Il professor Damiano Costa, vicedirettore dell'Istituto di Studi Filosofici (ISFI) della Facoltà di teologia di Lugano
Ticino e Grigionitaliano

A Lugano un evento mondiale: dal tempo alle grandi domande dell'esistenza

di Cristina Vonzun/catt.ch/catholica/cdt

La questione del tempo è associata da sempre a quella del senso della vita. Il tempo fa parte della struttura più intima dell’esistenza, dato che nel tempo e nello spazio viviamo e lo scorrere del tempo come il dispiegarsi della nostra esistenza in luoghi diversi, sentiamo che ci costituisce. Sono note le riflessioni sul tempo fatte da Sant’Agostino nelle Confessioni.

Organizzato dalla Facoltà di teologia di Lugano (FTL) è in corso all’Università della Svizzera italiana, dal 24 al 28 giugno 2024, un convegno internazionale che guarda la temporalità nelle prospettive della filosofia e della scienza, aprendosi alle domande ultime. Ne parliamo con il prof. Damiano Costa, vicedirettore dell’Istituto di Studi Filosofici (ISFI) della FTL. Il prof. Costa e il dr. Christian Mariani sono gli organizzatori del convegno, tra l’altro sovvenzionato – a riprova della qualità dei progetti – dal «Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca».

Prof. Costa, dapprima una domanda personale. Perché ha scelto di dedicare la vita alla ricerca in campo filosofico?

«Posso dire che sia stata la filosofia a scegliere me. Sono sempre stato affascinato dalle grandi domande dell’esistenza: chi siamo, siamo veramente liberi, qual è il senso della nostra vita. A poco a poco ho scoperto che c’era una disciplina che si occupava proprio di queste domande e ho imparato a dare un nome alla mia vocazione».

Lei ha conseguito il bachelor all’ISFI di Lugano. Perché la scelta, dopo il liceo, di fermarsi in Ticino?

«Sono stato convinto dal valore del bachelor in Filosofia di Lugano e dei suoi docenti. Il prof. Kevin Mulligan, per esempio – che è una figura chiave dello sviluppo della filosofia in Svizzera – è stato il mio primo docente universitario (e anche l’ultimo, perché poi ha diretto la mia tesi di dottorato). Dopo il bachelor a Lugano, ho conseguito un master e un dottorato all’Università di Ginevra, trascorrendo un anno alla Columbia University di New York».

Qual è il suo campo di studi?

«Mi occupo principalmente di metafisica, ovvero dell’indagine attraverso qualunque metodo razionale della struttura ultima della realtà. In questa disciplina ci interroghiamo, per fare qualche esempio, su domande quali: «Cosa suggerisce la fisica sulla natura degli oggetti che ci circondano?», «il mondo che ci circonda è solamente materiale, o esistono entità astratte, come ad esempio i numeri?», «che cosa sono spazio e tempo?»».

Veniamo al convegno, dedicato al tema del tempo. È un tema che approccerete con una metodologia interdisciplinare, prendendo in considerazione anche spunti che vengono dalla fisica.

«Penso che la filosofia sia il tentativo di rispondere in modo razionale alle grandi domande dell’esistenza. In quest’ottica, la filosofia è aperta a qualunque metodologia di indagine razionale, e quindi anche a quella delle scienze naturali. Negli ultimi decenni questo dialogo con le scienze naturali, e con la fisica in particolare, ha portato frutti filosofici interessantissimi, ispirando nuove teorie anche e soprattutto sul tema del tempo».

Qual è la posta in gioco di questo convegno?

Lo IAPT è il più importante congresso mondiale dedicato al tema della filosofia del tempo. Porterà a Lugano più di 150 partecipanti registrati provenienti da tutto il mondo. Il congresso IAPT è l’occasione, che si presenta una volta all’anno (a rotazione in tre regioni del mondo: un anno in Europa, un anno in America e un anno tra Asia e Oceania), per coloro che si occupano di filosofia del tempo di ritrovarsi e confrontarsi sui rispettivi risultati acquisiti nei vari aspetti della filosofia del tempo. E gli aspetti di cui ci occupiamo possono essere anche molto diversi, e restituiscono un’immagine filosofica complessiva del tempo a 360 gradi. Alcuni di noi si interrogano ad esempio del tempo come fenomeno oggettivo e misurabile, altri invece si interrogano sul ruolo del tempo nella nostra esperienza personale e nella nostra vita mentale, altri ancora sull’impatto che ha sulle nostre vite il fatto stesso di essere nel tempo. Si tratta di questioni su cui la filosofia si interroga da sempre, da Aristotele a Bertrand Russell, da Sant’Agostino a Edmund Husserl.

Perché il più importante congresso mondiale dedicato alla filosofia del tempo si svolge proprio in Ticino?

«La reputazione internazionale del nostro Istituto di Filosofia è in forte crescita, non solo come centro di formazione – offriamo un bachelor, un master e un dottorato in Filosofia ma anche e soprattutto come centro di ricerca: attualmente il nostro Istituto ospita8progettidi ricerca quasi tutti finanziati dal Fondo Nazionale, alcuni dei quali dedicati proprio al tema della filosofia del tempo. Credo che questa reputazione abbia giocato un ruolo fondamentale nel convincere il comitato direttivo dell’Associazione Internazionale per la Filosofia del Tempo ad affidarci l’organizzazione del suo congresso annuale».

In un convegno come questo c’è posto per la teologia?

«Certamente. Nell’ambito della filosofia della religione il tema del tempo svolge un ruolo molto importante. Alcune questioni, che erano già affrontate per esempio dai grandi filosofi e teologi del medioevo, sono ancora oggi al centro del dibattito filosofico. Per farvi qualche esempio di queste domande: secondo alcune prospettive teologiche classiche, Dio è il creatore del tempo ed è Egli stesso fuori dal tempo. Ma com’è possibile creare qualcosa, quindi compiere un’azione, senza essere nel tempo? E com’è possibile che Dio abbia le caratteristiche personali che molte religioni gli attribuiscono – come ad esempio ricordare, decidere, agire, amare – se non è nel tempo?» 

La teoria della relatività di Einstein, se pensiamo a come interpreta il rapporto tra spazio e tempo, pone domande anche alla filosofia della religione…

«Questo è uno dei temi che il mio team affronta nell’ambito di uno dei miei progetti di ricerca. Si dice spesso che la teoria della relatività suggerisce di abbandonare l’idea dello spazio e del tempo come dimensioni separate in favore di un contenitore quadridimensionale che chiamiamo «spazio–tempo». Se accettiamo questa visione unitistica di spazio– tempo, i luoghi e i tempi non sarebbero altro che regioni di questo stesso spazio-tempo. La conseguenza sembrerebbe quindi essere che qualunque cosa che è nello spazio debba essere anche nel tempo e viceversa. Questo risultato è almeno apparentemente in contrasto con quelle teorie secondo cui qualcosa è nel tempo senza essere nello spazio, come ad esempio la mente secondo Descartes, o l’anima secondo Sant’Agostino».

 Le leggi della fisica appartengono ad un campo del sapere che certamente può dialogare con la filosofia o con la teologia. Ma non c’è il rischio di lasciarsi dettare il passo dalla fisica, in campi che sono altri?

Fin dai tempi di Aristotele, e ancora ai tempi del fisico svizzero Albert Einstein, la filosofia e le scienze naturali sono sempre state in profondo dialogo, e questo dialogo ha portato frutti in entrambe le discipline. Non sempre il dialogo è semplice, soprattutto a causa della specializzazione richiesta per fare ricerca nel campo della filosofia e delle scienze naturali. Ma dal mio punto di vista non c’è motivo di pensare che una delle due debba avere un posto di preminenza rispetto all’altra. Ognuna ha la sua metodologia, e ogni possibile interazione va vagliata con la cura e l’attenzione che merita.

Le teorie scientifiche di fatto sono in continuo processo di possibile revisione o come si dice sottoposte a «falsificazione», questo non pone problema alla filosofia e alla teologia che dialoga con esse?

«Ogni teoria nelle scienze naturali è soggetta per lo meno alla possibilità di essere messa in dubbio. Ma lo stesso vale anche per la filosofia. E l’evoluzione che la filosofia ha subito attraverso i secoli si è in una certa misura trasmessa anche alla teologia, che, se messa a confronto con sistemi concettuali diversi può rielaborare il dato di fede in maniere diverse, e a volte molto illuminanti. L’esempio classico in questo ambito è quello della teologia di Tommaso d’Aquino e dei suoi contemporanei, che si è nutrita della riscoperta in Europa della filosofia aristotelica. In un certo senso, oggigiorno sta avvenendo un processo analogo, nel quale una certa tradizione filosofica, la filosofia analitica contemporanea, sta offrendo nuove prospettive che portano filosofi della religione e teologi contemporanei ad approfondire il dato di fede sotto una luce diversa».

Un appunto che si fa, forse più alla predicazione che alla teologia in questi ultimi anni, è una certa distrazione riguardo all’escatologia, quindi alle questioni relative anche alla vita eterna. Pensiamo alla questione della resurrezione del corpo che apre ad una infinità di domande e che è centrale alla fede cristiana…

Se questo è forse vero per una certa teologia contemporanea, non è vero per la tradizione filosofica in cui mi trovo a lavorare, che è appunto quella analitica. La filosofia analitica presenta forti affinità con quella classica di Aristotele e Tommaso, nelle domande che si pone, nelle metodologie che adotta e talvolta anche nelle risposte che propone. E non teme di affrontare con coraggio temi difficili ma anche fondamentali per tutti noi, come il tema dell’esistenza e alla natura di Dio, o quello della vita dopo la morte

      Il Convegno dal 24 al 28 giugno

IAPT9 è il più importante congresso mondiale dedicato alla filosofia del tempo. Si svolge in USI dal 24 al 28 giugno 2024, con più di 150 partecipanti registrati, tra cui 50 relatori, provenienti da tutto il mondo. Il congresso è organizzato dal Prof. D. Costa e il Dr. C. Mariani, e finanziato attraverso il loro progetti di ricerca finanziati dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica. Informazioni su www.iapt9.usi.ch

Il professor Damiano Costa, vicedirettore dell'Istituto di Studi Filosofici (ISFI) della Facoltà di teologia di Lugano | © catt
24 Giugno 2024 | 16:45
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