Una signora che porta un cagnolino in carrozzina e una signora ad una udienza che chiede la benedizione di un cagnolino e dice: "l'ho sgridata. Tanti bambini hanno fame". Cosi apre il suo intervento Papa Francesco alla terza edizione degli Stati Generali della Natalità a Roma.
"Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura".
Il Papa parla dei problemi pratici "che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi". Una cultura nemica della famiglia dice il Papa, quella che si vive oggi. E le più danneggiate sono le donne che "sono schiave della regola del lavoro selettivo che impedisce la maternità".
E aggiunge : "Occorrono perciò politiche lungimiranti. Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico. E, visto che il terreno è comune, come comuni sono la società e il futuro, è necessario affrontare il problema insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette".
La famiglia dice il Papa "non è parte del problema, ma della sua soluzione". C'è da fare una scommessa sulla famiglia e "non possiamo accettare passivamente che tanti giovani fatichino a concretizzare il loro sogno familiare e siano costretti ad abbassare l’asticella del desiderio, accontentandosi di surrogati privati e mediocri" e invece della stanchezza interiore creando una "società della stanchezza". Allora natalità e accoglienza, "ci rivelano quanta felicità c’è nella società".
E allora "la sfida della natalità è questione di speranza. Ma attenzione, la speranza non è, come spesso si pensa, ottimismo, non è un vago sentimento positivo sull’avvenire. Non è illusione o emozione; è una virtù concreta" e "si nutre dell’impegno per il bene da parte di ciascuno, cresce quando ci sentiamo partecipi e coinvolti nel dare senso alla vita nostra e degli altri". La Bibbia ci dice che speranza non delude.
E per questo dice il Papa non rassegniamoci al sorriso di compromesso perché "proprio nei deserti più aridi che Dio apre strade nuove" e "la speranza, infatti, interpella a mettersi in moto per trovare soluzioni che diano forma a una società all’altezza del momento storico che stiamo vivendo, tempo di crisi attraversato da tante ingiustizie. La guerra è una di queste". E conclude: "i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale. Creatività al cuore dei genitori".
Agenzie/red