«Prendersi cura di immigrati, rifugiati e poveri fa parte dello stesso insegnamento della Chiesa che ci richiede di proteggere i più vulnerabili, in particolare i bambini non nati, gli anziani e i malati». È il richiamo rivolto al presidente Donald Trump dalla Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti in vista delle deportazioni di latinos senza documenti autorizzate dalla Casa Bianca.
L’appello è a rispettare la «sacralità della vita umana e la dignità della persona» in tutte le sue forme. Non si può essere contrari all’aborto, questo è il senso dell’esortazione, e favorevoli ai raid contro i migranti irregolari. La nota (in poche righe) diffusa dai vescovi americani, presieduti dall’arcivescovo Timothy Broglio, prosegue a sottolineare la disponibilità della Chiesa cattolica americana a «collaborare con l’amministrazione e il Congresso per promuovere il bene comune», sempre, a prescindere dei «momenti di accordo e disaccordo».
Il vescovo di El Paso: "Non tollerare l'ingiustizia"
Riconsiderare le azioni contro i migranti messe in campo dalla nuova amministrazione Trump è una delle massime priorità anche per uno dei vescovi di frontiera, quello della città di El Paso, in Texas, situata proprio sulla linea di confine con il Messico e ogni anno presa d’assalto da centinaia di migliaia di persone nel tentativo di raggiungere gli Usa con il sogno di rifarsi una vita migliore. «Come pastori — ha detto con forza monsignor Mark Joseph Seitz, che ricopre anche l’incarico di presidente del Comitato per le migrazioni della Conferenza episcopale — non possiamo tollerare l’ingiustizia e sottolineiamo che l’interesse nazionale non giustifica politiche con conseguenze contrarie alla legge morale. L’uso di generalizzazioni radicali per denigrare qualsiasi gruppo, come descrivere tutti gli immigrati clandestini come “criminali” o “invasori”, per privarli della protezione della legge, è un affronto a Dio che ha creato ciascuno di noi a sua immagine».
Avvenire/vaticannews