I fiori deposti continuamente con cura affettuosa e devota sulla tomba di mons. Antonio Riboldi (Tregasio, 16 gennaio 1923 – Stresa, 10 dicembre 2017) nella cattedrale di Acerra, sono un segno grato delle persone con le quali egli ha condiviso quasi quarant’anni di vita nella Diocesi. Altri venti ne aveva vissuto a Santa Ninfa nella Valle del Belice. Tante persone, ad Acerra, ma anche ben più lontano, sentono di dovergli molto.
Dalle testimonianze emerge l’incisività e la vastità della sua azione: una semina larga, su qualsiasi terreno, con la fiducia che Dio fa sbocciare i fiori anche nel deserto. Infatti il suo motto episcopale, disegnato e offertogli spontaneamente da un giovane, mostra una colomba che porge un ramoscello d’ulivo, con la didascalia "aprirò una strada nel deserto", dal profeta Isaia. Liberare, "schiodare" dalle "schiavitù" e condurre avanti, anche se si tratta di un percorso arido e rischioso. Solo il cammino permette di raggiungere il fine.
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