In una terra dove la Cattedrale è la principale moschea del Paese sono unite dal "tunnel della fraternità", laddove la più popolosa nazione islamica al mondo si è strutturata su un particolare Islam “dell’arcipelago” (nusantara nella lingua locale) che fa dell’armonia e della coabitazione con le altre religioni un modello di vita, Papa Francesco sottolinea l’impegno della Chiesa cattolica a sviluppare ancora di più il dialogo interreligioso, per contribuire al bene comune della nazione.
Dopo l'arrivo ieri, Papa Francesco comincia a entrare nel vivo della prima tappa del suo viaggio in Asia e Oceania, il più lungo del pontificato, con l’incontro con le autorità di Jakarta. Cerimonia di benvenuto, incontro con il presidente Joko Widodo nel Palazzo Presidenziale, e poi il tradizionale incontro con il Corpo Diplomatico e con le autorità del Paese. Un discorso che, come sempre, tratteggia le grandi sfide della nazione, e il ruolo della chiesa Cattolica nel Paese.
Papa Francesco, sempre in sedia a rotelle, è accompagnato da monsignor Markus Solo Kewuta, missionario verbita, indonesiano di nascita, un esperto del dialogo islamo-cristiano, dal 2007 in forze al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – diventato Dicastero per il Dialogo Interreligioso dopo la riforma della Curia.
Nel suo discorso, Papa Francesco sottolinea che il popolo indonesiano è caratterizzato dal “mutuo rispetto per le specifiche caratteristiche culturali, etniche, linguistiche e religiose di tutti i gruppi umani di cui si compone l’Indonesia”, ne sottolinea il motto “Uniti nella diversità” (Bhinneka tunggal ika), rimarca che “l’armonia nel rispetto delle diversità si raggiunge quando ogni visione particolare tiene conto delle necessità comuni e quando ogni gruppo etnico e confessione religiosa agiscono in spirito di fraternità, perseguendo il nobile fine di servire il bene di tutti”.
Papa Francesco chiede di “difendere da ogni sbilanciamento” quello che lui chiama un “saggio e delicato equilibrio tra la molteplicità delle culture e delle differenti visioni ideologiche e le ragioni che cementano l’unità”.
Il Papa sostiene che questo è “un lavoro artigianale affidato a tutti, ma in maniera speciale all’azione svolta dalla politica, quando essa si pone come obiettivo l’armonia, l’equità, il rispetto dei diritti fondamentali dell’essere umano, uno sviluppo sostenibile, la solidarietà e il perseguimento della pace, sia all’interno della società sia con gli altri popoli e Nazioni”.
Ma se la responsabilità è prima di tutto della politica, c’è anche sul territorio una Chiesa Cattolica che “desidera incrementare il dialogo interreligioso”, perché così “si potranno eliminare i pregiudizi e far crescere un clima di rispetto e fiducia reciproca, indispensabile per affrontare le sfide comuni”.
Tra le sfide, c’è quella di “contrastare l’estremismo e l’intolleranza, i quali, distorcendo la religione, tentano di imporsi servendosi dell’inganno e della violenza”, mentre "l'avvicinarsi, l'ascolto degli altri, crea la fratellanza, e questa è una cosa molto bella".
Oltre al dialogo interreligioso, la Chiesa Cattolica intende anche – dice Papa Francesco. – “rafforzare la collaborazione con le istituzioni pubbliche e altri soggetti della società civile, ma mai proselitismo, per incoraggiare la formazione di un tessuto sociale più equilibrato e per assicurare una distribuzione più efficiente ed equa dell’assistenza sociale”.
D’altronde, nota il pontefice, il Preambolo della Costituzione Indonesiana fa per due volte “riferimento a Dio onnipotente e alla necessità che la sua benedizione scenda sul nascente stato dell’Indonesia”, ma parla anche di “giustizia sociale” per due volte – due temi che si uniscono a quello della unità nella diversità, rappresentando tutti insieme i principi fondamentali della nazione indonesiana.
Eppure, nel mondo – afferma Papa Francesco – ci sono “tendenze che ostacolano lo sviluppo della fraternità universale”, sorgono conflitti che sono spesso il risultato di “di una mancanza di rispetto reciproco, della volontà intollerante di far prevalere a tutti i costi i propri interessi, la propria posizione, o la propria parziale narrazione storica, anche quando ciò comporta sofferenze senza fine per intere collettività e sfocia in vere e proprie guerre sanguinose”.
Papa Francesco guarda anche alle tensioni che si sviluppano “all’interno degli Stati, per la ragione che chi detiene il potere vorrebbe tutto uniformare, imponendo la propria visione anche in questioni che dovrebbero essere lasciate all’autonomia dei singoli o dei gruppi associati”.
Il Papa lamenta che in molte situazioni “manca un effettivo e lungimirante impegno per costruire la giustizia sociale”, e da qui il dramma di “una parte considerevole dell’umanità lasciata ai margini”, indifesa di fronte a “gravi e crescenti squilibri sociali”, parte considerevole dell'umanità viene lasciata ai margini, senza i mezzi per un'esistenza dignitosa e senza difesa per far fronte a gravi e crescenti squilibri sociali, che innescano acuti conflitti". E - ha aggiunto Papa Francesco a braccio - come si risolve questo? Con una legge di morte, limitando le nascite". Invece "voi in Indonesia - ha poi aggiunto sempre a braccio - avete famiglie con 4 o 5 figli, e questo va bene, continuate avanti così". Tornando sulla crisi delle nascite ha poi concluso: "Forse queste famiglie preferiscono avere un gatto o un cagnolino, invece di un figlio" (e qualcuno, dalla folla, nota che “è vero”).
E ancora, denuncia, in alcuni contesti “si ritiene di poter o dover prescindere dal ricercare la benedizione di Dio, giudicandola superflua per l’essere umano e per la società civile, che si dovrebbero promuovere con le loro proprie forze, ma che, così facendo, incontrano spesso la frustrazione e il fallimento”.
Il Papa ammette che “vi sono casi in cui la fede in Dio viene continuamente posta in primo piano, ma spesso per essere purtroppo manipolata e per servire non a costruire pace, comunione, dialogo, rispetto, collaborazione, fraternità, ma per fomentare divisioni e accrescere l’odio”. Allo stesso tempo si rallegra che “di fronte a queste ombre, la filosofia che ispira l’organizzazione dello Stato indonesiano manifesti saggezza ed equilibrio”. E questo vale anche se “a volte, nel corso delle vicende storiche, i principi ispiratori sopra richiamati non sempre hanno avuto la forza di imporsi in ogni circostanza”.
Concludendo il discorso, Papa Francesco auspica “che tutti, nel loro quotidiano agire, sappiano trarre ispirazione da questi principi e renderli effettivi nell’adempimento ordinario dei rispettivi doveri, perché opus justitiae pax, la pace è frutto della giustizia”.
Infatti, chiosa il Papa, “l’armonia si ottiene quando ciascuno si impegna non solo per i propri interessi e la propria visione, ma in vista del bene di tutti, per costruire ponti, per favorire accordi e sinergie, per unire le forze allo scopo di sconfiggere ogni forma di miseria morale, economica, sociale, e promuovere pace e concordia”.
fonte: acistampa/red
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