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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (30 aprile 2025)
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  • La Facoltà di Teologia ha promosso il 18 aprile un convegno sulle nuove tecnologie e le Chiese

    di Corinne Zaugg

    Come avviene la comunicazione religiosa negli ambienti digitali? Come le religioni, con la loro millenaria storia, abitano gli ambienti virtuali dei giorni nostri? L’impatto con le cosiddette «nuove tecnologie», modifica o ha modificato in qualche modo il messaggio religioso? Cosa dice il magistero, ossia i documenti della Chiesa cattolica, su questo argomento? A porsi queste e altre domande sono stati diversi studiosi e ricercatori presso l’Università della Svizzera italiana e la Facoltà di Teologia di Lugano che su invito dell’Istituto Religioni e Teologia («ReTe»), martedì scorso sono intervenuti, presso l’Aula Magna della Facoltà di Teologia di Lugano, per un confronto e uno scambio.

    La giornata è iniziata con una relazione del professor Andrew Benjamin, filosofo e accademico australiano di fama, che si è occupato dell’impatto del digitale sulla presentazione dell’essere umano. Lorenzo Cantoni, direttore dell’Istituto di Tecnologie Digitali per la Comunicazione dell’Università della Svizzera italiana (USI), ha poi mostrato i risultati di un suo studio che ha messo in luce come sin dall’inizio dell’era digitale il mondo cattolico vi abbia aderito, intuendovi le grandi possibilità. Resta ora da comprendere come i contenuti religiosi presenti online forgino i credenti e come evolverà la «devotio post-moderna».

    Marco Menon, dottore e ricercatore presso l’USI e della Facoltà di Teologia di Lugano, si è chiesto in che modo poter essere «presenza autenticamente cristiana» all’interno del mondo digitale e lo ha fatto rileggendo il magistero della Chiesa e in particolare i messaggi di papa Francesco per la Giornata delle comunicazioni sociali. Nel primo messaggio, quello del 2014, il Papa sollevava la questione di come rendere concreta la prossimità all’interno del mondo digitale, caratterizzato dall’assenza del corpo fisico. Le conclusioni a cui è giunto il giovane ricercatore sono queste: attraverso l’ascolto, una grande sfida per un’utenza che sul web cerca soprattutto un luogo dove esprimere il proprio pensiero!

    Adriano Fabris, direttore dell’Istituto «ReTe» e del Master online in «Scienza, filosofia e teologia delle religioni» si è occupato, invece, delle trasformazioni dell’esperienza religiosa dovute agli sviluppi tecnologici. Più precisamente ha definito tre modelli dell’uso della rete da parte delle religioni. Nel primo caso le religioni utilizzano l’universo digitale semplicemente per comunicare e comunicarsi in maniera più veloce e efficace. Nel secondo caso, abbiamo religioni che si sviluppano prevalentemente o quasi, sul web.

    Per alcune è una necessità (a causa di persecuzione), per altre viene indotto dalle situazioni esterne (vedi quanto è accaduto durante la pandemia).

    Infine vi è il caso in cui la rete non è più soltanto un mezzo per ampliare l’esperienza religiosa, ma diviene essa stessa oggetto di attenzione: è il web, in altre parole, che si annuncia come qualcosa di divino.

    La giornata, durante la quale sono intervenuti anche le professoresse Silvia De Ascaniis, Flavia Monceri, il professor Stefano Tardini e che è stata moderata dalla professoressa Myriam di Marco, verrà ripresa anche domani nel corso di Chiese in diretta, Rsi Rete Uno, ore 8.30.

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