Il padre bianco e psicoterapeuta Stéphane Joulain ritiene che la confessione di violenza sessuale da parte del cardinale francese Ricard , vescovo emerito di Bordeaux, debba essere vista alla luce della mancanza di maturità emotiva dei preti di quella generazione. L'annuncio del cardinale Jean-Pierre Ricard del 7 novembre ha sconvolto la Chiesa francese. L'arcivescovo emerito di Bordeaux ha rivelato in una lettera di aver tenuto un comportamento "riprovevole" nei confronti di una ragazzina di 14 anni quando era parroco, 35 anni fa. Sebbene non si conoscano esattamente i dettagli del caso, gli specialisti nel campo degli abusi ecclesiastici hanno già fornito una serie di analisi sul caso.
Un "raro" caso di autodenuncia
Sul settimanale francese La Vie, il padre bianco e psicoterapeuta Stéphane Joulain vede nel caso Ricard elementi al tempo stesso emblematici e fuori dal comune. Stéphane Joulain lavora da anni per e con le vittime di violenza sessuale e stupro, ma fornisce anche supporto psicologico agli aggressori.
Egli osserva che l'autodenuncia del cardinale è piuttosto rara, poiché "la maggior parte degli autori di violenza sessuale, dentro o fuori la Chiesa, parla solo quando viene arrestata o denunciata". Un abusatore che si autodenuncia pubblicamente corre il rischio che vengano fuori altri potenziali casi, osserva Stéphane Joulain a proposito dell'affermazione dell'ex vescovo di Bordeaux di aver agito solo una volta. "Anche se le autodenunce sono rare, in genere non vengono fatte dai plurirecidivi", osserva Stéphane Joulain.
In seminario dall'età di 12 anni
Il Vaticano ha avviato un'indagine sul caso Ricard, che probabilmente rivelerà di più su ciò che è accaduto esattamente. Secondo alcune fonti, Jean-Pierre Ricard avrebbe "baciato" la ragazza di cui era "innamorato".
Per Stéphane Joulain, ciò "la dice lunga sulla maturità di questo sacerdote che, all'epoca, era piuttosto giovane (circa 40 anni) e che era entrato in seminario a 18 anni". Lo psicoterapeuta sottolinea che molti dei sacerdoti di questa generazione sono passati attraverso il percorso del seminario minore, dove i giovani entrano all'età di 12 anni. "Lo chiamiamo fenomeno di congruenza: gli aggressori sono allo stesso livello di maturità e di sviluppo emotivo delle loro vittime".
Una sessualità "fantasiosa"
"La maggior parte di loro ha avuto un background che non li ha esposti a persone del sesso opposto o dello stesso sesso al di fuori dell'ambiente della Chiesa. (…) Improvvisamente, l'oggetto fantasticato durante l'adolescenza diventa realtà… ma questi giovani uomini non hanno vissuto l'adolescenza, la seduzione, i primi flirt, i rifiuti, i sì, i no, tutto ciò che costituisce la maturazione dell'affettività umana". Sacerdoti quindi che secondo lo psicoterapeuta all'epoca avrebbero avuto "una maturità affettiva adolescenziale e un'attività sessuale esclusivamente dominata dalla fantasia". E la caratteristica della fantasia è che l'oggetto sessuale è sempre disponibile, perché è controllato da chi fantastica. Così può accadere si arrivi a trasgredire i confini.
Ma oggi i giovani che entrano in seminario sono generalmente più maturi, sottolinea l'esperto, perchè arrivano in Seminario dopo un'esperienza lavorativa o di altri studi universitari, ricevono una successiva formazione più adeguata e sono soprattutto persone che hanno vissuto relazioni nel mondo reale.
(cath.ch/lavie/arch/rz/traduzione e adattamento catt.ch)