di Dennis Pellegrini
È stata una bella mattinata di amicizia e approfondimento, segnata da un momento molto simbolico quella di sabato 12 gennaio a Lucino per i giovani che hanno partecipato al terzo incontro del corso di formazione tenuto dal vescovo di Lugano Lazzeri per le nuove generazioni. Infatti, oltre alla formazione del vescovo di cui parliamo sotto, l'incontro si è concluso con una cerimonia nella quale mons. Lazzeri ha consegnato il mandato al gruppo di 21 ragazzi e ragazze che partiranno lunedì 14 gennaio per andare a Panama e partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù in programma dal 21 al 27 gennaio. In totale dalla Svizzera sono 160 i ragazzi che partiranno, accompagnati da mons. Alain de Raemy, vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra e Friborgo e da mons. Marian Eleganti, vescovo ausiliare di Coira.
Mons. Lazzeri, dopo un momento di preghiera comunitario, ha voluto salutare personalmente ogni ragazzo e ragazza, consegnandogli un piccolo dono da portare nel viaggio. I giovani saranno accompagnati in queste settimane da Don Rolando Leo, Assistente responsabile della Pastorale Giovanile della Diocesi.
[caption id="attachment_32485" align="alignright" width="600"] Nel piccolo schermo: il tema della GmG "Io sono la serva del Signore"[/caption]L'incontro di sabato: la meditazione del vescovo
"Gesù ha un desiderio di incontrarci molto più grande del nostro desiderio di incontrare Lui, e quindi dobbiamo imparare a fare spazio nel nostro cuore per poter ascoltare ciò che il Signore vuole dire a noi". Con queste parole è cominciato il terzo incontro tra il Vescovo di Lugano Valerio Lazzeri e i giovani della Pastorale Giovanile proposto nella forma di percorso annuale alle nuove generazioni. Mons. Lazzeri si è dedicato alla meditazione del brano, tratto dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4, 1-42), che presenta il famoso incontro tra Gesù e la donna Samaritana. I presenti, una quarantina, stanno assiduamente seguendo questo percorso formativo.Quante volte noi pensiamo alle stesse cose? Spesso, se ci limitiamo a voler ascoltare solo il nostro linguaggio preconfezionato e non invece ascoltare il linguaggio che Gesù ci propone. Noi ci ritroviamo ad essere attaccati alle nostre riflessioni sempre uguali. La strategia che elaboriamo per poter uscire da questi pensieri è il distaccamento da essi. Ma questo non è il modo di risolvere il problema. Cosa vuole infatti fare Gesù? Lui vuole rompere questo cerchio, questa abitudinarietà per aiutarci e farci capire dove possiamo trovare la nostra gioia. Questo, come detto in precedenza, esige profondo ascolto. Ma ascolto di Gesù e non delle nostre paranoie!
A seguito di alcune meschinerie da quattro soldi che circolavano senza mezze misure all’interno della Giudea nei suoi confronti, Gesù decide di recarsi in Galilea. Ciò che sconvolge i discepoli è il fatto che Gesù voglie passare dalla Samaria, i cui abitanti non erano in nessun buon rapporto con i Giudei. All’epoca infatti si percorreva la via del Giordano per evitare appositamente l’incontro con questi “estranei”.
Gesù e la Samaritana
Quando Gesù incontra la donna Samaritana, afferma di aver sete approfittando di in un momento in cui i discepoli non ci sono: questo aspetto è molto interessante, perché ci aiuta a capire che la sete di Gesù, non solo è sete di acqua, data la sua stanchezza fisica, ma è soprattutto una sete di poter dire a qualcuno quello che gli sta profondamente a cuore. Nella Samaritana troviamo un’altra sete ancora, umana, ovvero la sete di amare e di essere amati. Si tratta però di una sete nascosta dalle macerie di una vita di sofferenza, che però Gesù le permette di scoprire di nuovo. Il rischio, anche in noi, è quello di soffocare questa nostra sete d’amore sotto le vicende negative della nostra vita. «Se tu conoscessi il dono di Dio» (Gv 4, 10) è un’affermazione forte di Gesù.
Il Vescovo ricorda che «il dono di Dio è il dono di poterLo accogliere nella nostra vita. Dio è una buona notizia per il cuore umano. Ma noi l’abbiamo davvero accolta? Abbiamo capito che Dio è una risorsa infinita alla quale poter attingere sempre?». Gesù aiuta la Samaritana a capire che l’acqua viva (cfr. Gv 4, 10) di cui abbiamo bisogno non è un’acqua finita, ma infinita! «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete» (Gv 4, 13): con questo
Gesù ci vuole rendere attenti dal cercare la nostra felicità nei successi della vita, nelle cose che abbiamo, perché queste prima o poi finiscono, e quindi non ci saziano mai davvero. L’acqua di Gesù è inesauribile, è un fluire eterno di acqua alla quale poter attingere con sicurezza. La vita eterna è un sentire tutti i giorni la percezione di pienezza nel fluire continuo di Dio attraverso di noi.[caption id="attachment_32490" align="alignright" width="600"] Un momento del corso tenuto dal vescovo[/caption]
La Samaritana confessa il suo amore ricercato e mai accontentato totalmente, in quanto ricercato nelle cose finite, che non è sbagliato, ma che non deve essere pensato come sufficiente a saziare la nostra sete infinita. Anche noi dobbiamo far fronte a questo amore insaziabile del nostro cuore e quindi «non possiamo cercare ciò che ci sazia in ciò che non ci può radicalmente saziare», afferma il Vescovo, ovvero nelle varie dipendenze di tutti i giorni, piccole o grandi che siano. L’insaziabilità antropologica che ci portiamo dentro è «esattamente il luogo dove Dio ci aspetta», continua Monsignor Lazzeri. Solo Lui può saziare la nostra insaziabilità, perché Lui è eterno.
Le cose finite non possono saziarci totalmente. Gesù arriva a toccare un grande tema, quello dell’adorazione (cfr. Gv 4, 21), ovvero il desiderio di Dio di cercarci e di trovarci. L’adorazione è proprio un lasciarsi trovare da Dio, lasciarsi guardare da Lui. «Chi è il Messia dunque? Il Cristo è colui che parla davvero a te! Tutti gli altri che parlano tentano di arrivare a te, ma non possono farlo nello stesso modo pieno come fa Gesù, in quanto solo Lui ha il segreto del tuo cuore, ed è in grado di toglierti da una sensazione di anonimato», conclude il Vescovo. «Sono io, che parlo con te!» (Gv 4, 26), ti dice Gesù.
Alla fine della meditazione del Vescovo, i giovani si sono trovati nei vari gruppi di condivisione per riflettere sulle domande che sono state proposte: Che rapporto ho con il mio quotidiano? Come, con quale spirito, vivo le cose che sono chiamato a fare tutti i giorni? Mi capita di discutere di cose di cui “si parla”, delle questioni della società, della Chiesa? Che cosa vive di me in questi discorsi? Che cosa mi interessa davvero? Le questioni religiose, i dibattiti riguardanti la Chiesa, la vita dei cristiani nel nostro tempo: come mi toccano? Come reagisco quando ne sento parlare? Come possiamo vivere ricordandoci che Lui si ricorda di noi ed è sempre presente al nostro fianco?
Da queste domande sono sorte ulteriori questioni provocatorie da parte di un gruppo a proposito della corruzione anche nella Chiesa e della mancanza di credibilità da parte dei cristiani.
Il Vescovo ha ricordato che ci saranno sempre polemiche anche giustificate ed imperfezioni con grandi errori da correggere, ma ha reso pure attenti i ragazzi sul fatto che occorre cogliere (come avevano saputo fare anche i padri del deserto) un centro verso cui convergere, a cui tendere, un’essenza per evitare di disperdersi tutta la vita in critiche ed insoddisfazioni. Quest’essenza è Gesù Cristo che, come ha saputo affermare alla Samaritana, ci parla (cfr. Gv 4, 26).