di Laura Quadri
Un passo alla volta, andando lì dove si immaginano le difficoltà maggiori. Con questo spirito don Elia Zanolari, parroco di Cevio, si sta attivando per mantenere vivi i rapporti tra i parrocchiani. Lo raggiungiamo al telefono una prima volta lunedì: «Oggi ho fatto un bellissimo incontro: dopo due chiacchiere con una persona in una casa privata, si è aggiunta una vicina, con la quale ci siamo ritrovati a pregare e a cantare un salmo. È stato bello perché spontaneo, inatteso», ci confida. Il mattino, risvegliatosi dopo gli accadimenti della giornata, «ho avvertito due alternative: o starmene fermo, o andare incontro a chi sapevo avrebbe potuto avere bisogno di una mano». Mercoledì lo risentiamo dopo le visite condotte fino a Broglio e a Prato Sornico e alla Casa anziani «Le Betulle»: «Dove c’è bisogno io vado. Con alcune persone nelle aree più colpite, che non ho ancora visitato, ho tenuto un contatto telefonico. È anche importante che la vita comunitaria riprenda, perciò sarà mia premura valutare fin dove sarà possibile garantire una S. Messa nell’area più colpita. Ma la mia priorità per il momento è vedere le persone. Da qualsiasi cenere il Signore sa far nascere vita e amore. Essere aperti alla presenza di Dio anche in queste situazioni è essenziale».
Tra le persone colpite ritroviamo Sonia Fornera di Bignasco, con il marito e i figli, ha vissuto attimo per attimo la terribile distruzione del territorio circostante, sebbene la sua casa sia stata solo sfiorata dal fango . «Ciò che fa più male è sapere che ci sono delle vittime e dei dispersi. Pregare e stare uniti spiritualmente è importante in questo momento. Mi ha toccato essere raggiunta quasi subito da persone anche distanti, molte conosciute a Lourdes, nei pellegrinaggi diocesani, o con la Pastorale famigliare. Sono tantissimi, davvero, coloro che mi hanno scritto per messaggio che pregavano». La signora Fornera è anche contabile dell’Associazione per la protezione del patrimonio artistico e architettonico della Vallemaggia; così, a colpo d’occhio, valuta anche i primi danni materiali agli edifici religiosi: «A Bignasco nella chiesa e nella sua sagrestia è filtrata solo un po’ d’acqua. Abbiamo avuto fortuna. Ma sappiamo, proprio nelle zone più colpite, di un patrimonio oltre che paesaggistico anche culturale andato perduto. In Val Bavona la frana ha portato via almeno tre cappelle, altre sono invase dal fango. Penso alla distruzione della “cappella d’Australia”, a Mondada, la prima frazione della valle, significativa perché al suo interno era rappresentato un veliero che navigava nel mare in burrasca. Il tempietto era stato fatto costruire da alcuni emigranti della Valle in Australia. Sempre all’imbocco della valle, la cappella “at Michèl” e quella di Fontana, sono rimaste in piedi, ma attorno a loro ci sono solo distruzione e detriti». Ciò che consola, in questo momento, è «l’unione venutasi a creare tra la popolazione. È bello vedere che tutti sono uniti, cercando di sostenersi, di aiutarsi. Alcune mamme hanno organizzato in queste ore un momento ricreativo per i bambini della zona. Il ringraziamento più sentito, in questo momento, va ai soccorritori e ai volontari, che si stanno davvero adoperando al meglio».
La preoccupazione è condivisa anche da Fausto Rotanzi, presidente del consiglio parrocchiale di Cavergno: «Qui a Cavergno i servizi sono stati ripristinati, la situazione non è delle peggiori. Il pensiero è quello in primis verso la popolazione e chi è stato colpito negli affetti più cari in questa tragica circostanza. fiducia. Questa è la nostra terra e dobbiamo andare avanti e ricostruire». Ma il momento «è molto difficile e triste anche perché il nostro territorio, in numerosi posti, è stato davvero sconvolto, a volte irrimediabilmente. Sembra un’esagerazione ma di fatto non lo è: c’è davvero molta distruzione di strade, costruzioni. Sicuramente sono spariti anche vari segni religiosi, ma non è ancora stato possibile fare delle verifiche puntuali». E racconta di un ritrovamento: «Ha suscitato emozione il ritrovamento, sul greto del fiume a Cavergno, della statua della Madonna collocata nella cappella degli Australiani distrutta a Mondada. L’ha recuperata, pensando all’inizio che si trattasse di una persona, il pompiere Brenno Inselmini. Il volto della Madonna è completamente sfigurato, proprio come il nostro territorio: è emblematico».
Il pensiero va infine alla vicinanza dimostrata dalla diocesi: «Questa vicinanza è sicuramente importante, aiuta ad affrontare lo sconvolgimento che c’è in ognuno. Il sostegno concreto è fondamentale, ma non meno importante è quello morale e spirituale, nella preghiera».
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)