Non è l’Accordo di Parigi del 2015 “che sta fallendo, ma siamo noi che stiamo fallendo nella nostra risposta”, perché “manca la volontà politica di alcuni”. “Azioni e politiche climatiche più forti sono entrambe un investimento in un mondo più giusto e stabile”.
Denuncia e proposta contenute nel videomessaggio, in inglese, che Papa Leone XIV ha inviato nella notte di oggi, 17 novembre - pomeriggio in Brasile - alle Chiese particolari del Sud del Mondo, riunite nel Museo Amazzonico di Belém. Chiese che sabato 15 hanno partecipato con molti rappresentanti alla “Marcia dei popoli”, mentre nella città brasiliana nel cuore dell’Amazzonia è in corso il vertice Onu sul clima Cop30.
Amazzonia simbolo della creazione che ha bisogno di cure
Nel suo saluto in video, il Papa si unisce “alla voce profetica dei miei fratelli cardinali che hanno partecipato alla Cop30”, che, in rappresentanza degli Episcopati di America Latina, Asia e Africa hanno presentato un documento per la giustizia climatica e la casa comune, dicendo al mondo “che la regione amazzonica continua a essere un simbolo vivente della creazione con un bisogno urgente di cure”.
Per tanti il cambiamento climatico non è minaccia lontana
Leone XIV ringrazia quindi le Chiese del Sud del Mondo per aver costruito “una comunità globale che lavora insieme”, preferendo “la speranza e l’azione alla disperazione”. Questo, riconosce, ha prodotto progressi, ma speranza e determinazione “devono essere rinnovate”, anche attraverso azioni concrete.
Il creato sta gridando attraverso inondazioni, siccità, tempeste e caldo implacabile. Una persona su tre vive in situazione di grande vulnerabilità a causa di questi cambiamenti climatici. Per loro, il cambiamento climatico non è una minaccia lontana, e ignorare queste persone significa negare la nostra comune umanità.
L’Accordo di Parigi è ancora lo strumento più forte
C’è ancora tempo “per mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto degli 1,5°C – assicura il Pontefice - ma la finestra si sta chiudendo”. Per questo, da “custodi del creato di Dio”, dobbiamo agire rapidamente, “con fede e profezia, per proteggere il dono che Lui ci ha affidato”.
L’Accordo di Parigi ha portato progressi concreti e continua a essere il nostro strumento più forte per proteggere le persone e il pianeta. Ma dobbiamo essere onesti: non è l’Accordo che sta fallendo, ma siamo noi che stiamo fallendo nella nostra risposta. Quel che manca è la volontà politica di alcuni.
Azioni climatiche forti per un mondo più giusto
Papa Leone chiede allora ai leader del mondo di fare “la differenza”, attraverso “azioni climatiche più forti” che “creeranno sistemi economici più forti e più equi”. Azioni e politiche climatiche più forti, sottolinea, “sono entrambe un investimento in un mondo più giusto e stabile”. Con scienziati, leader e pastori di ogni nazione e credo, prosegue il Papa, “Siamo custodi del creato, non rivali per le sue spoglie”.
Inviamo insieme un segnale globale chiaro: nazioni che sostengono con incrollabile solidarietà l’Accordo di Parigi e la cooperazione climatica.
Che questo Museo Amazzonico, è l’auspicio finale, “sia ricordato come il luogo in cui l’umanità ha preferito la cooperazione alla divisione e alla negazione”.
vaticanmedia/red