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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (14 ottobre 2025)
CATT
  • «Ruminatio sinodale»: Un ascolto senza incontro

    È un po’ un’illusione, ma spesso si convive anche con esse, quella soprattutto di credere che la nostra capacità di ascoltare una persona sia più che sufficiente per la intensità dell’attenzione prestata e per la memoria ferrea con la quale ci ricordiamo poi quanto ci è stato confidato. Invece, le cose viaggiano per un’altra strada, con una dimensione molto più sottile, molto più di valore umano.

    Si tratta di fare una conversione mentale non da poco e di iniziare a credere con tutto se stessi che nell’ascolto avviene l’inizio di un primo incontro di senso con una persona; sempre nell’ascolto si ha poi modo di addentrarsi nel vissuto della sua storia personale, per poi scendere ancora di più alla comprensione della radice delle sue idee, dei suoi affetti e delle scelte precedentemente compiute.

    E perché l’ascolto porti all’incontro rivelativo e autentico con l’altro, ecco la necessità primaria che le orecchie non siano riecheggianti di pregiudizi, di preclusioni o di precomprensioni sul vissuto. Essere liberi nell’arte dell’ascoltare equivale a non imprigionare mai le persone dentro generici stereotipi, ma riconoscere a ciascun interlocutore l’originalità e il valore irripetibile della sua identità personale.

    Ostacolo all’incontro rilevante, sanante, evolutivo e potenziante – parole grosse queste, forse, ma sicuramente parole che danno valore al cuore, alla mente e alla volontà di ciascun essere umano – è quello di giudicare gli altri, senza la carità del cuore di mettersi nei loro panni concreti e trovare, così, modo e stile di essere comprensivi di ciascuno e compassionevoli verso tutti.

    È proprio perentorio, senza ascolto vero non c’è possibilità di vivere la positività di incontro umano.

    don Sergio Carettoni

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