di Cristina Vonzun
Chi è Leone XIV e soprattutto come guiderà la Chiesa? Alcuni spunti arrivano dalla prima intervista. Rilasciata ad un media peruviano (trovate il testo diffuso nei media fino ad ora su catt.ch) offre la fotografia di un Pontefice preoccupato delle polarizzazioni, male di questo secolo, sia interne che esterne alla Chiesa. Quelle interne attorno a temi come la liturgia, la morale, l’accoglienza delle persone LGBTQ+ e la sinodalità. Quelle esterne nel mondo di oggi dove gli slogan muscolosi e le iniziative violente hanno spesso il sopravvento sul dialogo. Il Papa ha ribadito con chiarezza che la Chiesa non cambierà la sua dottrina su matrimonio, sessualità e ruolo delle donne, proseguendo totalmente la linea di Francesco. E per questo ha ripreso quel messaggio bergogliano che «la Chiesa è per tutti, tutti, tutti», e ha ribadito il valore di Fiducia Supplicans, con la benedizione a persone LGBTQ+ che non è – ha precisato ancora – benedizione rituale a queste coppie. Ha ribadito in linea con Francesco che alle donne vanno assegnati i ruoli che per competenze loro spettano nell’ambito ecclesiale, ma non la vicenda complessa del diaconato. Sul piano internazionale, Leone XIV ha parlato del dolore per la crisi a Gaza, senza usare l’espressione «genocidio», mentre il predecessore aveva sollevato la questione della possibilità che si «studiasse se a Gaza fosse in corso un genocidio». Sul tema migratorio Leone invita al rispetto della dignità umana. Qui ricorda la lettera di Francesco ai vescovi americani pubblicata a febbraio 2024 e scritta a favore dell’accoglienza umanitaria davanti alle misure trumpiane di caccia al migrante. Uno dei temi più divisivi nella vita della Chiesa è quello della liturgia. Dopo gli anni di Benedetto XVI, che aveva aperto spazi al rito antico, mentre Francesco si era mostrato più restrittivo, Leone ricorda che la questione liturgica «è diventata uno strumento politico», aprendo però la porta al dialogo, in chiave anti-polarizzante. Il Papa affronta con trasparenza le finanze vaticane: pensioni da riequilibrare, investimenti non sempre lineari, ma si compiace pure dei progressi significativi. Sugli abusi sottolinea la centralità delle vittime, ribadendo che nel 90% dei casi si tratta di accuse fondate. La sinodalità è un altro tema che polarizza. Leone si sente erede dell’impegno del predecessore, di cui sottolinea una Chiesa fatta di «noi insieme» dove laici, preti, vescovi, religiosi hanno voce e ruolo. Per il metodo è aperto. Non una democrazia (la Chiesa non lo è) ma un luogo di dialogo e di comunione ecclesiale. E qui il Papa suggerisce che lo stile sinodale possa essere «antidoto» contro la polarizzazione nella società. Leone richiama la tradizione e sposa l’approccio pastorale aperto di Francesco. Anche Bergoglio rispettava la tradizione e aveva un linguaggio inclusivo. Certo il papa argentino era ricco di immagini con le quali spiegava i concetti: «La Chiesa, ospedale da campo», diceva. Leone non usa immagini. Sullo sfondo dell’intervista si coglie un Papa cosciente della polarizzazione – male interno ed esterno alla Chiesa – e quindi seriamente intenzionato a seminare e favorire una cultura del dialogo non a vanvera ma con diversi e chiari paletti irrinunciabili, entro cui muoversi.
nb: è evidente che per farsi un’idea precisa di tutti i contenuti del testo occorre leggere l’intervista completa pubblicata il 18 settembre solo nel libro in spagnolo di Elise Ann Allen dal titolo León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI, ed. Debate 2025.