Calendario romano III Domenica di Avvento
di Dante Balbo*
C’è una fase dello sviluppo dei bambini che affascina e preoccupa i genitori: quando cominciano a chiedere «perché?». Crescendo, si smette di chiedere, non solo ai genitori, ma anche a sé stessi e ci si accontenta di quello che la vita propone, senza più interrogarla. La domanda non può essere cancellata dal cuore dell’uomo, perché riguarda il senso di quello che fa, di ciò che rende ragione dello stare al mondo. I genitori ebrei ai loro figli, quando tornano da scuola, non chiedono cosa hanno imparato, ma cosa hanno chiesto. Il rapporto del popolo d’Israele con il suo Dio è pieno di domande e il Signore stesso chiede sempre, a partire da Adamo. Una relazione affettiva è fatta spesso di domande: Mi ami? quanto mi ami? Mi vuoi? Il Vangelo della III domenica di Avvento è una domanda a Giovanni Battista, per sapere se lui sia il Messia atteso. Egli lo nega, ma poi risponde alla richiesta che sale dal suo cuore. Se non sei il Prescelto, chi sei?«Sono uno che aspetta, che grida nel deserto del mondo che non si spenga la domanda nel cuore dell’uomo, che continui a germogliare la speranza nell’attesa di colui che deve venire». L’abitudine uccide gli interrogativi nel profondo del nostro attendere. Passa l’Avvento, il Natale, la Pasqua, in un ritmo sempre uguale, di anno in anno, un po’ affannato, perché il tempo sembra volare.
La meraviglia per quello che di giorno in giorno ci viene incontro, la curiosità per ciò che sta oltre, nutrono il nostro oggi. «Viene uno a cui non son degno nemmeno di fare da schiavo e sciogliere i legacci dei sandali», dice Giovanni Battista. Il Messia verrà e comincerà con il sorprendere il suo profeta, chiedendogli di essere battezzato come gli altri, continuando poi fino a dare la vita per ognuno di noi. Se però cacciamo le domande in fondo agli armadi della nostra vita, nulla ci stupirà più, nemmeno uno che risorge dai morti. Perché mi hai scelto? Perché mi ami come sono? Perché mi dai il tempo di dirti di sì, fino all’ultimo istante? *Dalla rubrica Il Respiro spirituale
Calendario ambrosiano V Domenica di Avvento
di don Giuseppe Grampa
Sulle rive del Giordano incontriamo una singolare figura di educatore: Giovanni Battista. Giovanni è quel dito indice, Giovanni è tutto in quel gesto: indicare Gesù. Giovanni è totalmente relativo a Gesù. Dice di sé: «Non sono io il Cristo» (Gv 3,28), cioè l’atteso inviato di Dio. Ancora: «Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa ma l’amico dello sposo, che è presente e lo ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3,29). Per questo Giovanni è un vero educatore perché indica il vero Maestro. Un vero educatore non è preoccupato di richiamare su di sé, sulla sua persona, l’attenzione dei suoi discepoli ma piuttosto sulla verità, più grande di lui, che è chiamato a trasmettere. E Giovanni afferma: «Lui deve crescere io, invece, diminuire»(Gv 3,30). Ogni vero educatore deve quindi, in una certa misura, rendersi progressivamente inutile perché sovrana sia sempre e solo la verità alla quale l’educatore deve condurre. È tentazione per l’educatore, per l’adulto, proporre se stesso e tendere a creare nei figli, negli alunni, nei giovani a lui affidati la propria immagine. Giovanni Battista è grande educatore perché non sequestra la libertà dei suoi discepoli ma è pronto a farsi da parte, pronto a diminuire perché l’altro, l’unico vero Maestro cresca. Questo atteggiamento di Giovanni Battista descrive bene quello che deve sempre essere lo stile della Chiesa, comunità che deve continuamente rinviare a Gesù, alla sua Parola. La Chiesa ha quest’unica ragion d’essere: svelare sempre più nitidamente il volto di Gesù. Anche la Chiesa e in essa le sue articolazioni, parrocchie, associazioni, movimenti, ecc., possono incorrere nella sottile tentazione di mettersi al centro dell’attenzione con le loro strutture, il loro peso organizzativo, ecc. E invece la Chiesa deve essere un segno che potentemente, efficacemente indica Gesù. Come Giovanni anche la Chiesa non ha altra ragione d’essere che diminuire perché Lui solo, il Signore cresca.
Un centinaio di persone, il 15 dicembre, hanno fatto un percorso dal sagrato della chiesa di S. Rocco fino alla chiesa di S. Giorgio, dove si è potuto ammirare, in una grotta, la rappresentazione vivente della Natività.
Raccolti CHF 26'500 a sostegno delle persone in difficoltà in Ticino. I fondi saranno destinati a due realtà locali che incarnano i valori di solidarietà ed assistenza: alla Lega Cancro Ticino (in aiuto ai bambini) ed alla Fondazione Francesco (di fra Martino Dotta)
Oggi, mercoledì 18 dicembre, alle 20.30, padre Francesco Patton ofm, sarà in Ticino per un incontro dal titolo "Il coraggio della pace. Riflessioni su dialogo, riconciliazione e speranza (quando tutto sembra perduto)". Modera Andrea Fazioli