Skip to content
Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (20 aprile 2025)
CATT
  • Chiesa St. Clement a Bex

    L'omelia della Messa di Pasqua in Eurovisione da Bex: "Cristo risorto è in noi, non ci abbandona mai"

    La Messa di Pasqua è stata trasmessa in Eurovisione, su RSI LA1, dalla chiesa di S. Clement a Bex (VD), in occasione del 50° anniversario dalla morte del teologo svizzero Maurice Zundel (1897-1975). Consacrata nel 1885, la chiesa cattolica di Bex è dedicata a papa S. Clemente I e al Sacro Cuore di Gesù. Nel 2021 è stato inaugurato il nuovo spazio liturgico della chiesa, progettato dall’architetto parigino Duthilleul. Zundel ha soggiornato due volte a Bex, abitando in una piccola stanza sotto il campanile della chiesa cattolica. La Messa da Bex è stata preceduta da un breve filmato introduttivo sull’attualità del pensiero di Zundel.

    Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata durante la celebrazione da padre Marc Donzé, specialista della figura di Zundel.

    “Dov’è la tua vittoria, o morte?”

    La tomba è aperta. Verso cosa? Verso quale futuro? La pietra è stata rimossa. Da chi? Non potrebbe essere per la forza della vita? Il sepolcro è vuoto. I teli di lino sono piegati e disposti con ordine. Un'impressione di calma, di pace. Un'impressione di partenza per un nuovo viaggio.

    “Dov'è la tua vittoria, o morte?”, esclamava San Paolo. La morte è scomparsa, assente. Il sepolcro è aperto. Se è rivolto a est, all'alba del mattino di Pasqua, un raggio del sole nascente può penetrare. Le lacrime lasciano il posto alla luce.

    Il sepolcro è aperto. Una novità inaudita, eppure silenziosa e discreta. Ma è bastata al discepolo che Gesù amava. “Vide e credette”. Non vide altro che questo spazio vuoto e ordinato, avvolto da una luce nuova. Ma dal profondo del suo cuore capì che la morte era scomparsa e che la vita stava prendendo un nuovo cammino, un cammino di resurrezione, un cammino di trasfigurazione.

    La vita è di nuovo aperta

    La vita è di nuovo aperta. Porterà nuova energia. Anche Pietro, che correva più lentamente, lo capì. Trovò la semplicità di dire a Gesù: “Tu sai che ti amo”, quando tre giorni prima lo aveva rinnegato; trovò il coraggio di andare fino a Roma per annunciare la risurrezione di Cristo, rischiando la vita.

    E Maria Maddalena? All'inizio è presa dal panico: com’ è possibile che il sepolcro sia aperto e vuoto? Ma poco dopo sente la voce dell'uomo che ancora pensa sia il giardiniere, la voce gentile e amichevole che, con un tono di inesprimibile tenerezza, la chiama: “Maria”. Che momento travolgente: la nuova vita è anche una comunicazione di pace e di amore. Ma questo momento di felicità sospesa non è destinato a farci soffermare. È dinamico: non restare ferma, Maria, in un attaccamento compiacente. Vai ad annunciare la Buona Novella della vita, non solo con le parole, ma soprattutto con l'irradiazione della felicità, della pace, dell'amore, persino della tenerezza.

    E Maria Maddalena si mette in viaggio e diventa “l'apostolo degli apostoli”. Ma non per questo si separa da Gesù, che rimane presente nel suo cuore.

    La gloria di Dio, presenza in noi

    Maurice Zundel ha scritto: “Gesù risorto entra nella gloria del Padre. Ascende al Padre, come disse a Maria Maddalena. Sale al Padre per comunicarci la gloria che aveva prima che il mondo fosse. E qual è questa gloria che trasfigurerà la nostra vita e le darà un valore incomparabile?

    Questa gloria è lo Spirito Santo che egli riverserà nei nostri cuori. Questa gloria è la presenza di Dio, la sua dimora in noi. Il cielo entra in noi, Dio abita in noi e la nostra vita si identifica con la sua: “Il cielo”, dice Papa san Gregorio, “è l'anima dell'uomo giusto”.

    Egli abita il nostro cuore

    Sì, la tomba è aperta e vuota. Allora la presenza di Cristo diventa diversa. Ad eccezione di alcune apparizioni, non si trova più in un luogo geografico, sul Monte degli Ulivi, sul Monte Tabor o altrove. La sua presenza diventa universale e personale. Egli abita nei angoli più profondi del cuore di ogni persona che lo accoglie. Giovanni, il discepolo che Gesù amava, lo aveva capito: aveva ascoltato il cuore di Gesù, appoggiando il capo sul fianco del suo amico, e ne aveva conservato una traccia per sempre. E anche Maria Maddalena l'aveva capito, altrimenti non avrebbe avuto il coraggio di prendere la strada che la portò via dal giardino il mattino di Pasqua.

    E noi che siamo risorti con Cristo, ora, in questo momento, come conferma San Paolo, non potremmo avere un cuore aperto, abitato dalla vita e dalla tenerezza di Cristo e riempito da un dinamismo di luce? Allora non saremmo mai soli. E anche se ci sono giorni in cui ci sentiamo scoraggiati, tristi o abbandonati, non saremmo mai soli, perché Cristo risorto non ci abbandona mai.

    Questa presenza di Cristo nella parte più intima del nostro essere rendeva Sant'Agostino esultante: “La mia vita sarà piena di Te”, scriveva. Era come un canto che traboccava dal suo cuore. Lo vedeva come un dono immenso che abbelliva e dava energia a tutta la sua esistenza.

    Ogni grazia è una missione

    Sì, è un dono immenso. Una “grazia”, come si dice nel linguaggio comune. Ma il dono è accompagnato da un invito: ogni grazia è una missione. Maria Maddalena lo capì e corse ad annunciare la notizia. Così come Giovanni, che proclamò l'amore anche in esilio sull'isola di Patmos. E anche Pietro, che, nonostante le sue paure, si lasciò guidare verso le coste dell'Italia.

    Quindi è una missione anche per noi. Può essere molto semplice: vivere alla presenza del Signore risorto. E da questa vita emana uno splendore di cui non dobbiamo preoccuparci, ma che può parlare al cuore di chi incontriamo.

    Come scrive ancora Maurice Zundel: “È questo che ci riempie di gioia quando vediamo Cristo risorto e asceso al Padre (...). Perché, da quel momento, ognuno di noi può entrare in una grandezza infinita e ricevere una missione universale. Da quel momento, anche la vita più umile e nascosta può risplendere di fronte al mondo intero e portargli la vita eterna”.

    Il sepolcro aperto non è forse una visione verso il futuro? Una notizia gioiosa e vivificante, come San Giovanni comprese in un solo sguardo.

    Con le parole di frère Roger di Taizé, anche noi possiamo «sperare che Cristo venga a ravvivare la festa della Risurrezione nel nostro intimo». Alleluia! Amen!

    News correlate