Calendario romano
Scelta di posti o posto preparato?
di Dante Balbo*
Ai matrimoni o ai pranzi ufficiali non so mai dove mettermi. Per fortuna c'è sempre qualcuno che mi assegna un posto e io non protesto. A volte sono al tavolo principale, altre volte da tutta un'altra parte, per me fa lo stesso. Questa è una delle fortune della mia situazione, perché non posso spaziare nella sala e scegliere dove accomodarmi. Ho imparato che se non scegli dove stare, la vita ti porta a incontrare persone nuove, scoprire storie, arricchirti con discussioni interessanti, oppure poterti isolare, senza che ti obblighino a conversare con questo o quello. Le aspettative sono un problema serio, sia per la nostra vita ordinaria, sia per la nostra relazione di fede. Spesso ragioniamo come contabili e ci aspettiamo un beneficio dal nostro buon comportamento. Siamo cristiani, frequentiamo le funzioni religiose, facciamo un servizio per gli altri, siamo generosi, disponibili, non troppo ostili. Sicuramente avremo un posto privilegiato, magari non in prima fila, spetta ai santi illustri, ma subito dopo. Quanto è spiazzante il Vangelo che ci ricorda che altri ci passeranno davanti, non perché hanno fatto cose diverse, ma semplicemente hanno accolto il loro posto nel Buon Disegno della Salvezza, senza nemmeno saperlo, ma rispondendo alla propria vocazione. Più siamo inseriti in un cammino di fede e più siamo corretti, plasmati dalla vita, frustrati nel nostro desiderio di calcolare perdite e profitti. Il Signore vuole aiutarci a trovare un posto, il nostro, non a scalare la gerarchia. Non si tratta di falsa umiltà, perché anche questo è un danno alla scoperta di ciò che è stato preparato per noi. Scopriremo il nostro posto, quando smetteremo di cercare, per lasciare che sia il Signore a trovarci, a mostrarci i nostri doni, le risorse che ci sono state affidate. Allora li faremo fruttare, felici di donare quello che a nostra volta abbiamo ricevuto. Per questo, un posto vale l'altro, sicuri che il nostro è unico nel piano di un padre che ci ama singolarmente e insieme a tutti i suoi figli. *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino
Calendario ambrosiano
La dignità dei più piccoli è al cuore del Vangelo
di don Giuseppe Grampa
Gli Evangelisti, nella pagina odierna, non ci hanno nascosto i limiti dei discepoli di Gesù, in particolare la preoccupazione di stabilire chi tra loro fosse il primo, preoccupazione che non ci aspetteremmo di trovare tra coloro che hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Hanno lasciato tutto, casa, famiglia, lavoro ma non la rivalità e la presunzione, che è ancora presente nel loro animo. Sembra che nessun altro argomento catturi più di questo la preoccupazione dei dodici. È segno di grande onestà da parte degli evangelisti non aver taciuto questo lato poco apprezzabile di coloro che stavano con Gesù.
E il Maestro, con pazienza, aiuta i suoi a comprendere l’incredibile novità del Regno: il Regno è per i piccoli, meglio per quanti si fanno piccoli come un bambino. Ancora una volta l’Evangelo ci avverte che il valore, la dignità della persona non sono in misura delle tante o poche risorse che la persona possiede. Nel bambino le qualità sono ancora largamente inespresse, eppure non gli manca quella costitutiva dignità che è propria di ogni essere umano. Altrettanto alcune persone sono dotate di «diversa» abilità. Si devono, a questo proposito, riconoscere senza infingimenti le molteplici e spesso gravi disabilità ma al tempo stesso affermare che non devono in alcun modo pregiudicare il riconoscimento della piena dignità di tali persone.
Ecco perché il gesto di Gesù che mette al centro un bambino, una creatura ancora largamente incompiuta, è appello a riconoscere proprio in lui la piena e compiuta dignità. Ed ecco perché la seconda parte della pagina evangelica ribadisce con espressioni paradossali la necessità di un assoluto rispetto proprio per i piccoli.
Il pensiero corre anche, tristemente, a tanti e non lontani episodi di sfruttamento e abuso di minori.
Quanti, anche uomini di Chiesa, hanno dimenticato che i piccoli sono i primi nel Regno.