Calendario romano Mc 6,7-13 / XV Domenica del Tempo ordinario
di Dante Balbo*
Abbiamo gli armadi pieni di vestiti, come sanno bene i miei colleghi di Caritas Ticino, che raccolgono più di 400 tonnellate l’anno di tessili. Nella Palestina dei tempi messianici l’armadio lo portavano addosso, con due tuniche: una buona e l’altra di riserva. Per questo Gesù consiglia di indossarne una sola, riducendo all’essenziale il corredo degli Apostoli, che invia ad annunciare il Vangelo. Niente denaro nella cintura, non per sostituirlo con le carte di credito, ma per potersi affidare alla Provvidenza di Dio, nell’incontro con coloro che li avrebbero ospitati.
Solo i sandali e un bastone, per proteggere i piedi e permettere un cammino lungo e instancabile.
Da 30 anni partecipo a riunioni ecclesiali, dove si fanno piani pastorali, annuali, quinquennali, decennali, quasi tutti destinati a naufragare come le risoluzioni ONU sul dimezzamento della povertà. Gesù non fa riunioni di pianificazione, ma offre strumenti efficaci. Gli apostoli sono invitati a scacciare i demoni che opprimono, le malattie che abbattono, portando la speranza spesso nascosta sotto la cenere del fallimento.
Come il profeta Amos della prima lettura della XV domenica del Tempo ordinario, anche noi non abbiamo scelto la nostra missione profetica, ma è stato Dio a chiamarci; come San Paolo nella lettera agli Efesini, nel suo Inno Cristologico, siamo supportati da una rivelazione straordinaria: Dio ci ha amati prima ancora che ci fosse il mondo. Senza questa certezza, confermata non ideologicamente, ma dalla vita stessa del Messia, dalla sua offerta consapevole fino alla morte e resurrezione, saremmo costretti a contare solo su noi stessi, per trasmettere un pensiero, una tecnica vincente, una strategia di marketing. Il nostro viaggio allora sarà gioioso e leggero: padroni come se tutto fosse nostro, ma grati come se nulla ci appartenesse e tutto fosse dono. Come i proverbiali cammelli, potremo passare liberi per la cruna dell’ago che è la porta del cielo. *Dalla rubrica televisiva Il Respiro spirituale
Calendario ambrosiano Mc 10, 35-45 / VIII Domenica dopo Pentecoste
di don Giuseppe Grampa
È importante che questa pagina sia stata conservata nei Vangeli. Infatti i due apostoli i fratelli Giacomo e Giovanni non ci fanno una gran bella figura, anzi. Eppure il redattore del vangelo non ha censurato questo episodio che svela un lato meschino dei due apostoli, il loro desiderio di assicurarsi i primi posti nel futuro Regno che erano sicuri Gesù avrebbe realizzato.
Che tale discussione ritorni tre volte nei vangeli è segno che la spartizione del potere nel futuro Regno, doveva esser preoccupazione dominante nella cerchia dei dodici apostoli. Infine questa discussione attesta quanto le aspettative dei discepoli fossero lontane dalle intenzioni di Gesù: possiamo dire che fino alla fine, quando Gesù si separerà definitivamente da loro, i discepoli aspettano la realizzazione sulla terra di quel Regno nel quale essi avranno le poltrone più prestigiose. Si aspettano un potere che potranno spartirsi e infatti l’ultima domanda che rivolgono a Gesù è: «Signore è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?» (At 1,6). Ma di questa pagina non dobbiamo solo sottolineare l’atteggiamento dei discepoli così lontano da quello di Gesù: ma soprattutto cogliere la fisionomia di Gesù che qui si presenta come «colui che è venuto non per farsi servire ma per servire e dare la propria vita». Con questa parola Gesù non offre solo un grande messaggio morale ma più profondamente svela il senso della sua intera esistenza: in lui servire non è solo atteggiamento di umile disponibilità ma è radicale decisione di dare tutto se stesso per noi. Quanta retorica si fa a proposito del servizio: si dice che chi ha il potere, quello politico in particolare, è al servizio della gente, ma purtroppo quante volte vediamo che l’esercizio del potere è al servizio dei propri personali interessi. Non voglio alimentare il già troppo diffuso qualunquismo: ma l’evangelo di oggi impone a chiunque eserciti qualche forma di potere, nella chiesa come nella società, di farlo come servizio. Pia illusione?
Intervista a fra’ Michele Ravetta, cappellano delle strutture carcerarie cantonali.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)