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  • Un inno all'amore umano e divino del cuore di Gesù nella quarta enciclica di Bergoglio

    Un inno all'amore umano e divino del cuore di Gesù nella quarta enciclica di Bergoglio

    È stata presentata il 24 ottobre, a Roma, nella Sala Vaticana la nuova enciclica di Papa Francesco Dilexit nos, la quarta del pontificato di Bergoglio. «Ci ha amati», dice San Paolo riferendosi a Cristo (Rm 8,37), per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci» (Rm 8,39)”. Inizia così il testo di Papa Francesco, dedicato all’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo: “Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4,10). Grazie a Gesù «abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16).

    La presentazione in Vaticano

    Sono stati il teologo Monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti – Vasto e Sorella Antonella Fraccaro, Responsabile Generale delle Discepole del Vangelo a presentare il documento. “L’Enciclica – ha spiegato Monsignor Forte - offre la chiave di lettura dell’intero magistero di questo Papa, come ci fa capire lui stesso: ciò che questo documento esprime permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali "Laudato si’" e "Fratelli tutti" non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”.

    Da questa enciclica – ha aggiunto l’Arcivescovo – emerge “la visione della missione della Chiesa, tutt’altro che propaganda finalizzata a interessi: la missione è una questione d’amore. Il missionario, il cristiano che annuncia il Vangelo o è un innamorato, o non lo annuncia: questa è la convinzione del Papa”.

    “Il ritorno alla centralità dell’amore di Dio Papa Francesco sente essere un messaggio estremamente attuale. Il servizio che si può rendere a questa enciclica – ha auspicato in conferenza stampa l’Arcivescovo Forte - è far capire che essa non è una sorta di rifugio intimistico, spirituale, davanti alle drammatiche sfide del presente ma è proprio la proposta che il Vangelo fa al presente proponendo la via dell’amore, dell’accoglienza reciproca e del perdono. Il perdono è un altro tema fondamentale senza il quale non si potrà da nessuna parte giungere ad una pace vera e giusta. Il perdono non passa dalla chiusura degli occhi di fronte al male, ma è una via che esige una capacità di accogliere, di amare di più e anche fare spazio all’altro anche quando ha posizioni profondamente diverse dalle nostre”.

    “Recuperare la devozione al Sacro Cuore sia qualcosa di importante e bello e credo che Papa Francesco lo abbia fatto a partire dalla sua esperienza personale. Egli, parlando del Sacro Cuore ci ha messo il cuore, ha messo se stesso. Quello che il Papa dice in questa enciclica ci rivela la sorgente profonda del suo magistero che non è appiattito sul sociale, sul pubblico, sul politico. L’essere umano non è riducibile al calcolo, alla razionalità, ma c’è una dimensione più profonda che è il cuore, la dimensione affettiva, emotiva della vita. La visione del Papa, che è quella del Vangelo, è di riportare a vedere l’uomo nella sua integralità di ciò che la sua mente dice, ma anche di ciò che il suo cuore esprime”, ha concluso Monsignor Forte.

    “L’enciclica – ha aggiunto Sorella Antonella Fraccaro, Responsabile Generale delle Discepole del Vangelo - invita ad essere missionari senza creare proselitismo, un amore che non si impone e che lascia libero l’altro, frutto di una amicizia profonda con Dio e di una esperienza ecclesiale autentica, compiuta prima di tutto tra di noi e poi che si diffonde via via. Dio chiama a diffondere il suo amore sulla terra. Compiremo questa missione, ciascuno a modo nostro, con o senza risultati”.

    "Dilexit nos”, quarta Enciclica di Francesco, ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli.

    L'importanza di parlare del cuore in un mondo "liquido"

    "Nella società di oggi, l’essere umano «rischia di smarrire il centro, il centro di se stesso». «L’uomo contemporaneo, infatti, si trova spesso frastornato, diviso, quasi privo di un principio interiore che crei unità e armonia nel suo essere e nel suo agire. Modelli di comportamento purtroppo assai diffusi ne esasperano la dimensione razionale-tecnologica o, all’opposto, quella istintuale»", scrive il Papa che successivamente elenca la svalutazione del concetto di cuore che ha avuto diversi protagonisti nella storia: razionalismo greco e precristiano, nell’idealismo postcristiano e nel materialismo nelle sue varie forme. Inoltre, scrive il Papa "nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore".

    Un'importanza del cuore fronte anche il susseguirsi di "nuove guerre, con la complicità, la tolleranza o l’indifferenza di altri Paesi, o con mere lotte di potere intorno a interessi di parte", per questo- afferma il Papa "viene da pensare che la società mondiale stia perdendo il cuore. Basta guardare e ascoltare le donne anziane – delle varie parti in conflitto – che sono prigioniere di questi conflitti devastanti".

    Per questo, secondo il Papa, occorre riscoprire "il Cuore di Cristo, che simboleggia il suo centro personale da cui sgorga il suo amore per noi" quale "nucleo vivo del primo annuncio. Lì è l’origine della nostra fede, la sorgente che mantiene vive le convinzioni cristiane". Un cuore di Cristo che è anche un luogo in cui stare, per ripartire per la missione. "Benché nelle Scritture abbiamo la sua Parola sempre viva e attuale, a volte Gesù ci parla interiormente e ci chiama per portarci nel posto migliore. E il posto migliore è il suo Cuore. Ci chiama per farci entrare lì dove possiamo recuperare le forze e la pace: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro» (Mt 11,28). Per questo ha chiesto ai suoi discepoli: «Rimanete in me» (Gv 15,4)", prosegue il Papa.  Dopo aver contemplato Cristo, guardando ciò che i suoi gesti e le sue parole lasciano vedere del suo Cuore, il Papa ricorda "come la Chiesa riflette sul santo mistero del Cuore del Signore", una Chiesa che per questo è chiamata ad essere maestra di misericordia.

    Il cuore di Cristo fronte le moderne forme di religiosità e al neogiansenismo

    Il Papa propone il riferimento al Cuore di Cristo fronte forme moderne di spiritualità disincarnata. "Si potrebbe sostenere che oggi, (...) ci troviamo di fronte a una forte avanzata della secolarizzazione, che aspira ad un mondo libero da Dio. A ciò si aggiunge che si stanno moltiplicando nella società varie forme di religiosità senza riferimento a un rapporto personale con un Dio d’amore, che sono nuove manifestazioni di una “spiritualità senza carne”. Questo è vero. Tuttavia, devo constatare che all’interno della Chiesa stessa il dannoso dualismo giansenista è rinato con nuovi volti. Ha acquistato nuova forza negli ultimi decenni, ma è una manifestazione di quello gnosticismo che già danneggiava la spiritualità nei primi secoli della fede cristiana, e che ignorava la verità della “salvezza della carne”. Per questo motivo rivolgo il mio sguardo al Cuore di Cristo e invito a rinnovare la sua devozione. Spero che possa essere attraente anche per la sensibilità di oggi e in tal modo ci aiuti ad affrontare questi vecchi e nuovi dualismi ai quali offre una risposta adeguata". scrive Bergoglio.

    "Il Cuore di Cristo - prosegue il Papa - ci libera allo stesso tempo da un altro dualismo: quello di comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti".

    L'amore incarnato: le Encicliche Laudato si' e Fratelli tutti

    In conclusione il Papa ricorda che "Ciò che questo documento esprime ci permette di scoprire che quanto è scritto nelle Encicliche sociali Laudato si’ e Fratelli tutti non è estraneo al nostro incontro con l’amore di Gesù Cristo, perché, abbeverandoci a questo amore, diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune". In altre parole Bergoglio ancora le due encicliche sociali del suo Pontificato al cristocentrismo: la preoccupazione per l'ecologia integrale e per la fratellanza umana nasce ed è portata avanti dalla Chiesa a partire dalla persona di Cristo, dal suo amore misericordioso incarnato nella storia e chiamato a farsi storia, per riflesso, nella vita di ogni cristiano.

    (agenzie/red)

    leggi qui il testo integrale dell'Enciclica

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