“La nostalgia di infinito del nostro cuore si può dilatare in Te senza misura, senza traviare; e in tutto quanto è in Te posso prodigare il mio amore perché Tu sei tutto in tutto.” (Karl Rahner)
Questa era una delle citazioni più amate dal Vescovo Giuseppe. Me la citava spesso. A pensarci bene, era attratto da tutto ciò che trasudava Infinito, quell’infinito che, una volta attivati a sé, regala la Vita eterna.
Penso spesso a lui. Ci legava un affetto fraterno, paterno e filiale nello stesso tempo che, a descriverlo, sa di molto complicato. Eppure, per chi l’ha vissuto è stato genuino e semplice. Perché lui era genuino e semplice.
Nato a Ronco Sopra Ascona il 1° febbraio 1928, a pochi passi dalla casa dei miei nonni materni, il Vescovo Giuseppe Torti morì 20 anni fa, il 14 marzo 2005.
Mi capitava di andare a trovarlo e, ogni volta, era una sorpresa. Andavi con l’idea di parlare di una cosa e finivi col parlare di qualcos’altro. E ridevamo molto di tutto ciò. Il tempo era troppo breve per raccontarsi tutto, ma il suo esordire con quel luminoso “Cosa va la nonna?” già sapeva di “famiglia”.
Ricordo che un giorno mi fece sedere sulla sua poltrona e, dopo la classica domanda di rito, chiuse gli occhi. Lì per lì rimasi un po’ imbarazzata. Aspettai qualche minuto, ma invano. Sembrava dormisse. Non avevamo molto tempo a disposizione, così presi coraggio: “Tutto bene, Pep?” La sua risposta fu in insegnamento che mi porto dietro tutt’ora. “La gente parla troppo. Tutti parlano troppo, soprattutto col Vescovo. La maggior parte delle persone che viene qui si aspetta qualche cosa da me: aiuto, sostegno, conforto, preghiere. Ma io prima di essere Vescovo sono un uomo. Ecco perché tu sei la mia ricreazione. Con te posso stare in silenzio e RI-crearmi. Perché solo nel silenzio si scopre l’essenziale.” Detto ciò mi fece segno col dito verso la sua scrivania. “Prendi quel libro e ri-creati anche tu.” Mi alzai, presi il libricino e lessi: “Tu sei il silenzio”, Karl Rahner.
Per certi versi posso affermare che conoscesse ogni riga di questo libretto.
A 20 anni dalla morte, me lo ricordo ancora così: senza “sfronzoli”, diretto ma cordiale, semplice ma puntuale, colto ma essenziale. Anche nella sua stanchezza di uomo anziano lasciava trapelare la freschezza della fede e la giovinezza dello spirito.
Ogni tanto si lasciava andare a qualche confidenza: “Sai – mi disse un giorno – a me non piacciono gli “-ismi”. Nella Chiesa ce ne sono troppi, ma ricordati che a Dio i teologismi non piacciono. Lui guarda al cuore dell’uomo. Solo al suo cuore. Le leggi e le norme, anche nella Chiesa, non piacciono a Dio se non sono basate sull’amore verso il cuore che soffre e che cerca.”
Oh, come aveva ragione! In questa verità, frutto anche – talvolta – di sofferenza, lui è rimasto fino alla fine un Parroco. “Se tornassi indietro rifarei tutto da capo. Sarei prete. Sempre prete del gregge che il Signore mi avrebbe affidato.” E metteva l’accento sul verbo “essere”, non sul verso “fare”. “Nella fatica sento l’Amore del Padre che mi sostiene. Abbi sempre fiducia in ciò.”
Già, il Vescovo Giuseppe, che per me è stato padre e fratello, mi ha insegnato a “essere”. Sempre e comunque. Mi ha insegnato che Dio è più grande del nostro cuore e delle nostre fragilità, che l’uomo non deve temere la sua umanità, ma regalarla a Dio con umiltà e semplicità. E nel silenzio prego su quel libricino: “Abbi pietà, mio Dio. Se io fuggo la preghiera, non è te che io voglio fuggire, ma solo me e la mia superficialità.” E da lassù, qualcuno mi guarda e sorride.
Maria Angela Vinciguerra
Ho bellissimi ricordi della persona di don Giuseppe come arciprete di Bellinzona dal 1963 al 1987.
Sono stati gli anni dei mei primi passi di parroco e guardavo a lui per imparare. Ho capito dal suo esempio che la dimensione migliore della persona è quella del cuore. Il camminare per le vie della città, il fermarsi a parlare, essere capace di dare una parola che poteva guidare la giornata. Assumersi le responsabilità e restare nell’umiltà di chi sente di essere sulla strada del servizio e non del potere e delle insegne di comando.
L’ho conosciuto bene, don Giuseppe, anche quando era vicario generale del vescovo Eugenio Corecco. Frequentava Giubiasco e lo vedevo per la strada a parlare con le persone, sempre con un sorriso gioioso.
Il vescovo Giuseppe mi ricorda tante parole e tante indicazioni di vita di Papa Francesco. Anche lui ci sta insegnando che il cuore è la dimensione della carità e dell’affabilità nelle quali Dio parla anche a coloro che sono lontani dalla Chiesa. Il Vescovo Giuseppe ebbe molti incontri e amicizie con chi era lontano dalla Chiesa, ma ha saputo restare al cuore, perché a tutti Dio parla nel cuore. “Anche le persone che non credono in Dio mi hanno lasciato tante volte commosso” scriveva il vescovo Giuseppe.
L’andamento finanziario della Facoltà di Teologia a Lugano aveva creato preoccupazione soprattutto nella ricerca dei fondi che potevano garantire continuità e sviluppo. Il vicario generale Torti, nel silenzio del suo camminare per le strade, ha pure contribuito a questo aspetto essenziale alla Facoltà.
Da ultimo ancora un accenno alla dimensione del cuore, perché il Vescovo Giuseppe sapeva intuire e comprendere che la crescita del regno di Dio non avviene nel rumore e nel riconoscimento dei piedestalli, ma nel silenzio della crescita del seme, perché è opera di Dio.
Nato il 1° febbraio 1928 a Ronco S/Ascona. Ordinato sacerdote a Lugano il 7 giugno 1952 fu per tanti anni vicario prima e poi parroco a Bellinzona. Negli anni ‘90 fu presidente di Caritas Ticino. Eletto Vescovo di Lugano il 9 giugno 1995, ha ricevuto l'Ordinazione episcopale nella Cattedrale di San Lorenzo in Lugano il 10 settembre 1995 e nello stesso giorno ha preso possesso della Diocesi. Presenta le dimissioni per raggiunti limiti di età il 1° febbraio 2003, ma rimane in carica fino al 25 gennaio 2004, giorno dell'Ordinazione episcopale del suo successore. Nell'agosto 2003 si ritira a vita privata alla Casa di riposo Paganini Re di Bellinzona dove termina la sua vita terrena il 14 marzo 2005. I funerali si svolgono il 16 marzo successivo nella Cattedrale di Lugano e la salma viene deposta al cimitero di Lugano fino alla conclusione dei lavori nella cripta della Basilica del Sacro Cuore; sarà deposta nella cripta il 23 giugno 2005.
Si può seguire alle 20.10 anche sul canale youtube della Diocesi di Lugano.
Sabato 12 aprile a Locarno, un evento di fede e testimonianza, con fiaccolata, preghiera e ascolto. Un momento diocesano per condividere la speranza, un cammino che partirà dalla Chiesa di San Vittore di Muralto alle 20. Le informazioni e le indicazioni degli organizzatori.
In passato c'erano due vescovi ausiliari. Per valutare se è il caso di dotarsi di questi importanti ministri e per chiarire nel caso quale dovrebbe essere il loro profilo, online sul sito della Diocesi di Coira è disponibile una consultazione aperta a tutti.