La domenica delle palme, si ricorda l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e la sua passione e morte in Croce. Durante la settimana santa contempliamo gli ultimi giorni di Gesù sulla terra. Oggi vorrei considerare un “attore” che ha un posto importante nella passione di Gesù. Il personaggio di Pilato (funzionario e militare romano), non fa una bella figura nei Vangeli, però a dire il vero, non era poi così malvagio. Pilato fa di tutto per non condannare a morte Gesù: propone di liberarlo al posto di Barabba, insiste con i farisei, dicendo di non trovare in lui nessuna colpa e diventa ancora più titubante quando la moglie gli confida di essere stata molto turbata nel sonno, a causa di Gesù. Alla fine, cede alle insistenze del popolo che lo vuole mettere a morte ma dice di non essere responsabile della sua uccisione. Insomma, Piato non fa una bella figura ma la sua colpa - afferma Gesù - è minore di quella dei farisei. La chiesa copta lo considera addirittura martire (si sarebbe convertito dopo la morte di Gesù) e la chiesa etiope lo ritiene santo. Gesù sale lentamente e faticosamente la via dolorosa del Calvario, arrivato alla cima, viene crudelmente crocifisso tra due ladroni e muore. Gesù scende agli inferi per liberare le anime dei giusti e apre loro le porte del suo Paradiso: ad Adamo ed Eva, ai patriarchi e ai profeti, a Giuseppe, suo padre putativo. L’Uomo - Dio, risorge da morte tre giorni dopo. “Mia gioia, Cristo è risorto!” E’ il saluto che usava San Serafino di Sarov (monaco russo ortodosso vissuto fra il ‘700 e l’800) quando incontrava un fratello o una sorella, nei quali vedeva l’immagine di Gesù. Vi propongo un testo sulla crocifissione di Gesù, scritto da un pastore protestante che a me piace molto: Se fosse una sinfonia, questo sarebbe il secondo che intercorre fra l’ultima nota e il primo applauso. Se fosse un viaggio, sarebbe come quando si rivede casa. Se fosse una tempesta, questo sarebbe il sole che trapassa le nubi. Ma non era. Era un Messia. E questo era un sospiro di gioia. “Padre!” (la voce è rauca). La voce che chiamò fuori i morti, la voce che insegnò alle persone di buona volontà, la voce che dice “Padre, Padre!”. I due sono nuovamente uno. L’abbandonato ora è stato ritrovato. L’abisso ora è stato attraversato. “Padre”. Egli sorride debolmente “E’ finito”. Gli avvoltoi di satana sono stati dispersi. I demoni dell’inferno sono stati imprigionati e la morte è stata condannata. Il sole è uscito. Il Figlio è uscito. E’ finito. Un angelo sospira. Una stella si asciuga una lacrima. “Portami a Casa”. Sì, portalo a Casa. Porta questo Principe al suo Re. Porta questo Figlio a suo Padre. Porta alla sua Casa questo pellegrino (Egli si merita il riposo). Venite diecimila angeli! Venite a prendere questo soldato ferito per portarlo nella culla delle braccia di suo Padre. Addio bimbo della mangiatoia!Che tu sia benedetto santo ambasciatore. Torna a Casa, vincitore della morte e riposa bene, dolce soldato. La battaglia è finita. (Di Max Lucado, tratto dal libro “Non meravigliatevi se lo chiamano il Salvatore”). di Suor Sandra Künzli