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  • Cecilia Sala e le migliaia di stranieri ‘dimenticati’ nelle carceri iraniane

    Cecilia Sala e le migliaia di stranieri ‘dimenticati’ nelle carceri iraniane

    Teheran (AsiaNews) - La vicenda della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata in Iran e poi rilasciata, ha riportato alla ribalta delle cronache la “diplomazia degli ostaggi”. Una pratica consolidata dalla Repubblica islamica sin dagli albori della sua storia, con l’assalto all’ambasciata Usa e il sequestro di 52 diplomatici americani al suo interno, tenuti prigionieri dal 4 novembre 1979 al 20 gennaio 1981.

    Gli arresti arbitrari sono proseguiti nel tempo e spesso hanno coinvolto giornalisti, come avvenuto nel 2009 con la statunitense Roxana Saberi in prigione da gennaio a maggio 2009 in seguito alla condanna, ridotta e poi sospesa, per “spionaggio”.

    Tuttavia, ad oggi vi sarebbero “solo” sei occidentali nelle prigioni di Teheran, su un totale di oltre 8mila detenuti stranieri in grande maggioranza di origine afghana, che rappresentano anche il dato più consistente di non-iraniani impiccati nelle prigioni del Paese in seguito a condanna a morte. 

    Analisti ed esperti ricordano che, proprio a partire dalla crisi degli ostaggi Usa, la Repubblica islamica ha sfruttato la detenzione di cittadini stranieri (occidentali) anche per lunghi periodi, per utilizzarli come moneta di scambio coi rispettivi governi e nei rapporti con le altre nazioni.

    Stranieri e immigrati con doppia cittadinanza, vittime di arresti arbitrari e condanne sommarie con “violazioni del giusto processo” e sentenze “politicamente motivate” come emerge in un rapporto di Human Rights Watch (Hrw).

    Oltre alla giornalista italiana, gli “occidentali” oggi detenuti nelle carceri iraniane sono: Nazak Afshar, cittadina francese, in cella dal 12 marzo 2016; il medico iraniano-svedese Ahmad Reza Djalali, arrestato nell’aprile 2016 e condannato a morte con l’accusa di spionaggio e tradimento; l’iraniano-canadese Abdolrasoul Dorri-Esfahani, condannato per spionaggio e in cella dall’agosto 2016; il tedesco Nahid Taghavi, in carcere dal 2020, così come Mehran Raoof, originario del Regno Unito. Fra gli iraniani con “permesso di residenza permanente” negli Stati Uniti oggi in carcere in Iran vi sono l’attivista curdo Afshin Sheikholeslami Vatani (dal 2020) e Shahab Dalili (dal 2016). 

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