Arrivano in queste ore in forma di messaggi e lettere e sono davvero toccanti: sono le testimonianze dei quasi 30 ragazzi che qualche giorno fa sono rientrati da un'esperienza a Taizé con la Pastorale giovanile ticinese. Ecco quella di Micol, studentessa di 25 anni di Luino, rivolta a don Rolando Leo che li ha guidati in Francia:
Sono arrivata a Taizé col buio dentro, chiedendomi se non sarebbe stato meglio scappare in direzione opposta: lontano da Dio, dagli altri, dalla preghiera, da me stessa. E’ stato come un salto nel vuoto, ma sono felice di aver trovato il coraggio di buttarmi: sono tornata piena di luce.
A Taizé mi sono sentita a casa, libera di essere profondamente me stessa. La meraviglia di scoprire questo piccolo villaggio, dove non c’è niente, ma allo stesso tempo c’è tutto; la gioia di condividere il pane, così come il cuore; la bellezza di gustare un silenzio diverso, non interrotto dalle notifiche sul cellulare; la facilità nel conoscere tante persone di lingue e Paesi diversi con le quali, anche solo per il tempo di un sorriso, creare un legame indimenticabile.
Ho amato Taizé, e a Taizé ho amato, e mi sono sentita amata da Dio. Credo sia stato Lui a guidarmi fino a qui, e spero tanto che mi ci ricondurrà in futuro. Vedere tanti giovani che hanno sete di Dio mi ha commosso e mi ha dato speranza: oggi nel mondo i non credenti fanno molto rumore, ma in realtà sono tanti a cullare nel cuore il misterioso desiderio dell’amore divino. Soprattutto durante la preghiera, sia nei momenti di canto che di silenzio, si poteva leggere negli altri questo ardente bisogno di trovare qualcosa che li colmasse, una pace duratura.
In ogni caso i tesori di Taizé, come per le questioni di fede, bisogna viverli in prima persona per arrivare a credervi: l’invisibile è tanto più che il visibile, ma l’ineffabile per definizione non si può raccontare. Posso solo sperare che chiunque legga queste parole, ma ancora non sia convinto, corra il rischio di provare. Just jump!