Una giornalista, un prete che è esperto di comunicazione e uno psicoterapeuta ritornano sull’intervista di Fabio Fazio al Papa, in onda domenica scorsa su Rai 3. Ascolti da «colpo grosso»: 6,7 milioni di spettatori in media, con un picco di oltre 8 milioni (per Rai 3 è un dato formidabile). «Fazio non è nuovo ad ospiti eccezionali: Obama, Bill Gates, Lady Gaga e altri, ma il Papa in un talk show televisivo è una prima assoluta» – constata Natascha Fioretti, giornalista freelance, presidente della scuola di giornalismo della Svizzera italiana e Segretaria operativa ATG.
«Certamente quello che è emerso è la cifra di papa Francesco: essere il Papa di tutti.
Ne è uscito un ritratto molto umano e personale. Fazio si è riconfermato nel suo ruolo di padrone di casa ospitale, che non fa realmente un’intervista con domande incalzanti ma piuttosto segue nei temi il suo ospite con uno stile molto personale, da salotto, anche se si tratta -in questo caso- di tematiche tutte importanti: i migranti, la guerra, la crisi ambientale». Grosse questioni e anche aspetti personali come la musica preferita da Francesco o la scelta di abitare a Santa Marta. «Un Papa che da Fazio ha detto cose non nuove, risultando però empatico e simpatico, capace di rivolgersi a tutti», conclude la Fioretti.
Il Papa: credente appassionato, che ama la vita
Don Italo Molinaro sottolinea il messaggio: «Abbiamo visto nel Papa un credente appassionato che grazie alla sua fede arriva ad essere altrettanto e forse, ancora più, appassionato per la vita, il creato, gli esseri umani, per la realtà. Il suo atteggiamento interpella ogni credente a vivere la fede come un impulso che fa innamorare alla vita e - allo stesso tempo - spinge a ritrovarsi con tutti coloro che amano e servono l’esistenza, in qualsiasi forma, in qualsiasi luogo, con qualsiasi motivazione e base spirituale». Don Italo si sofferma sul modo di dialogare del Papa: «Gli esempi che ha fatto: la nipotina dello scienziato che tra 30 anni si troverà in un mondo invivibile a causa della crisi ambientale, i genitori di oggi che sono invitati a giocare con i figli, l’invito a guardare negli occhi chi stai aiutando, sono immagini che aprono la strada ad una reale trasformazione, umana e spirituale. Spesso nella Chiesa indichiamo mete elevate ma non abbiamo idea della via per raggiungerle e quindi l’annuncio resta astratto.
La sapienza che Francesco comunica ha la capacità di indicare percorsi accessibili a chiunque. Questa è un’arte che abbiamo bisogno di imparare e condividere».
Ma le parole del Papa sollevano anche critiche …
Non sono mancate le critiche. Secondo alcuni il Papa ha parlato in modo «solo orizzontale», senza riferimenti a Dio. «Criticare il Papa perché ha parlato di eco-politica e sociopolitica, – osserva Nicola Gianinazzi, psicoterapeuta e teologo, – significa non avere presente che il cristianesimo ha integrato in modo eminente il verticale con l’orizzontale, il divino con l’umano, l’immanente con il trascendente. Quando Francesco dice che ogni persona – vittima della migrazione e/o della guerra – va accolta e integrata e che il nostro ambiente naturale va custodito e non solo sfruttato, lo fa a partire da una “sacralità” e fondazione metafisica dell’essere umano, della natura e della scienza, e quindi anche della politica». Per questo il Papa ha parlato di «Chiesa fondata nella carne di Cristo e di preghiera e spiritualità non mondane».
In qualità di psicoterapeuta che si diletta di neuroscienze, Nicola Gianinazzi sottolinea due affermazioni di Francesco. «La prima, quando definisce diritto umano la capacità di essere perdonato». Non un diritto esigibile – spiega Gianinazzi – ma la capacità di aprirsi ad un dono sempre gratuito che ricevo se sono in grado di accoglierlo e quindi di aprirmi attivamente all’Altro e all’altro. Vale per la dimensione teologica, con Dio, ma pure sociologica e psicologica: quanti pazienti – e io in primis – possono sentire il bisogno di essere perdonati o riescono a perdonare liberandosi in questo modo da un legame problematico, oppure ancora non riescono a perdonarsi, ad accettarsi, ad ammettere l’errore, la responsabilità e la colpa». Poi l’invito del Papa a toccare la miseria e le persone che soffrono come se fossero «la carne di Cristo».
«Questo - continua Gianinazzi - lo hanno insegnato alcuni monaci del deserto (cfr. Giuseppe Hazzaya, 710 d.C.), Tommaso d’Aquino e oggi le neuroscienze: ogni cognizione si genera dalle emozioni che viviamo, quindi dalla fisicità del nostro corpo, ed il tatto è, tra tutti i sensi, quello che maggiormente mette in campo questo aspetto di emozionalità, agitazione da cui il termine co-agitazione e cogitazione».
In termini scientifici, conclude Gianinazzi, «significa che l’altro-da-me, diventa parte del mio vissuto, grazie anche ai famosi “neuroni specchio” definibili pure con il termine di doubling neurons». Insomma, dietro al messaggio immediato e autentico di Bergoglio, c’è una sapienza profonda, cristiana ed umana insieme. Sarà forse questa la ragione della sua capacità di parlare a tutti, tenendo milioni di telespettatori attaccati alla TV?
Guarda la puntata di Strada Regina del 12.2.2022
Cristina Vonzun