di Cristina Vonzun
Il disastro naturale della Vallemaggia, avvenuto tra il 29 e il 30 giugno 2024, sarà sicuramente raccontato da tanti altri in questi giorni. Noi lo facciamo con l’aiuto di Valentina Anzini di Menzonio, municipale di Lavizzara e coordinatrice della Pastorale giovanile della diocesi di Lugano e del vescovo Alain de Raemy (intervista sotto), che fin dai primi giorni fu vicinissimo alla popolazione. Il vescovo è testimone di una Diocesi che si è anche mobilitata con una colletta organizzata tra le parrocchie ticinesi a sostegno dei sinistrati. «Ricordo -ci dice Valentina Anzini - che il 29 giugno di un anno fa ero a Menzonio. Quella sera dovevo andare al torneo di calcio a Peccia, ma prima mi sono fermata a vedere in Tv - al ristorante del mio paese - la partita della Svizzera. Finita la partita si è capito che il meteo volgeva al peggio e il sindaco mi ha suggerito di non partire. La mattina, alle 7, sono stata svegliata dal volo degli elicotteri, fatto anomalo la domenica. Uscendo in strada ho sentito dalla gente le prime notizie del disastro. Da lì in poi, isolati, è stato un correre frenetico di noi municipali e di tanti volontari per fare il punto, renderci conto di cosa stava capitando».Da quel momento le giornate di Valentina e di tanti altri, per un lungo periodo, cambiano. «La domenica ho cercato di arrivare a Sornico ma la strada era interrotta. Mentre mi avviavo, vedevo la gente che spontaneamente era uscita a spalare fango. Ognuno cercava di fare del suo meglio per aiutare chi era più in difficoltà. Nei giorni successivi abbiamo visto la solidarietà con la «S» maiuscola. Tutti, compresi i ragazzini, erano in strada, a dare una mano. Chi non ha avuto distruzioni, come i miei compaesani, è andato in Valle di Peccia, ad aiutare.

A Menzonio avevamo acqua solo dalla riserva antincendio che non era pulita. Siamo stati soccorsi dai Samaritani di Lavizzara a cui in quei giorni faceva riferimento chiunque avesse necessità sanitarie. Le ditte hanno fatto uscire i mezzi per liberare le strade, senza essere interpellate». Valentina, che è anche responsabile della Pastorale giovanile in Diocesi, era in contatto telefonico quotidiano con il vescovo. «Quando mons. Alain è riuscito ad arrivare, ho percepito che fosse il momento giusto: la gente, infatti, dopo giorni, cominciava ad avvertire stanchezza. L’arrivo di mons. Alain, con don Elia Zanolari, parroco di Cevio e don Davide Bergamasco, cappellano della polizia, ha ridato vigore a molti, semplicemente grazie ad essersi messi in ascolto di chi lo desiderava, anche di persone lontane dalla fede. La Messa vissuta il sabato dopo, pur nella tristezza del momento, ci ha permesso di risentirci comunità». Oggi, se la pastorale in Valle non è cambiata - spiega Valentina- sono cambiate le domande dei giovani. «Diciamo loro che la catastrofe poteva essere ben peggiore. Con i più giovani evidenziamo i valori cristiani vissuti in quei giorni, a partire dalla solidarietà».
Forti sono in mons. De Raemy i ricordi della tragedia di un anno fa
Mons. Alain, cosa le hanno testimoniato in quei giorni i vallerani?
«Una vissuta solidarietà, a cominciare dai più giovani. Ma anche una grande autenticità, come quella di un uomo della valle che mi chiese: «ma lei chi è»? Precisando, subito dopo la mia risposta: «io invece sono ateo, ma pulisco la cappella del mio paese». E così abbiamo continuato tranquillamente la nostra chiacchierata, condividendo la preoccupazione per le famiglie colpite dall’alluvione ma anche la stima per il valore inestimabile della tutela democratica del bene comune».
Qual è stato un momento toccante per lei?
«Il momento più toccante è stato il racconto della coppia che si era salvata per poco, “per un pelo”. Avevano scelto, nel buio e senza saperlo, l’unica via di uscita possibile, scoprendo poi di avere in tasca un santino di Madre Teresa e sperimentando poco dopo tanta solidarietà attiva attorno a loro, in particolare da parte di chi era stato anche personalmente colpito dalla frana!».
La fede, come può essere di aiuto?
«Riscoprendo quanto la sofferenza e la morte non siano per niente estranee a Gesù, anzi: “Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Questo è stato il suo grido drammatico morendo d’amore per noi. La fede mi ricorda che quando sperimento abbandono e sconcerto, c’è anche Lui, con tanta divina e vissuta compassione e con la forza della sua risurrezione: l’Amore ha vinto la morte». (CV)
Il 29 giugno la giornata di commemorazione in valle di Peccia
Domenica 29 giugno in valle di Peccia ci sarà la giornata di commemorazione. Il programma prevede dalle 10 la Messa nella parrocchiale di San Carlo celebrata da don Bergamasco in rappresentanza del vescovo che non potendo partecipare, trasmette a tutti la sua preghiera, l’incoraggiamento e la sua vicinanza. Alle 10.45 benedizione e presentazione della scultura "L'uomo del disastro"; segue spostamento al campo di Draione: 11.30 parte ufficiale e aperitivo; 12.15 pranzo offerto dai due Comuni; in grado di brutto tempo (allerta grado 2) consultare i siti dei due comuni.