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  • Il direttore di Caritas Ticino: «Dall’enciclica Laudato si’, un luogo per riflettere e agire»

    Il direttore di Caritas Ticino: «Dall’enciclica Laudato si’, un luogo per riflettere e agire»

    di Laura Quadri 

    Due giorni di festeggiamenti, un progetto altamente innovativo da inaugurare – un Centro di ecologia integrale ispirato all’enciclica di Papa Francesco, la Laudato si’ – in un luogo simbolo della produzione agricola ticinese: il Piano di Magadino. Si configura così il progetto messo in campo da Caritas Ticino, che intende promuovere, nei nuovi spazi di S. Antonino affiancati all’azienda agricola biologica dell’associazione, già esistente, una piattaforma di scambio intellettuale sul tema dell’ecologia sociale. Un Convegno, il 20 settembre, proprio su questo tema, e la giornata di porte aperte prevista per il 21, permetteranno alla popolazione di conoscere da vicino l’iniziativa, della quale, in anteprima, ci parla il Direttore di Caritas Ticino, Stefano Frisoli.

    Stefano Frisoli, come nasce l’iniziativa di questo Centro?

    «La nascita del nuovo Centro di ecologia integrale fa parte di un processo di riflessione che ci coinvolge ormai da tanto ed è legato alle nostre attività e all’esperienza oramai trentennale nelle misure di inserimento socio-professionale per persone in disoccupazione e al beneficio dell’assistenza sociale. Il lavoro praticato accanto a persone alla ricerca di un rilancio personale e professionale, ha trovato nelle nostre attività un modo originale di profilarsi. Dai nostri negozi dell’usato che compiono quest’anno 35 anni di storia, all’adozione nel 2013, ad esempio, del metodo biologico da parte della nostra azienda agricola “CatiBio”. Tutto questo ha generato un desiderio di approfondimento: cosa vuol dire per un’attività come quella promossa da Caritas Ticino, che viene in supporto, in vario modo, alle fragilità sociali, promuovere un’ecologia sociale? Con lo spostamento dell’azienda da Pollegio a S. Antonino, è quindi nata anche l’esigenza di fare un piccolo passo: avere un luogo che potesse dare forma a queste idee e riflessioni».

    Quali attività verranno promosse in futuro in questo luogo?

    «Il Centro nasce all’interno delle strutture dell’azienda agricola e dall’esperienza del lavoro accanto a persone che sono in cerca di un’occupazione. Vorremmo anche che fosse un luogo in cui si promuova la formazione legata a tutte le tematiche della Laudato si’: quella, ad esempio, di un’economia del territorio che abbracci la sostenibilità ambientale, ma anche quella dell’inclusione sociale, un’esperienza che Caritas fa a più livelli. Gli spazi del Centro saranno dunque a disposizione, oltre che per la nostra attività formativa, per l’attività convegnistica e di promozione, workshop, e incontri di enti e istituzioni che condividono con noi questi valori».

    Possiamo anticipare alcuni temi del Convegno?

    «Il Convegno si dividerà in due parti. Al mattino, alcune relazioni tematiche approfondiranno il valore dell’agricoltura sociale, illustrando quali esperienze ci sono al riguardo in Europa e quale può essere il suo impatto sul benessere delle persone. Si parlerà anche di biodiversità nella logica dell’economia di Francesco e si toccherà il tema del turismo ecologico: immaginarsi dei luoghi che spingano le persone non solo a viaggiare e consumare, ma che le coinvolgano in un incontro personale; il viaggio, dunque, come fonte di connessioni e relazioni. Al pomeriggio ascolteremo invece la testimonianza di alcune esperienze concrete, di realtà che già vivono tutto questo».

    Quali sono gli elementi alla base dell’ecologia sociale, così come la intende Caritas Ticino?

    «L’idea di fondo è che il tema del “green” non sia tanto e solo una modalità di fare puntualmente attività sostenibili dal punto di vista ecologico, bensì un modello profondamente diverso di intervento territoriale. Oggi siamo abituati a pensare che l’attuale sistema economico possa essere unicamente contenuto agendo sul diritto dei lavoratori o sul suo impatto ambientale, ma non lo si mette mai in discussione in quanto modello. Al contrario, Caritas vorrebbe promuovere un modello alternativo, che oltre a produrre ricchezza materiale, ne produca una di tipo valoriale: la crescita degli individui e della comunità».

    Può farci un esempio concreto?

    «Se si tratta, ad esempio, di rispondere al bisogno di cibo, possiamo iniziare a parlare di una produzione che non necessariamente debba essere appaltata ad altri, ma ragionare su una relazione di prossimità, in cui l’agricoltura svolga il suo ruolo nei limiti del territorio e di contesto che ci sono dati. L’economia sociale è anche questo: accorciare le filiere, rendere consapevoli i consumatori su quanto acquistano, interrogarsi sul concetto di “locale” e su quanto impatta ambientalmente ciò che comperiamo. Tutto questo diventa cultura, scelta, riflessione e una crescita in termini di competenza nei territori in cui si sviluppano queste esperienze».

    Quale il suo auspicio finale per questo nuovo inizio?

    «Il Centro vorrebbe essere oltre che un’infrastruttura, un luogo che testimoni una visione diversa delle cose, nella quale l’inclusione sociale passi anche dalla creazione di un modello socio-economico differente. Tra qualche tempo, speriamo di accorgerci che, a questo scopo, serve ancora un po’ di spazio in più».

    Vedi il programma dettagliato del convegno e dell'open day

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