di Cristina Vonzun
La speranza in questo momento storico è indubbiamente una virtù messa alla prova, a livello sociale ma anche nelle nostre case e famiglie. Ecco allora l’audacia di papa Francesco che in occasione dell’Anno Santo propone il tema all’attenzione dell’opinione pubblica e dei fedeli. Sperare quindi, ma come e di quale speranza si tratta? Rileggendo la bolla di indizione dell’Anno Santo vi troviamo che «la speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal cuore di Gesù (…)».
Ora, sappiamo tutti che Gesù di Nazareth è venuto in questo mondo per darvi un senso diverso e portarvi un messaggio rivoluzionario, quello dell’amore in contrapposizione con gli usi del tempo, un messaggio che parla di gratuità, perdono verso i nemici, carità verso tutti, non solo i compaesani, rispetto e uguale dignità per ogni essere umano, senza categorie o caste, quali aspetti concreti dell’amore per Dio.
La speranza cristiana allora è quella del «Logos fatto carne» di cui abbiamo sentito nel Vangelo della scorsa domenica, quel Logos quindi quella Parola, che però non è solo una conoscenza, una saggezza, un senso della vita, è di più: è l’amore che viene nel mondo e si fa storia.
Proprio papa Benedetto sul senso di quel Logos, che è Gesù - amore, ha scritto pagine dense, pensiamo all’Enciclica «Deus caritas est». Benedetto affronta in quel testo anche il senso dell’amore umano sottolineandone un aspetto che sa di speranza: «La sua promessa mira al definitivo, l'amore mira all'eternità». Dell’amore è infatti il «per sempre» che ognuno e ognuna desidera nei rapporti di amicizia con gli altri o nella relazione con il proprio partner, i propri cari e con Dio.
Ora torniamo alla speranza: si può sperare senza amore? Non credo, forse ci basta leggere il grido di Giacomo Leopardi che quell’amore ha cercato e finalmente, mai trovato. Senza amore resta il grido, il bisogno di infinito ma non c’è la vera speranza, c’è semmai il sogno di averla. Speranza e amore sono legate. Carlo Maria Martini, in un agile volumetto dal titolo «Piccolo manuale della speranza. Vivere con fiducia il nostro tempo», Edizione Giunti 2012, riprende e commenta le due grandi vie della speranza cristiana: appunto quella dell’amore concreto che si fa opera e che accende con relazioni vere, con la cura dell’altro, con le attenzioni fraterne, la speranza nei cuori e l’altra via cristiana alla speranza che è lo sfondo eterno dell’esistenza. Martini rende molto attenti al fatto che nel cristiano non c’è l’una senza l’altra. Nel messaggio biblico speranze terrene e speranze invisibili vanno tenute in equilibrio. Martini definisce quindi i cristiani «costruttori» di una «cultura di speranza» a partire dall’amore di Cristo infuso nei cuori. Scrive infatti lo scomparso arcivescovo di Milano: «Chi ha tale sguardo lotta con amore per la giustizia, per un lavoro per tutti; per l’equilibrio dell’ambiente, per quei valori del Regno che sono un’anticipazione di quanto attendiamo nella piena partecipazione alla vita di Dio». Un amore concreto da vivere nel nostro piccolo, quell’amore che è a sua volta «cultura» e apre il cuore alla speranza. In fondo questo è anche l’appello contenuto nel senso del Giubileo: il perdono dei peccati personali e tra le persone, l’idea di ricominciare da nuovo, la giustizia sociale e altri aneliti storicamente legati agli ideali biblici dell’antico Giubileo, rivisitati dalla Chiesa. Resta che l’amore sembra essere il primo mattone per costruire una «cultura della speranza».
I commenti al Vangelo di Dante Balbo e di don Giuseppe Grampa, nel giorno in cui la Chiesa ricorda il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano.
Domani, nei Vicariati del Ticino, alle ore 17, con diretta streaming iniziale dalla Cattedrale, l'apertura del Giubileo. L'intervista a due vicari foranei, don Ministrini per il Mendrisiotto e don Andreatta per il Locarnese.
Sabato "Strada Regina" su RSI LA1. Domenica "Chiese in diretta" su RSI Rete Uno e la Santa Messa su RSI Rete Due.