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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (29 ottobre 2025)
  • Il discorso del Pontefice all'incontro internazionale

    Leone XIV: "Solo la pace è santa. Basta guerre con i loro cumuli di morti, basta!"

    Leone XIV chiude la porta ad ogni retorica bellica: “Basta guerre, con i loro dolorosi cumuli di morti, distruzioni, esuli… Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!”.

    Sotto l’arco di Costantino, all’ombra del Colosseo, simbolo di Roma e luogo di persecuzione e martirio cristiano, dove nel pomeriggio si svolge l'Incontro internazionale promosso da Sant'Egidio "Osare la pace", il Papa alza simbolicamente le mani al cielo e le apre verso gli altri: “Dobbiamo far sì che tramonti presto questa stagione della storia segnata dalla guerra e dalla prepotenza della forza e inizi una storia nuova. Non possiamo accettare che questa stagione perduri oltre, che plasmi la mentalità dei popoli, che ci si abitui alla guerra come compagna normale della storia umana”.

    Basta! È il grido dei poveri e il grido della terra. Basta! Signore, ascolta il nostro grido!

    LEGGI QUI IL TESTO INTEGRALE DEL DISCORSO DI PAPA LEONE XIV

    Scambio di pace

    Il vibrante appello del Vescovo di Roma conclude oggi pomeriggio, 28 ottobre, l’evento interreligioso organizzato ogni anno dalla Comunità per riunire i rappresentanti delle confessioni mondiali e rilanciare l’impegno – quanto mai urgente in quest’epoca di lacerazioni - ad unirsi e lavorare per la pace. Ogni anno da 39 anni, cioè dalla storica convocazione ad Assisi del 27 ottobre 1986 dei leader religiosi del mondo da parte di Giovanni Paolo II che volle un momento in cui pregare insieme, uniti, tutti. “Continuare a vivere lo spirito di Assisi” fu il mandato di Wojtyla, raccolto e sviluppato in questo pellegrinaggio proseguito di anno in anno in diverse città europee e mediterranee. Dal 2020 segnato dal Covid l’evento si è trasferito dalla cittadina umbra alla Città Eterna, poi negli ultimi due anni le tappe di Berlino e Parigi. Ora di nuovo Roma con la prima partecipazione di Papa Leone che - giunto al Colosseo poco prima delle 16.20, accolto da sei leader di Chiese e comunità cristiane con cui fa il suo ingresso in processione - si unisce al “messaggio di riconciliazione” lanciato dai partecipanti a questi tre giorni.

    Un’invocazione allo Spirito Santo apre l’incontro, con il Papa che rilancia le parole pronunciate dalla Loggia delle Benedizioni, il giorno della sua elezione sul Soglio di Pietro, della necessità di una “pace disarmata e disarmante”. Seguono canti, testimonianze, preghiere per i Paesi in guerra o colpiti da violenze, sofferenze, povertà – Medio Oriente e Ucraina ma anche Afghanistan, RD Congo, Etiopia e Somalia, Haiti, Libia, Messico, Myanmar, Mozambico, Nigeria, Yemen - tra le mura in travertino dell’antico Anfiteatro Flavio, dove l’inusuale sole di ottobre fa riflettere l’oro di una croce astile. La gente è distribuita negli spazi verdi della piazza del Colosseo e segue l'evento dai maxi schermi che trasmettono suggestive immagini col drone. Si vedono zucchetti, turbanti, kippah, chador, shash, fez, abiti, tonache, talari di diverso colore e diversa fattura.

    In preghiera al Colosseo

    Le parole si avvicendano continue ma l’atmosfera è di silenzio, meditazione, raccoglimento. Tra i pini e i lecci del viale di San Gregorio si sente il cinguettio degli uccelli e la voce gracchiante delle radioline per le traduzioni. Il Papa rimane tutto il tempo, in questa prima fase dell’evento, con il capo chino. Si alza, poi, per compiere il gesto dello scambio di pace con i rappresentanti cristiani. Con loro e affiancato da Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo, rispettivamente fondatore e presidente della Comunità di Sant’Egidio, si reca fuori dal Colosseo. Tra gli applausi della gente, saluta uno ad uno i presenti; tra questi, i cardinali Matteo Zuppi, Baldo Reina, Gualtiero Bassetti, Louis Raphael Sako, Fridolin Ambongo, Antoine Kambanda, Jean-Marc Aveline, l’arcivescovo Vincenzo Paglia e il vescovo latino di Kyiv, Vitalii Kryvytskyi. Sono presenti esponenti delle Chiese della Riforma e dell'ortodossia come il metropolita Antonij, responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ed è presente pure il grande imam della Moschea di Istiqlal a Jakarta, Nasaruddin Umar, di cui si ricorda lo scambio affettuoso con Papa Francesco nel viaggio del settembre 2024. Anche oggi il grande imam si stringe al Papa e gli posa un bacio sulla fronte.

    Toccante la stretta di mano alla ottantenne Koko Kondo, sopravvissuta quando aveva poco più di 6 mesi alla bomba nucleare di Hiroshima, oggi testimone dell’orrore ma anche dell’energia della pace. Il Papa sale quindi i gradini del palco azzurro e da lì, dopo il saluto di Impagliazzo, la testimonianza di un rifugiato sudanese e una preghiera per le vittime di conflitti e terrorismo, pronuncia il suo discorso. Le prime parole sono di ringraziamento per chi è venuto a Roma per pregare per la pace mostrando al mondo “quanto la preghiera sia decisiva”.

    I conflitti sono presenti ovunque ci sia vita, ma non è la guerra che aiuta ad affrontarli, né a risolverli. La pace è un cammino permanente di riconciliazione

    Il mondo ha sete di pace

    E il mondo “ha sete di pace”, afferma Leone XIV. “Ha bisogno di una vera e solida epoca di riconciliazione, che ponga fine alla prevaricazione, all’esibizione della forza e all’indifferenza per il diritto”. L’evento di oggi è la manifestazione della “ferma volontà di pace”, ma anche della “consapevolezza che la preghiera è una grande forza di riconciliazione”, dice.

    “Chi non prega abusa della religione, persino per uccidere”

    La preghiera è “un’apertura del cuore”, sottolinea ancora il Papa. “Non parole gridate, non comportamenti esibiti, non slogan religiosi usati contro le creature di Dio. Abbiamo fede che la preghiera cambi la storia dei popoli. I luoghi di preghiera siano tende dell’incontro, santuari di riconciliazione, oasi di pace”.

    Assisi, 1986

    Torna pregnante il ricordo di san Giovanni Paolo II, quando nel 1986 invitò i leader religiosi del mondo ad Assisi a pregare per la pace: “Mai più l’uno contro l’altro, ma l’uno accanto all’altro”. “Un momento storico – lo dice pure il Papa - una svolta nei rapporti tra le religioni”. Ricominciamo da lì, è il suo invito: “Ricominciamo da Assisi”, mentre “il mondo oggi pare essere andato nella direzione opposta”. Ricominciamo “da quella coscienza del nostro compito comune, da quella responsabilità di pace”. Cita nel suo discorso, Papa Leone XIV, anche la dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II di cui ricorrono i sessant’anni di promulgazione (era il 28 ottobre 1965): una “base solida” per il rinnovamento del rapporto tra Chiesa cattolica e religioni. “Insieme ribadiamo l’impegno al dialogo e alla fraternità, voluto dai padri conciliari, che ha dato tanti frutti”.

    Tutti i credenti sono fratelli. E le religioni, da “sorelle”, devono favorire che i popoli si trattino da fratelli, non da nemici. Perché “i vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine”

    L'appello di Papa Francesco

    Un’altra memoria torna nelle parole di Robert Francis Prevost ed è l’ultimo Incontro interreligioso per la pace del 2024 a Parigi, al quale Papa Francesco non aveva presenziato ma aveva inviato un messaggio con un invito programmatico: “Dobbiamo allontanare dalle religioni la tentazione di diventare strumento per alimentare nazionalismi, etnicismi, populismi. Le guerre si inaspriscono. Guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre!”.

    Papa Leone fa sue le parole e con forza oggi ripete al Colosseo:

    “Mai la guerra è santa, solo la pace è santa, perché voluta da Dio!”

    Un mondo nuovo, senza guerra

    Il Pontefice cita pure il venerabile Giorgio La Pira che a San Paolo VI scriveva: “Ci vuole una storia diversa del mondo: la storia dell’età negoziale, la storia di un mondo nuovo senza guerra”. “La cultura della riconciliazione vincerà l’attuale globalizzazione dell’impotenza, che sembra dirci che un’altra storia è impossibile”, aggiunge. Invece “il dialogo, il negoziato, la cooperazione possono affrontare e risolvere le tensioni che si aprono nelle situazioni conflittuali. Devono farlo! Esistono le sedi e le persone per farlo”.

    Mettere fine alla guerra è dovere improrogabile di tutti i responsabili politici di fronte a Dio. La pace è la priorità di ogni politica. Dio chiederà conto a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra

    Questo è l’appello che il Papa e i leader religiosi rivolgono ai governanti: “Ci facciamo voce di chi non è ascoltato e non ha voce. Bisogna osare la pace!”, esorta Leone XIV. “E se il mondo fosse sordo a questo appello, siamo certi che Dio ascolterà la nostra preghiera e il lamento di tanti sofferenti. Perché Dio vuole un mondo senza guerra".

    L'accensione delle candele e la consegna dell'Appello di Pace ai bambini

    L’ultimo momento del meeting è l’accensione delle candele poste sul candelabro da parte di 22 dei rappresentanti religiosi presenti. Un gesto simbolico che il Papa compie per primo: “La luce della speranza di pace nel buio della guerra”, scandisce la speaker dal palco. La musica sale e si fa sempre più coinvolgente, i leader tengono il ritmo con le mani e anche Leone si accoda. Dalla piazza sventolano cartelli bianchi con la scritta Pace, Peace, Paix in varie lingue; un gruppo di bambini - alcuni provenienti da Gaza - riceve nelle mani l’Appello di Pace. È il frutto di questi giorni di incontro e scambio di idee, che "come una lettera piena di sogni e di speranze" viene consegnato poi ad ambasciatori e rappresentanti della politica nazionale ed internazionale "perché ispiri tutti nella ricerca della pace”.

    fonte: vaticannews

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