Calendario Romano
Anno A / Mt 4, 12-23 / III Domenica del Tempo ordinario
Ma dove ho la testa? Spunti di conversione
di Dante Balbo
Ogni tempo porta con sé la sensazione che le situazioni siano difficili, che si siano degradate rispetto alle generazioni precedenti, che si viva in un'epoca di tenebra. Lo sapeva anche il profeta Isaia, 700 anni prima di Gesù e annunciava un tempo in cui la luce vera avrebbe illuminato la storia. Quello che era stato profetizzato in tempi antichi, rinnovato spesso attraverso altri che avevano visto la medesima manifestazione di liberazione dell'umanità dalla coltre di caligine che l'avvolgeva, si è compiuto in Gesù Cristo, non solo portatore della luce: egli stesso la luce. Il tempo ordinario, la ferialità della vita, l'esperienza quotidiana di confidenza con la fede, con la persona del Messia è proprio questo: la scoperta che le generazioni dopo la sua venuta non sono più le stesse, che c'è una vera possibilità di riscatto, di vita piena e luminosa.
Il segreto, dice don Willy Volonté, è un invito: "Convertitevi e credete al Vangelo." Cosa è mai questa buona notizia, questo annuncio straordinario? Dio ci ama e a testimoniarlo è il Suo figlio che dà la vita per noi."
Concretamente significa convertirsi, che in greco vuol dire cambiare testa, trasformare il nostro pensiero, la nostra mente. Noi siamo abituati a pensare di essere soli, che se vogliamo qualcosa ce lo dobbiamo conquistare o siamo in balìa delle circostanze, gettati in questo mondo ad arrangiarci.
Questa è la mentalità figlia del peccato di origine, cioè di quella frattura irreparabile che si è generata a un certo punto fra l'uomo e il suo creatore, per cui dio Padre è diventato indifferente, se non nemico.
Gesù è venuto a contraddirci, assicurandoci che il Padre non ha mai smesso di amarci. Per questo ha chiesto al Figlio di diventare come noi, anche lui vivendo in un tempo difficile, senza tuttavia rompere la sua intima relazione con Dio. Il tempo ordinario è l'occasione per rimettere a posto la testa, affidandoci a questo magnifico Vangelo.
Dalla rubrica televisiva Respiro Spirituale di Caritas Ticino con mons. Willy Volonté in onda su TeleTicino e online su YouTube e Facebook – Terza Domenica del Tempo Ordinario dalla Chiesa di Biogno di Breganzona.
Calendario Ambrosiano
Anno A / Lc 9, 10b-17 / Domenica III dopo l’Epifania
La vita di ciascuno, lieto miracolo che sfama
di don Giuseppe Grampa
Mi colpisce nel racconto di Luca il comportamento di Gesù. Avrebbe potuto fare tutto da solo e assicurare alla folla stanca e affamata il pane. E invece vuole associare i discepoli alla sua azione provvidente e misericordiosa. Non fa cadere dall’alto i suoi doni ma ci chiama a fare la nostra parte. Questo agire di Gesù valorizza la nostra collaborazione; si serve delle nostre pur esigue risorse per manifestare la sua premura per i bisogni della gente. Dio vuole avere bisogno degli uomini; di fronte a Lui non siamo né burattini, né robot, né automi: siamo esseri liberi, coscienti e capaci. I cinque pani e i due pesci che i discepoli mettono a disposizione – la piccola provvista di qualcuno previdente – sono il segno della nostra partecipazione all’agire di Gesù per la moltitudine. L’Evangelo di oggi ci invita a metterci nei panni dei discepoli ai quali Gesù con una parola che sembra una provocazione: «Date voi stessi da mangiare!». Gesù ci ordina di cavare dalle nostre bisacce quel poco che abbiamo, ci ordina di mettere a disposizione dei bisogni dell’umanità quel poco che siamo. È poco eppure non è nulla; è disperatamente inadeguato eppure non è inutile. E se mettiamo questa nostra povertà, con fiducia, nelle mani di Dio, se facciamo quanto a noi possibile, consapevoli che è poco ma è quanto abbiamo nelle mani, se agiamo così dando fondo alle nostre capacità, spendendoci fino all’ultima briciola, il Signore misteriosamente moltiplicherà la nostra povertà e ne farà pane abbondante per la moltitudine. Anzi, ci vorranno dodici ceste per raccogliere gli avanzi, affinché nulla vada sprecato.
Credo che questo sia l’Evangelo: la certezza che Dio può moltiplicare per il bene della moltitudine quel poco che abbiamo e che siamo. Nessuno, allora, dica mai: sono inutile, sono fallito. Se crediamo all’Evangelo la nostra vita sarà sempre il lieto miracolo di poco pane che sfama la moltitudine.