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Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (16 ottobre 2025)
  • I direttori dei centri cattolici media dialogano con Susanne Wille. Da sinistra: Cristina Vonzun (ComEc), Nadia Omar (KMZ), il moderatore Stephan Jütte, Susanne Wille (SSR) e Fabien Hünenberger (Cath-info)

    Susanne Wille: "I format religiosi sono parte integrante dei programmi della SSR"

    Per Susanne Wille, il contributo delle Chiese rimane importante per i media di servizio pubblico. La direttrice generale della SSR è stata ospite della Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) e della Conferenza centrale cattolica romana (RKZ) il 14 ottobre 2025 a Berna.

    L’evento, organizzato a Berna nella parrocchia della Trinità ha avuto come focus il ruolo della Chiesa nei media del servizio pubblico. L’ospite principale è stata Susanne Wille, direttrice generale della SSR. Di fronte a un centinaio di giornalisti e addetti alla comunicazione in ambito ecclesiale, il presidente della RKZ Roland Loos ha sottolineato l'importanza di rafforzare i legami con i media del servizio pubblico e di avere degli spazi di incontro.

    Roland Loos, presidente RKZ
    Roland Loos, presidente RKZ

    La Svizzera: un dialogo permanente

    Di formazione storica, Susanne Wille ha innanzitutto ricordato la diversità della Svizzera, che esiste come Willensnation, ovvero per la volontà delle sue diverse componenti, in particolare linguistiche e religiose, di convivere e di elaborare compromessi per raggiungere questo obiettivo. In Svizzera, un oppositore non è un nemico e le minoranze hanno il diritto di farsi sentire. Per Susanne Wille, l'unità nasce dalla diversità e se la Svizzera è stabile è grazie a questa diversità.

    Ciò richiede un dialogo permanente, anche se a volte esso risulta difficile e faticoso. Come i media del servizio pubblico, così anche le Chiese, sono invitate ad essere luoghi di scambio e di discussione per trovare soluzioni. Quando fu creata la radio pubblica nel 1931, questa idea di coesione nazionale era particolarmente forte. Si trattava di offrire a tutti un accesso comune all'informazione al di là delle logiche di mercato.

    Susanne Wille, direttrice SSR
    Susanne Wille, direttrice SSR

    Il ruolo delle Chiese nella convivenza

    Rivolgendo lo sguardo alle Chiese, Susanne Wille osserva che la religione non è solo una questione di fede personale o di celebrazione di un culto, ma è anche una questione di convivenza. A questo titolo, i format religiosi sono parte integrante dei programmi della SSR: oltre alle funzioni religiose, tutta una serie di trasmissioni di attualità o di dibattiti offrono uno spazio alla religione.

    Di fronte alle sfide, Susanne Wille invita a sviluppare reti e sinergie. La riduzione del canone a 300 franchi decisa dal Consiglio federale e il calo degli introiti pubblicitari impongono già un risparmio di 270 milioni. Questi risparmi alla SSR saranno realizzati innanzitutto nei settori amministrativo, tecnico e finanziario, preservando il più possibile i programmi giornalistici. Si tratta in particolare di mantenere la vicinanza alle regioni. Tuttavia, è chiaro che le misure di risparmio dovranno comportare anche tagli ai programmi.

    Il canone a 200 franchi: un grande pericolo

    La minaccia dell'iniziativa per la riduzione del canone a 200 franchi, che sarà sottoposta a votazione popolare nel 2026, mette a repentaglio questa presenza in tutto il Paese. Ciò significherebbe dimezzare – da 1,5 miliardi a 750 milioni di franchi – le prestazioni del servizio pubblico. L'informazione, che mobilita la metà delle risorse, sarebbe così gravemente ridotta e le trasmissioni religiose ne risentirebbero in modo significativo.

    Ascoltare la voce delle persone che sono al margine

    Bernd Nilles, direttore di Azione Quaresimale, ha ricordato, in qualità di rappresentante della società civile, l'importanza dei media di servizio pubblico come quarto potere. Nilles ha individuato tre sfide. La prima è quella dell'indipendenza dalle pressioni politiche o finanziarie. È il caso, ad esempio, del dibattito sui cambiamenti climatici, in cui la voce degli esperti passa troppo spesso in secondo piano rispetto a quella dei politici, a volte poco competenti, o degli industriali interessati.

    La seconda sfida è quella di non trascurare la voce del Sud del mondo, che costituisce il 90% della popolazione mondiale. Se se ne parla, è solo in occasione di catastrofi naturali o guerre. Si tratta di far sentire la voce delle periferie geografiche, sociali e politiche.

    Insieme alle ONG e alle Chiese, anche i media devono criticare la Svizzera delle multinazionali, delle banche e dei commercianti di materie prime. Senza una bussola etica, la popolazione non può formarsi un'opinione, ha sottolineato.

    Bernd Nilles
    Bernd Nilles

    Un punto di vista specifico

    Florence Quinche, del servizio “Etica e società” della Conferenza dei vescovi svizzeri, ha elencato alcune delle funzioni dei programmi religiosi  del servizio pubblico nella Svizzera romanda: Babel, Hautes Fréquences e La chronique RTS Religion.  Si tratta innanzitutto di proporre un punto di vista specifico sugli eventi ponendo domande esistenziali, ha osservato. Se l'approccio religioso è diverso da quello scientifico o politico, è altrettanto necessario, ad esempio, nel campo dell'ecologia.

     Comprendere le realtà in mutamento può essere un secondo ruolo per i programmi religiosi nel mondo della famiglia, del lavoro, delle tecnologie, dell'intelligenza artificiale... I programmi religiosi hanno ovviamente una funzione educativa e pedagogica. Essi creano anche un legame tra il passato e il presente. Rendere conto della diversità, anche attraverso lo sguardo di altre religioni, è infine un'altra delle funzioni dei programmi religiosi.

    Una molteplicità di attori

    Mariano Tschuor, ex presidente della Commissione dei media della CVS che si definisce «figlio della SSR», ha lanciato alcune tesi provocatorie per le Chiese. I media di servizio pubblico non sono il megafono né dello Stato, né delle Chiese, né dell'economia, ma costituiscono un diritto per tutta la popolazione. Le Chiese sono uno dei partner del servizio pubblico, ma non possono aspettarsi alcun trattamento di favore.

    Mariano Tschuor osserva inoltre che la Chiesa è visibile solo attraverso scandali di abusi o questioni morali. Egli invita a valorizzare maggiormente tutti gli aspetti positivi della sua vita quotidiana. La fede ha bisogno di una parola che risuoni, non di lotte, ha sottolineato.

    Tschour denuncia anche la logica della polarizzazione, della controversia, del populismo che imperversa anche nella Chiesa. A volte bisogna avere il coraggio di rimanere in silenzio, quando tutti gli altri gridano.

    La molteplicità degli attori della comunicazione nella Chiesa, spesso disparati, è un'altra difficoltà. Ognuno predica per la propria parrocchia, il proprio cantone, la propria congregazione, la propria organizzazione, il più delle volte senza concertazione. Questo confonde il messaggio per i giornalisti. Il pensiero descrive qui le realtà istituzionali.

    Questa molteplicità è talvolta accompagnata dall'assenza di una comunicazione professionale, di cui la Chiesa non può più fare a meno, se vuole mantenere la sua credibilità. L'ultimo aspetto è quello dell'indipendenza. La Chiesa non deve cercare uno «scudo» nella SSR, ma essere in grado di rendersi comprensibile da sola.

    Mariano Tschuor
    Mariano Tschuor

    Rilevanza, sostanza, autenticità

    Durante una breve tavola rotonda finale, i tre direttori dei centri cattolici dei media di Losanna, Zurigo e Lugano, nell’ordine Fabien Hünenberger, Nadia Omar e Cristina Vonzun, hanno discusso dell'applicazione pratica di questi principi nel lavoro quotidiano dei loro media. Alcuni termini come «rilevanza, sostanza, autenticità, complessità o diversità» sono emersi dal dibattito.

    fonte: cath.ch/mp/bh/traduzione e adattamento catt.ch

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