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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (30 luglio 2025)
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  • “Non siate profili, ma volti”: il richiamo di Papa Leone XIV ai missionari digitali

    “Ogni persona è volto, non profilo. La sua storia è sacra, non un insieme di dati”. Con parole semplici ma taglienti, Papa Leone XIV ha rivolto un messaggio forte e chiaro ai partecipanti del Giubileo dei Missionari Digitali e Influencer Cattolici, tenutosi a Roma il 28 e 29 luglio.

    L’incontro ha riunito oltre 1.700 tra evangelizzatori online, content creator cattolici, sacerdoti e laici provenienti da 75 Paesi. È il primo evento giubilare ufficiale dedicato a chi annuncia il Vangelo nei “nuovi areopaghi” del web.

    Cristo al centro, non il proprio brand

    Il Papa ha chiesto un cambio di prospettiva: “Siate influenzati da Cristo. Non protagonisti della vostra visibilità, ma strumenti della Sua luce”. Una chiamata alla conversione di stile: meno visibilità, più autenticità; meno performance, più ascolto.

    La comunicazione digitale, secondo Leone XIV, deve essere “disarmata, umile, perseverante”. Niente polemiche, niente narcisismo spirituale. “Serve una testimonianza più che una strategia. Il Vangelo si annuncia con la vita, non solo con i post”.

    Reti di relazioni, non di click

    Il Pontefice ha sottolineato l’importanza delle relazioni autentiche: “Ogni presenza online deve essere radicata nella comunione ecclesiale. Non è una missione solitaria”. Chi evangelizza sul web, ha aggiunto, deve ricordarsi che “l’altro non è un target, ma un fratello”.

    In un tempo in cui i social premiano il rumore, il Papa ha invitato a scegliere la mitezza: “Una pace disarmata e disarmante, che non impone ma propone. Che non conquista, ma accompagna”. “Non abbiate paura delle sfide digitali”, ha detto il Papa. “Lì dove tanti si perdono, voi siate luce. Con coraggio, impegno e, soprattutto, fede”.

    A guidare i lavori, accanto all’intervento di Papa Leone XIV, anche cinque figure chiave della Chiesa cattolica, che hanno delineato con chiarezza la direzione da intraprendere.

    Card. Pietro Parolin: “Fare nuovo l’ambiente digitale”

    Il Segretario di Stato ha aperto l’evento sottolineando che la tecnologia non è più solo uno strumento, ma un linguaggio. Di fronte a una rivoluzione culturale in atto, ha lanciato un appello alla Chiesa: non può limitarsi a osservare, ma deve abitare con creatività e umanità il mondo digitale: “Fare missione digitale significa assumere il ritmo, le ferite e le domande di chi vive online”.

    Ha poi criticato ogni riduzione tecnica o strategica dell’evangelizzazione, ricordando che la persona va messa al centro, come “immagine della Trinità” e non come utente.

    Mons. Rino Fisichella: “La speranza ha un volto: Gesù Cristo”

    Richiamando l’icona del profeta Isaia, Fisichella ha valorizzato l’identità del missionario digitale come sentinella che annuncia la libertà: “Non abbiate timore di dire che la speranza ha un volto: Gesù Cristo”. Ha ribadito l’importanza del silenzio come condizione dell’ascolto, valorizzando l’autenticità dei testimoni più che la preparazione tecnica: “Oggi il mondo ascolta gli influencer solo quando sono anche testimoni”.

    Paolo Ruffini: “Mai trasformare la comunità in pubblico”

    Il prefetto del Dicastero per la Comunicazione ha messo in guardia dalla logica del consumo e della performance nei media: “Se trasformiamo la comunità in pubblico, finiamo per diventare merce anche noi”. Ruffini ha chiesto di resistere all’individualismo, promuovendo una cultura comunitaria e relazionale: amicizia reale, non follower usa e getta: “La Chiesa era rete molto prima che il web lo diventasse”.

    Mons. Lucio Ruiz: “Samaritanizzare il digitale”

    Il segretario del Dicastero per la Comunicazione ha rilanciato il verbo creato da Papa Francesco: “Samaritanizzare: farsi prossimo, accorgersi del dolore, prendersi cura”. Ha chiesto una Chiesa che non punta a produrre contenuti, ma a incontrare le persone, custodendo il primo annuncio e rialzando chi è caduto: “Non andiamo mai gli uni contro gli altri: il cuore della missione è l’unità”.

    P. Antonio Spadaro: “Non vi chiedo di brillare, ma di bruciare”

    Il gesuita ha chiuso l’incontro con una riflessione potente sulla presenza cristiana nel web: non si tratta di spiccare, ma di ardere di carità: “Il web ha bisogno di fuoco, non di flash”. Contro la superficialità, ha proposto profili che trasudano misericordia, capaci di comunicare compassione, verità e fraternità: “Non create fanbase, ma relazioni. Non rincorrete like, ma accendete speranza”.

    fonte: vaticannews/osservatore romano/catt.ch

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