Da sinistra: Bolzani, Izzi, Krienke, Busacca, Cris Quidome, don Gerald Ani e Walter Lisetto.
Ticino e Grigionitaliano

Al Cittadella di Lugano un dibattito alla vigilia di Europei e Olimpiadi

di Cristina Vonzun 

Vanno in campo tra una settimana in Germania gli Europei di calcio e quest’estate Parigi ospiterà i Giochi Olimpici. Le nostre città si stanno organizzando con gli schermi giganti che per un mese consentiranno a tantissimi ticinesi di approfittare di bellissime occasioni di condivisione e amicizia.

La spiritualità e le religioni cos’hanno a che fare con lo sport e i valori che vorrebbe trasmettere, sia agli atleti professionisti che agli amatori e ai tanti giovani praticanti? Se ne parla in Vaticano, dove si è svolto un recente convegno pre Olimpico che ha ripreso un tema caro a papa Francesco, titolo di un suo documento sullo sport «Mettere in gioco la vita», ma se ne è parlato anche a Lugano, al Centro Cittadella, dove giovedì sera la palla è andata in campo per un dibattito con diversi ospiti tra i quali Massimo Busacca, già arbitro internazionale. Lo sport ha un valore educativo innegabile per i comportamenti e il rispetto che trasmette verso certi valori come l’impegno, l’ascesi, la disciplina, la fatica, l’amicizia, la condivisione, il rispetto dell’avversario, la competizione, nel senso di competere insieme, valori che si ritrovano nelle religioni e che hanno un legame con la spiritualità, come è stato sottolineato dai presenti, moderati da Antonio Bolzani. E ancora lo sport aiuta a metabolizzare le sconfitte e a ripartire nella vita: una prospettiva necessaria ai giovani –basta pensare all’episodio di lunedì alla Commercio di Bellinzona. Don Gerarld Ani, parroco di Grancia e Barbengo e in questa veste organizzatore anche di un torneo di calcio per l’Oratorio, ha sottolineato la dimensione aggregativa e inclusiva dello sport di squadra; Stefano Izzi, presidente dell’Ass. Cittadella, ha parlato della forza interiore che lo sport sa trasmettere nel portare avanti i propri obiettivi, anche quando arrivano le salite, cioè le malattie, gli incidenti, quegli eventi che tutti quanti, prima o poi, sperimentiamo.

Cris Quidome, con la sua esperienza pluriennale nel basket in Ticino, anche in qualità di allenatore e responsabile di squadra, ha sottolineato il grande valore educativo dello sport per i giovani, quel «giocare per imparare » la vita, messo in luce da Bolzani.

Walter Lisetto, presidente degli In-SuperAbili ha ripreso le domande di senso che sorgono davanti ad un incidente e che trovano nello sport una proposta di risposta, di riorganizzazione e riappropriazione del gusto di vivere. Poi l’amicizia: l’inclusione nello sport è anche questo: non c’è differenza tra volontario, monitore e partecipante, insieme si è amici che si fa sport e si condivide.

Il prof. Markus Krienke, della Facoltà di teologia, ha ripreso il concetto di perfezionamento, molto importante a livello sportivo, paragonandolo con il percorso di fede verso una trascendenza: come si trascende l’atleta, così si trascende il credente.

Massimo Busacca e la fede in Dio

Ricca e toccante la testimonianza di Massimo Busacca che ha affrontato l’altra faccia della medaglia nel rapporto tra sport e spiritualità: cosa la spiritualità offre al mondo dello sport. Busacca ha semplicemente raccontato la sua fede, come credere in Dio lo abbia aiutato e sostenuto a livello interiore nel vivere grandi arbitraggi sportivi internazionali, ad esempio la finale di Champion. Colui che è stato il miglior arbitro al mondo, considera la fede un punto di appoggio decisivo: «Mi sono trovato spesso in situazione difficili e ho messo tutto nelle mani di Dio». Gli esempi che Busacca ha portato sono stati diversi e toccanti e hanno aiutato a capire che se è vero che «l’allenamento è la preghiera quotidiana dello sportivo, la preghiera è l’allenamento della vita del credente». Così la dimensione spirituale aiuta ad acquisire un senso di giusta misura di sè e di abbandono in Dio che vale per tutti, ma può aiutare a maggior ragione gli sportivi d’élite. La conferma viene se si intervista chi lavora in Svizzera accanto ad atleti di élite come assistente spirituale (c’è una formazione ecumenica oltre Gottardo) e tra l’altro le stesse Olimpiadi di Parigi offriranno una tenda per tutte le religioni, con la presenza di accompagnatori spirituali.

Il pregio del dibattito di giovedì sera, è stato però anche quello di aver lanciato la palla al centro del campo in Ticino, tornando ad esempio a parlare del valore dell’oratorio come luogo di gioco libero, quel gioco che è espressione della dimensione ludica dello sport, che insieme alla performance e all’apprendimento costituisce la triade di ogni esperienza sportiva, anche quella agonistica, se non la si vuole disumanizzare. Il gioco – qualcuno lo ha ricordato – è espressione della gratuità di Dio ed è in Dio (pensiamo a Dio che si diletta, come si legge nella Bibbia, giocando con la Sapienza). Papa Wojtyla definiva lo sport un cammino spirituale e Francesco ne esalta continuamente i valori.

Da sinistra: Bolzani, Izzi, Krienke, Busacca, Cris Quidome, don Gerald Ani e Walter Lisetto. | © catt.ch
9 Giugno 2024 | 08:58
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