Enorme l’ondata di solidarietà ticinese nata dalla drammatica attuale situazione in terra ucraina. In particolare, con l’iniziativa promossa nei giorni scorsi da Avaid sono stati raccolti più di 30mila franchi, come ci conferma Valerio Selle, responsabile volontario dell’associazione. Una cifra importante che va a sostenere i diversi partner locali di Avaid attualmente impegnati nell’accoglienza dei profughi ucraini. Tra questi vi è l’Ong FDP (www.fdpsr.ro) attiva da 25 anni a Bucarest dove, grazie al sostegno di AVSI e di Avaid, svolge diverse attività per i bambini con un occhio particolare all’educazione. A raccontarci concretamente la realtà al confine tra Romania ed Ucraina è Simona Carobene, direttrice di FDP, impegnata da giorni al confine ucraino nell’accoglienza dei profughi.
Simona, qual è la situazione che state vivendo?
È una situazione molto dinamica che cambia di ora in ora e che si evolve in maniera totalmente imprevedibile. Per far fronte all’emergenza, ci siamo posizionati in due parti diverse del Paese: a Siret nella zona di Suceava, dove siamo stati settimana scorsa, e invece ora ci troviamo a Galati nella zona est del Paese dove confluiscono tre punti di frontiera, due dalla Moldavia e uno dalla Ucraina dalla parte di Odessa. Siamo quindi attivi in due parti della Romania molto diverse da dove entrano profughi con esigenze totalmente differenti.
Come avviene il flusso dei profughi?
Fino ad ora, in queste zone di frontiera, attraverso i corridoi umanitari i profughi stanno arrivando ad ondate con i pullman, i treni o le macchine. Entrambi i punti di accoglienza sono zone di passaggio dove le persone arrivano, vengono accolte temporaneamente e poi proseguono il viaggio o verso l’Europa, magari raggiungendo parenti o conoscenti, o per dirigersi verso Bucarest in attesa di capire cosa fare. A Galati, città strategica per la sua posizione, sono stati allestiti una ventina di centri di accoglienza, gestiti da privati, da Chiese di tutte le confessioni e dal dipartimento di urgenza dello Stato. In questi luoghi le persone rimangono tendenzialmente una o due notti. Anche a Bucarest stanno arrivando in tanti e qui si fermano di più, perché cercano di capire se c’è la possibilità di rimanere in Romania, ma anche per risolvere le questioni burocratiche mettendosi in regola con il passaporto di cui molti sono sprovvisti. Ci stiamo rendendo conto che ogni caso è particolare e che le esigenze sia materiali sia di sostegno cambiano da persona a persona: ad esempio, sono arrivati centinaia di studenti di medicina dall’università di Kiev provenienti da India e Pakistan ed essendo extra europei le ambasciate si sono occupate dei voli per i rimpatri. Ci sono poi famiglie con bambini, donne sole e pullman interi di bambini orfani provenienti da orfanotrofi ucraini: questi ultimi si cercherà di integrarli nelle strutture rumene.
Per un Paese che fugge ce n’è un altro che si mette in moto per accogliere. Come sta reagendo la Romania?
Il Paese si sta mobilitando da tutte le parti: i privati cittadini, le ONG, le parrocchie di diverse confessioni, insieme allo Stato… Tutti si stanno dando da fare con una generosità encomiabile. Non so per quanto il Paese potrà sostenere un tale sforzo, stiamo parlando di decine di migliaia di persone accolte ogni giorno. Lo Stato in collaborazione con la società civile sta cercando di trovare le soluzioni più adeguate per questa emergenza che è così grande, così nuova per tutti e così particolare perché si tratta di numeri grandi ma anche di necessità diverse, singole e personali. Da parte nostra, ci stiamo scontrando quotidianamente con tanti bisogni che richiedono una soluzione immediata, dai traduttori agli autisti che facciano la spola per portare le persone dai punti di frontiera ai punti di accoglienza, o da questi ultimi agli aeroporti.
Come vengono utilizzate le donazioni giunte anche dal Ticino?
Come associazione locale, con il sostegno dei nostri partner AVSI e Avaid, in questo momento abbiamo identificato sei partner in loco, due a Bucarest, tre nella zona di Suceava e uno a Galati. Attraverso questi partner che fanno accoglienza e che coordinano i volontari stiamo portando assistenza ai rifugiati in modo molto personalizzato: in un campo portiamo le lenzuola e le coperte, in un altro portiamo il cibo, in un altro pensiamo a pagare le bollette del riscaldamento o a fare provviste di legna. Cerchiamo di rispondere a tanti bisogni molto diversi; stiamo inoltre assumendo persone ucraine in itinere che decidono di rimanere a dare una mano. In questo momento la nostra priorità è quella di accogliere, visitare, capire il bisogno e cercare di trovare soluzioni.
La solidarietà svizzera: le cifre
Grandissimo successo per la raccolta fondi a favore della popolazione ucraina lanciata dalla Catena della Solidarietà: ben 82,6 milioni di franchi raccolti in tutta la Svizzera (cifra di giovedì 10 marzo), 51,5 milioni dei quali devoluti mercoledì 9 marzo nell’ambito della giornata speciale di raccolta fondi organizzata dalla Catena della solidarietà in collaborazione con la SSR. Rimane attiva la possibilità di donare ad esempio attraverso Caritas Ticino CCP 69-3300-5, causale UCRAINA; oppure attraverso Avaid Credit Suisse - IBAN CH71 0483 5098 4761 5000 0 intestato AVAID - Corso Pestalozzi 14 Lugano - causale: emergenza popolazione Ucraina.
Silvia Guggiari