 2025)
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  • Dal Ticino al Bangladesh, "siamo parte di una stessa Chiesa"

    di Silvia Guggiari

    Padre Peter Chanel Gomes è direttore nazionale di Missio Bangladesh dal 2022: nel suo Paese coordina progetti a livello nazionale, promuove iniziative educative e sociali ed è anche professore di liturgia nel Seminario Maggiore. In occasione dell’Ottobre Missionario, di cui il Bangladesh è paese ospite, sta visitando diverse regioni della Svizzera condividendo la situazione attuale dei cristiani nonché le sfide sociali nel suo Paese. Lo abbiamo incontrato durante la sua visita in Ticino, è qui che ci ha raccontato della situazione del suo Paese, dove i cristiani rappresentano una piccolissima minoranza – si tratta di 600mila cristiani, di cui 400mila cattolici: solo lo 0,3% della popolazione che si aggira intorno a 174 milioni di abitanti. “Siamo una piccola minoranza – racconta – in un Paese dove il 91% sono musulmani. Soffriamo anche qualche persecuzione, non fisica ma psicologica; a volte ci sentiamo cittadini di seconda classe”. Proprio mercoledì scorso un grave atto intimidatorio ha colpito la più grande parrocchia cattolica del Bangladesh, nel quartiere di Tejgaon a Dhaka. In questo clima opera ed evangelizza la Chiesa cattolica: una Chiesa giovane che, come racconta padre Gomes “è stata fondata nel XVII secolo, quando sono arrivati i missionari portoghesi gesuiti. Nel tempo la comunità si è allargata e ora ci sono otto diocesi in tutto il Paese: i vescovi sono moto uniti tra di loro”. In questo contesto, padre Gomes cura il legame tra il Vaticano e la Chiesa del Bangladesh: “un lavoro fatto di preghiera e di carità tra i sacerdoti e la gente. Incoraggio i fedeli perché il lavoro missionario non è soltanto riservato ai preti e ai missionari ma è una chiamata a ognuno di noi perché siamo battezzati e inviati”.

    Ma qual è la situazione del Paese? “C’è tanta povertà, e oggi c’è un’altissima inflazione. Fino a pochi anni fa, eravamo un Paese in via di sviluppo ma la guerra di indipendenza prima e recentemente la grave inflazione ci ha riportato in uno stato di grande povertà. Non c’è lavoro, tante aziende sono fallite. Al sud, inoltre, continuano ad arrivare i profughi dal Myanmar – si parla di più di un milione di persone -: si tratta di una emergenza umanitaria”.

    Ma come si può avere ancora speranza in un paese come il Bangladesh? “Finche respiro c’è speranza, dice un proverbio locale. Ed è così, il popolo del Bangladesh è molto resiliente, anche se ci sono tanti problemi piano piano si possono risolvere e continuare a camminare. La speranza che noi abbiamo è quella che ci insegna il Vangelo: anche se abbiamo persecuzioni e tanta povertà, non dobbiamo mai perdere la speranza. La Chiesa cristiana è sempre in mezzo alla gente, con le scuole, le opere, gli ospedali, non si chiude in sé stessa. I progetti sono per tutti”. La speranza è anche il tema di quest’anno giubilare. Come lo state vivendo? “La Chiesa bengalese è molto legata con la Chiesa romana: qualsiasi cosa che succede a Roma viene ripreso e vissuto in Bangladesh, è stato così per il Sinodo e lo è anche il Giubileo. La nostra Chiesa è molto attiva e trasferisce questo spirito ai popoli e alle parrocchie che propongono sempre tante iniziative”.

    Ticino, Friburgo, Berna, Ginevra sono le tappe del viaggio svizzero che sta facendo in questi giorni padre Gomes. Agli svizzeri e ai ticinesi incontrati in questi giorni, il religioso vorrebbe dire che “siamo tutti parte della stessa Chiesa, c’è una località ma c’è anche una universalità: la Chiesa non può esistere senza la solidarietà missionaria. Anche se siamo a tanti km di distanza, anche se c’è una diversità di colore della pelle, di lingua e di cultura, siamo fratelli perché abbiamo fede in Cristo. La Chiesa bengalese, è povera economicamente, ma non spiritualmente, basta guardare alle tante vocazioni presenti. Abbiamo bisogno della vostra solidarietà, con la preghiera e se possibile con la vostra carità; noi possiamo aiutarvi nella vostra missione con la preghiera. Questa reciprocità è fondamentale per sentirsi Chiesa viva”.

    Info e materiali su: www.missio.ch

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