di Cristina Uguccioni
Il 26 settembre papa Francesco si è recato in Lussemburgo mentre da ieri è in Belgio, dove si tratterrà sino a domani, domenica 29, giornata nella quale è prevista la messa nello stadio di Bruxelles. Nel programma del viaggio sono anche presenti due incontri con i docenti e gli studenti della celebre e prestigiosa Università Cattolica di Lovanio (oggi divisa in due atenei) che nel 2025 celebrerà il suo 600.mo anniversario di fondazione. Di questo viaggio dialoga Catholica e catt.ch padre Benoît Lobet, decano della Cathédrale des Saints Michel et Gudule di Bruxelles, e in passato docente presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lovanio.
Come descriverebbe la Chiesa belga?
«La nostra Chiesa, un tempo fiorente, è diventata piccola: il numero dei fedeli, dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose è fortemente diminuito. Anche istituzioni un tempo cattoliche – come, ad esempio, alcuni ospedali – ora sono laiche. La nostra è una Chiesa piccola che trova il suo posto nella società dialogando con le altre religioni e con le istituzioni laiche presenti sul territorio. Un nunzio presso l’Unione Europea un giorno mi disse che il Paese più ateo che aveva conosciuto era proprio il Belgio. Effettivamente l’avanzare tumultuoso della secolarizzazione ha investito il nostro Paese in modo speciale. Qui c’è ateismo, ma direi che, soprattutto, c’è una grande, diffusissima indifferenza pratica verso ogni religione. Papa Francesco si reca molto spesso nelle periferie geografiche: il Belgio, collocato al centro dell’Europa, non può essere considerato una periferia geografica: ma sicuramente è una periferia esistenziale. E noi cattolici siamo un piccolo gregge».
Tra i fedeli questa situazione è maggiormente causa di sconforto e scoraggiamento o di volontà lieta di raccogliere la sfida continuando a seminare il buon seme evangelico?
«Direi che sono presenti entrambi gli atteggiamenti: non pochi cattolici sono tristi, scoraggiati: si dolgono e si lamentano. Ma c’è anche una generazione di fedeli che non si lascia abbattere e considera questa situazione un’occasione per ripartire con slancio, per riprendere gli elementi essenziali della fede e farla dialogare con tutte le componenti della società belga. Personalmente considero e vivo l’attuale situazione come un’occasione per ripartire, con entusiasmo: noi cattolici abbiamo molto da offrire. Da Papa Francesco, anche negli incontri di oggi e nella messa di domani, ci aspettiamo parole di incoraggiamento e di speranza, pensieri sulla beatitudine che c’è nell’aprirsi agli altri e spendersi per loro, indicazioni su come vivere da cristiani in una società che non è più cristiana».
Quali sono i problemi maggiori che affliggono la società belga?
«Quella belga è una società fortemente individualista e molto ricca. La diffusa ricchezza genera avidità e spinge le persone a volere sempre di più. È inoltre una società molto liberale, sia dal punto di vista morale che economico. Una nota indubbiamente positiva: il popolo belga è generoso».
In Belgio, segnato – come lei diceva – da grande indifferenza verso la religione, c’è stata attesa per la visita del Papa?
«È paradossale, ma c’è stata davvero grande attesa. Le persone erano contente e impazienti di accoglierlo e ascoltare le sue parole. Porto un esempio: domani, com’è noto, il Papa celebrerà la messa nello stadio di Bruxelles intitolato a re Baldovino. È lo stadio più capiente del Belgio, accoglie 50.000 persone. Ebbene, i posti per partecipare alla messa sono andati esauriti nell’arco di soli 90 minuti. Anche gli organizzatori sono rimasti stupefatti».
Se dovesse indicare una qualità speciale della Chiesa belga quale segnalerebbe?
«La nostra è una Chiesa vitale, che ha fatto del dialogo operoso con le diverse componenti della società il suo stile. Sono convinto che essere Chiesa in dialogo sia estremamente importante, decisivo in questo passaggio storico, specie in Occidente. Nel dialogo la Chiesa non smarrisce se stessa ma ritrova i tratti più belli e profondi della sua identità. Per questo mi spendo per costruire occasioni di dialogo».
In particolare, quali iniziative pastorali o culturali ha avviato di recente?
«Domani, nel corso della messa, sarà beatificata suor Anna di Gesù (Ana de Lobera y Torres, 1545-1621), carmelitana spagnola, inviata in Belgio dall’amica e maestra Teresa d’Avila. In occasione di questa beatificazione ho invitato a tenere una conferenza la professoressa Julia Kristeva, intellettuale non credente che in passato ha scritto un libro molto bello su Teresa d’Avila. La sua riflessione verterà sulla ricchezza del carisma carmelitano, un carisma che va considerato un dono per l’intera società, la quale può ad esso ispirarsi per ritrovare la pace interiore. Questa è solo una delle molte iniziative che la Cattedrale ha promosso. Sul piano culturale organizziamo incontri e conferenze sui grandi temi che interessano la società, per mostrare con letizia, e senza alcuna arroganza, il punto di vista cristiano e i doni che il cristianesimo offre affinché ogni creatura possa edificare una vita buona e una felice relazione con Dio».
Oggi, 28 settembre, nel contesto del suo viaggio in Belgio e Lussemburgo, il Papa si recherà nella basilica del Sacro Cuore di Koekelberg, a 10 chilometri da Bruxelles., dove alle 10 si svolgerà l’incontro con i vescovi e con una vittima di abusi, prima del discorso del Papa. Alle 16 l’incontro all’Università cattolica di Lovanio. Qui il Papa pronuncerà un discorso e compirà un gesto simbolico per il 600° anniversario dell’ateneo. Alle 17.15 Francesco si recherà al Collegio Saint Michel, per l’incontro con i Gesuiti. Domani, domenica 29 settembre, infine, Francesco si recherà allo stadio di Bruxelles – che può ospitare oltre 50 mila persone – per la messa di beatificazione di Anne de Jesus, alle 10. Alle 11.30 il rientro in sagrestia e mezz’ora dopo il trasferimento alla base aerea. Alle 12.15 la breve cerimonia di congedo, prima della partenza prevista alle 12.45 con arrivo a Fiumicino alle 14.55. Dirette su TV2000. (red)
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