Arriva una presa di posizione da parte di Gava, il Gruppo di ascolto per le vittime di abusi sessuali in ambito religioso, proprio all’indomani della sentenza del 14 agosto 2025 che ha condannato a 18 mesi il presbitero ticinese, già assistente della pastorale giovanile. A lui il tribunale penale cantonale ha inflitto una condanna a 18 mesi sospesi per quattro episodi di atti sessuali con fanciulli, tre episodi di coazione sessuale e un episodio di atti sessuali con persone inette a resistere. Una sentenza che Gava questiona, perchè- secondo il gruppo di ascolto alle vittime, porta le vittime di abusi sessuali a porsi ancora diverse domande. "Tante persone vittime — di questo sacerdote, di altri preti o di qualsiasi altro abusante — leggeranno o ascolteranno questa sentenza. Come si sentiranno, quando leggeranno di 'casi di coazione sessuale lievi', di episodi definiti 'non così gravi'? Quando troveranno scritto che 'il numero dei casi è ridotto'; che c’è stato 'sincero pentimento' e 'collaborazione con le indagini'? Quando vedranno descritti atti su zone del corpo come se ciò potesse stabilire una scala di dolore?".
“Solo le vittime possono perdonare il colpevole, non altri al loro posto”
E ancora, "cosa proveranno, sapendo che al condannato, quando era in carcere, sono arrivate numerose lettere di sostegno, con persino espressioni di perdono? Solo chi ha subito abusi può decidere se perdonare; farlo al loro posto è mancanza totale di rispetto ed empatia". Secondo GAVA quindi "ogni abuso sessuale su un minorenne o su una persona vulnerabile è un abuso di troppo. Non esistono violenze 'lievi'. La sofferenza di chi ha subito abusi non dipende da fattori quantitativi (quante volte è successo) o qualitativi (che tipo di contatto fisico, su quali parte del corpo…) e nemmeno da come si sono svolte le indagini". Per chi subisce un abuso sessuale, "nessuno potrà mai ‘archiviare’ il trauma o cancellarne la sofferenza e le conseguenze che dureranno tutta la vita. Per le vittime non esiste prescrizione né condizionale: solo la possibilità di chiedere aiuto per imparare a convivere con quanto accaduto".
GAVA valuta positivamente il coraggi delle vittime di parlare, esso rappresenta "un primo passo fondamentale. Alcune vittime lo hanno fatto, affrontando ora un momento durissimo: rivivere tutto ed essere, allo stesso tempo, esposte a livello mediatico. Tutti ne parlano! Un appello: scegliete con cura le parole per non ferire ancora chi ha già subito abusi. Forse la realtà è più grave di quanto sappiamo. Forse ci sono altre vittime che non hanno parlato, e nessuno può giudicarle".
“Si” alla decisione del Consiglio di Stato di obbligare le Chiese alla denuncia
Infine il Gruppo di ascolto vittime "sostiene la decisione del Consiglio di Stato di introdurre l’obbligo di denuncia nella legge cantonale sulla Chiesa cattolica e quella evangelica riformata. Chi viene a conoscenza di un reato di questo genere deve denunciarlo: nella Chiesa come in qualsiasi ente od organizzazione. Non è sempre stato così"
Leggi: la condanna del presbitero