di Silvia Guggiari
Il 3 agosto 2025, esattamente cento anni e un mese dopo la morte avvenuta il 4 luglio 1925, Pier Giorgio Frassati diventerà santo. Giovane torinese, Frassati morì a 24 anni, a causa di una poliomielite fulminante. Nella sua breve vita, scelse di spendersi per i poveri, assistendo malati e diseredati, ma anche impegnandosi nell’università e nella vita politica. Martedì 15 aprile, nella chiesa di San Giorgio a Morbio Inferiore (ore 20.30 ingresso libero), la compagnia teatrale «Exire», in collaborazione con l’associazione «Culturainsieme», debutterà con lo spettacolo dedicato al giovane torinese. A presentarcelo è Sergio Di Benedetto, drammaturgo.
«Hanno visto che era un uomo» è il titolo della pièce teatrale che debutterà martedì a Morbio. A cosa si riferisce?
Tra gli articoli pubblicati alla morte del giovane, ne ho trovato uno firmato da Filippo Turati del Partito Socialista in cui si legge: «Era veramente un uomo questo Pier Giorgio Frassati». Sette anni dopo, Giovanni Battista Montini, assistente della FUCI e futuro Paolo VI, durante una commemorazione dedicata a Frassati si chiede: «che cosa hanno visto coloro che sono rimasti affascinati da Frassati? Hanno visto che era un uomo». L’idea che mi ha colpito molto è che sia Turati sia Montini su opposti fronti avevano riconosciuto l’umanità di Frassati.
Cosa colpisce di questo giovane figlio dell’alta borghesia torinese?
Frassati era impegnato in tante cose: università, politica, una realtà familiare piuttosto faticosa, l’attività di carità, l’attività intellettuale con i vari circoli cattolici, le amicizie, le gite in montagna, le gare di sci. Tutto questo come può unificarsi in un ragazzo di poco più di vent’anni? Leggendo i suoi testi e le sue lettere si intuisce che ogni cosa che faceva era vissuta da cristiano: nello spettacolo emerge chiaramente questo aspetto, ovvero che «Cristo unifica».
Come si sviluppa lo spettacolo?
Nessuno dei familiari sapeva realmente chi fosse Pier Giorgio; ci sono lettere e testimonianze che lo dicono. Quando il giorno del funerale accorrono centinaia di poveri e di persone molto umili, per la famiglia è come se ci fosse un disvelamento, un’apocalisse, perché scopre che il Pier Giorgio che avevano in mente loro non era il Pier Giorgio reale. Lo spettacolo parte proprio da questo episodio: in scena ci saranno la sorella, un amico, una donna povera aiutata da Frassati e sul finale il padre che – come avvenuto nella realtà – vuole indagare e capire chi era realmente questo figlio.
È stato Pier Giorgio a tenere nascosti certi suoi lati o è stata la famiglia a non voler vedere?
Secondo me entrambe le cose: da una parte c’è il grande riserbo di Pier Giorgio che compie azioni di carità in maniera molto riservata e discreta. Non dobbiamo dimenticare che Pier Giorgio è il figlio del senatore Frassati, proprietario del quotidiano «La Stampa» e ambasciatore italiano a Berlino: fa le cose senza far pesare il suo cognome. Dall’altra parte, la famiglia, quando viene a sapere qualcosa, etichetta tutto questo come «cose insolite» e «follie giovanili», non andando mai oltre all’apparenza. Ci ha stupito questo aspetto, tanto che abbiamo inserito una sorta di riflessione sulla famiglia attuale attraverso dei piccoli monologhi: che cosa vuol dire oggi essere madre, essere padri, essere fratelli e sorelle?
Cosa può dirci oggi un giovane morto 100 anni fa?
Togliendo la patina devozionale, direi che ci può dire almeno tre cose. La prima è che Frassati cerca di essere coerente in tutti gli ambiti: non è un cristiano che vive la dimensione della fede solamente in privato, ma la vive anche nel pubblico e nell’impegno politico, opponendosi al fascismo in maniera molto forte. Il secondo aspetto che sottolineo è la vita di carità che lo porta a un servizio continuo agli ultimi e ai poveri senza far pesare il suo nome. In un tempo di social, l’idea che la carità si faccia in silenzio a me sembra un messaggio potentissimo. Terzo aspetto è la preghiera che Pier Giorgio vive in una relazione personale con Dio. Infine, aggiungerei un quarto aspetto, ovvero che Frassati non cerca il conflitto ma ha sempre il coraggio delle proprie idee. Non è cristiano a parole ma nei fatti.