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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (26 aprile 2025)
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  • Dante Balbo COMMENTO

    Il Papa e i movimenti tra amicizia, entusiasmo, prudenza e paternità esigente

    di Dante Balbo*

    “Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”.  Così si concludeva il primo discorso di papa Francesco, dopo la sua elezione a vescovo di Roma, nel 2013. Non si trattava di un errore linguistico, ma di un preciso riferimento alla realtà carismatica che fin da Buenos Aires conosceva bene. Infatti, in questo ambito si dice «pregare su una persona», per l’abitudine di far sedere il postulante e di imporre le mani dei presenti sulla sua testa o sulle spalle, per intercedere per lui, con un gesto di comunione, senza alcuna pretesa di magia o di fluidi, ma solo per riprendere una lunga tradizione risalente alle origini stesse del cristianesimo e patrimonio anche dell’ebraismo. Questo la dice lunga sulla dimestichezza del pontefice con i movimenti e in particolare dell’area carismatica della Chiesa sudamericana. Allo stesso tempo, non si può parlare di una novità nel rapporto fra i papi e le realtà ecclesiali che dopo il Vaticano II sono emerse dal fermento della Chiesa in movimento. Lo Spirito Santo ha potuto manifestare la sua varietà di ispirazione, suscitando fondatori, come Chiara Lubic, Luigi Giussani, Chico Arguello, ma anche realtà spontanee come gli studenti della Università di Pittsburgh che hanno sperimentato una Nuova effusione dello Spirito, generando anche nella Chiesa Cattolica una riscoperta della dimensione carismatica, oggi presente in tutto il mondo con 120 milioni di aderenti.

    I Papi e i movimenti carismatici

    Papa Paolo VI, fin dal 1975, considerava i movimenti come un frutto benedetto dello Spirito e del Concilio; Giovanni Paolo II nel 1998 volle una convocazione memorabile, per celebrare insieme ai movimenti la Pentecoste; Benedetto XVI ne ammirava la forza evangelizzatrice e auspicava un loro sempre maggior inserimento nella realtà ecclesiale globale, in un equilibrio fra carisma e istituzione. In questo contesto, papa Francesco incontrò nel 2014 i movimenti carismatici ecumenici in una imponente manifestazione allo stadio Olimpico a Roma, parlando loro con entusiasmo della missione e del dono che sono per la Chiesa e per il mondo. In quell’occasione ricordò i suoi primi tempi di diffidenza nei confronti della realtà carismatica argentina, in cui la paragonava ad una scuola di samba. Il suo percorso si è arricchito e qualche mese prima di entrare in conclave, fu nominato dalla conferenza Episcopale assistente spirituale del Rinnovamento carismatico della sua terra.

    Francesco, il Rinnovamento e gli altri movimenti

    Il Rinnovamento carismatico è per papa Francesco una corrente di grazia, un dono per la Chiesa, una grande orchestra in cui lo Spirito Santo dispensa doni e carismi per l’annuncio. Lo Spirito è amore e la prima cosa che dona è l’amore a Gesù e alla Parola. Il rischio del rinnovamento Carismatico è di diventare controllore dello Spirito, di organizzarsi eccessivamente. L’effusione o battesimo nello Spirito non si nega a nessuno, non è amministrato come fosse una proprietà dei responsabili. Per il Santo Padre le linee guida del movimento sono i «Documenti di Malines», redatti già negli anni ‘70 e ‘80, che tracciano gli elementi essenziali su cui si deve muovere, solidità teologica, ecumenismo e servizio agli ultimi.
    Altri sono stati gli appuntamenti del Papa con i movimenti, che sono sfociati in un decreto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che nel 2021 ha cercato tra l’altro, di arginare i rischi di irrigidimento o di leaderismo, stabilendo un termine alle cariche al loro interno. Il 21 giugno del 2024 papa Francesco incontrava i responsabili di molte realtà ecclesiali, movimenti, associazioni e comunità e la sua attenzione era alla sinodalità, non come strumento organizzativo, ma quale atteggiamento interiore, conversione permanente, un cammino fatto soprattutto dallo Spirito Santo. L’eredità di Francesco rimane nella preghiera che pronunciò con noi nel 2014 nello stadio romano, con la sua consueta franchezza e semplicità: «Signore, guarda il tuo popolo in attesa dello Spirito Santo. Guarda i giovani, guarda le famiglie, guarda i bambini, guarda gli ammalati, guarda i sacerdoti, i consacrati, le consacrate, guarda a noi vescovi, guarda tutti. E concedi a noi quella santa ubriachezza, quella dello Spirito, quella che ci fa parlare tutte le lingue, le lingue della carità, sempre vicini ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di noi. Insegnaci a non lottare fra di noi per avere un pezzo in più di potere; insegnaci ad essere umili, insegnaci ad amare più la Chiesa che il nostro partito, che le nostre “beghe” interne; insegnaci ad avere il cuore aperto per ricevere lo Spirito. Invia, o Signore, il tuo Spirito su di noi! Amen».

    *Diacono permanente della Diocesi di Lugano, aderente al Rinnovamento nello Spirito

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