di Cristina Vonzun/catt.ch
Un libro in cui Barbara Marchica, teologa italiana, counselor professionista e influencer cristiana su Instagram, spiega come possiamo concretamente costruire e intrecciare relazioni di autentico valore con gli altri e con noi stessi a partire dalla spiritualità cristiana. Il volume si intitola «Intelligenza Spirituale», Rizzoli 2024. Barbara Marchica radica la sua proposta nel cammino evangelico, integrando precetti della fede cristiana con la teologia, la psicologia e le pratiche del counseling. I suoi corsi a Milano, patrocinati dall’Istituto di Scienze religiose, sono seguiti non solo da laici ma anche da tanti religiosi e religiose con ruoli di responsabilità nelle rispettive comunità e non pochi preti. Ma è anche una seguitissima influencer su Instagram.
Barbara Marchica, lei è definita la prima Christian Influencer di successo. Cosa cerca la gente nei social, da una teologa?
C’è una marea di gente in ricerca a livello spirituale. Sia cristiani ferventi sia atei, sia persone che hanno ricevuto dei contenuti di un catechismo fatto un po’ alla buona e chi si ritrovano oggi con domande esistenziali. Per me è una sfida mostrare che la teologia può essere utile oggigiorno alla coscienza in ricerca e alla coscienza credente. L’ età media è dai 40 in su, ma comincio ad avere una percentuale anche di giovani. Una ragazzina mi ha scritto: «Io ti ringrazio perché nessuno a me parla di Dio». Mi ha fatto venire un brivido. Mi sono chiesta, noi, come adulti, cosa stiamo facendo anche a livello culturale?
Che domande riceve dalla gente nei social?
Soprattutto andiamo un po’ a togliere delle false convinzioni religiose, per cui più spesso emerge ancora una visione di un Dio giudicante, di una Chiesa rigida e non attenta all’attualità.
Lei è counselor spirituale. Cosa propone?
Un percorso interiore di crescita personale e spirituale per riscoprire il valore della relazione con gli altri e con noi stessi. Il nostro obiettivo è, come dicono i filosofi, l’equilibrio delle parti, che è difficilissimo. Il counselor è un facilitatore delle dinamiche spirituali, ma deve anche conoscere le dinamiche psicologiche più esistenziali. Noi occidentali siamo molto mentali. E quindi dobbiamo andare a recuperare la saggezza del corpo. E io dico anche la saggezza dell’anima. Perché se non restiamo sulla parte del sentire, dei sensi, perdiamo anche l’anima e riduciamo tutto al pensare. Le persone – ad esempio – oggi non sanno pregare, perché spesso la preghiera è ridotta alla mente. Invece si dovrebbe educare al silenzio, come abbiamo fatto in una parrocchia di Milano, introducendo momenti di silenzio durante le liturgie.
Nel suo libro, lei descrive l’intelligenza spirituale come un percorso di conversione. Questa parola «conversione» oggi non è un po’ svalutata?
I profeti parlano di conversione, che è un cambiare rotta, rendersi conto che si sta sbagliando direzione. La conversione è un allinearci al bene, all’amore, a Dio. Ogni giorno abbiamo a che fare con il nostro egoismo e con quello degli altri. Insomma, quello che il Vangelo ci dice è: sii consapevole di dove stai mettendo le tue attenzioni, le tue energie. Al Dio presentato da Gesù non dobbiamo ubbidire ciecamente, piuttosto Lui ti chiede di metterti in gioco.
Perché l’intelligenza spirituale è importante riguardo alle relazioni?
Perché abbiamo bisogno di competenze relazionali. Siamo connessi con gli altri, che ci piaccia o meno, chi più chi meno. Ecco, non siamo delle monadi isolate e basta. E quindi l’intelligenza spirituale ci aiuta, a mio avviso, a relazionarci meglio con noi stessi, in primis, ma anche con gli altri, perché sono gli altri che mi permettono di capire chi sono. Gli altri, cioè quell’altro che mi rimanda a volte anche a cose un po’ scomode. E mi fa crescere sia che sia un tu con la t minuscola, sia che sia il Tu con la T maiuscola. Credo che l’intelligenza spirituale ci permetta di guardare le cose dall’alto perché, se guardiamo solo dal piano orizzontale, rischiamo di appiattirsi.
Cosa vuol dire crescere alla scuola della benevolenza, quella capacità di guardare se stessi e gli altri con gli occhi benevoli che lei propone come itinerario?
L’amore che Gesù chiede ai suoi, domanda di amare Dio con tutto te stesso e il prossimo tuo come te stesso. È su questo «come» che secondo me il cattolicesimo deve lavorare tanto. Perché siamo eredi di una interpretazione un po’ puritana, di epoca vittoriana, che ha creato un po’ un pasticcio. Se è vero che nella vita occorre non cadere in dinamiche autoreferenziali però la confusione, a mio avviso, oggi è che il prendersi cura di sé non è egoismo, ma è quella strada per poi prendermi cura dell’altro, come dice il comandamento di Gesù. Riuscire a concepire il dono dell’individualità, onorare me stesso, me stessa, per poter onorare l’altro.
Per informazioni sul lavoro e l'attività della dottoressa Barbara Marchica su Instagram @barbara_marchica; I suoi siti sono spiritualcounseling.it e barbaramarchica.it