Martedì 20 maggio, nella sala San Rocco a Lugano, si è svolta una serata organizzata dall’UCIT (Unione Cristiana Imprenditori Ticinesi) sulla storia e sul ruolo oggi della Guardia Svizzera Pontificia. Attraverso una serie di interessanti interventi, è stata analizzata la figura della Guardia Svizzera nel contesto vaticano e nella società moderna, ma anche dal punto di vista storico, militare e religioso.
Ad aprire la serata, dopo un breve saluto di Stefano Devecchi Bellini, presidente di UCIT, il saluto mons. Alain de Raemy, amministratore apostolico della diocesi di Lugano, già cappellano della Guardia Svizzera Pontificia, che attraverso un testo scritto ha sottolineato l’importanza della leadership come elemento distintivo della Guardia.
Un saluto è arrivato anche da Filippo Lombardi, membro del CdA della Fondazione della Guardia Svizzera, che ha evidenziato il ruolo della Guardia Svizzera nel contesto vaticano ma anche in quello della società ticinese.
Collegato dal Portogallo, Denis Knobel, primo ambasciatore svizzero in Vaticano oggi ambasciatore in Portogallo, ha raccontato il lungo percorso che ha portato alla recente creazione dell’ambasciata svizzera presso la Santa Sede, inaugurata il 19 aprile 2023.

Don Emanuele Di Marco, sostituto del cappellano della Guardia Svizzera durante il suo periodo di studi a Roma, ha poi raccontato gli anni trascorsi a fianco delle giovani guardie come un periodo molto fertile ed entusiasmante: «Per un giovane svizzero contemporaneo, quella della guardia svizzera è una scelta radicale a un servizio molto esigente che unisce l’aspetto religioso e spirituale con il ruolo militare e tradizionale» - ha affermato don Di Marco - “per tanti di loro può essere un’esperienza trampolino per la propria vita. Attraverso i tanti momenti di spiritualità personale, le giovani guardie hanno la possibilità di riflettere e di andare a fondo nel proprio cammino”.
Dopo un excursus sulla storia della Guardia Svizzera condotto dallo storico Francesco Cerea dal Medioevo fino ai giorni nostri, il prof. Lorenzo Cantoni (USI) si è soffermato sull’importanza dell’uniforme indossata dalle giovani guardie: «Attraverso la divisa c’è l’affermazione di qualcosa per cui vale la pena vivere e morire», ha detto il prof. Cantoni. A concludere la bella serata, la testimonianza di due ex Guardie ticinesi, Giona Stanga e Filippo Inches, che hanno raccontato la loro esperienza a Roma e di come questa li abbia aiutati nelle scelte di vita e professionali. (SG)