Alla fine di giugno del 2023, il Vaticano aveva incaricato mons. Joseph Bonnemain, vescovo di Coira, di mettere in atto un’inchiesta canonica preliminare per fare chiarezza sulle diverse accuse contro alcuni membri della Conferenza dei Vescovi svizzeri (CVS), per errori procedurali e omissioni a seguito della denuncia dell'ex vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo (LGF). Tra i vescovi indagati mons. Charles Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra e Friborgo; mons. de Raemy, vescovo ausiliare della stessa diocesi e ora amministratore apostolico della Diocesi di Lugano; mons. Jean-Marie Lovey, vescovo di Sion e mons. Jean Scarcella, abate di St-Maurice. I tre vescovi erano accusati di essere coinvolti nella mal gestione di casi di abuso, Scarcella invece direttamente di abuso sessuale. Le accuse erano state formulate nel 2023 da Nicolas Betticher, ex vicario generale della diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo e giudice del tribunale ecclesiastico interdiocesano, in una lettera indirizzata al nunzio apostolico Martin Krebs, inviata nel maggio 2023. In collaborazione con il giudice cantonale di Neuchâtel, Pierre Cornu, e con la professoressa di diritto penale e processuale penale di Zurigo, Brigitte Tag, mons. Bonnemain, vescovo di Coira ed incaricato da Roma per l'indagine canonica ha effettuato colloqui personali, interrogatori e analisi di vari documenti d'archivio. I risultati sono stati poi trasmessi al Dicastero per i Vescovi a Roma all'inizio del 2024. Come comunica con un testo inviato alla stampa il 18 ottobre 2024 la CVS, la lettera con le conclusioni del Dicastero vaticano per i Vescovi è giunta in queste ore. "Alcuni dei vescovi coinvolti hanno anche ricevuto una risposta personale. Sono previste altre tre lettere", si legge nel comunicato diffuso dai vescovi svizzeri il 18 ottobre 2024. Le tre lettere previste - come appreso dalla nostra redazione che ha raggiunto l'addetta stampa della CVS - arriveranno ad altri presuli e vescovi coinvolti nell'indagine. Si attende quindi che anche mons. de Raemy, tirato in ballo in questa indagine per una presunta omissione procedurale quando era prete a Friborgo, riceva una missiva.
"Il Dicastero per i Vescovi, attraverso il suo Prefetto, il Cardinale Robert Francis Prevost - scrive l'ufficio stampa della CVS - ha espresso la sua stima e gratitudine per la dedizione dei membri della Conferenza dei vescovi svizzeri al lavoro pastorale nelle rispettive diocesi e alla loro responsabilità di fronte alle sfide attuali. Questo Dicastero ha seguito con grande attenzione lo sforzo intrapreso dalla CVS, congiuntamente alla Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e alla Conferenza delle Unioni degli Ordini religiosi e delle altre Comunità di Vita Consacrata in Svizzera (KOVOS), per esaminare la dolorosa storia degli abusi sessuali nell'ambito della Chiesa cattolica romana in Svizzera a partire dalla metà del XX secolo. Nell'ambito delle azioni intraprese in seguito alle segnalazioni pubbliche di cattiva condotta e presunte negligenze da parte di alcuni membri della CVS nel trattare i casi di abusi sessuali commessi da chierici, il Cardinale Prevost ringrazia mons. Joseph Maria Bonnemain e i due giuristi per la loro collaborazione efficace e competente nell'indagine preliminare".
"Da questa indagine, attentamente studiata dal Dicastero con l'aiuto di autorevoli esperti, non sono emerse prove di reati punibili, insabbiamento, negligenze o errori tali da richiedere l'avvio di un procedimento penale canonico. Ciononostante, il comportamento descritto non è ritenuto corretto, o comunque è emerso che le procedure previste dal diritto canonico non sono state adeguatamente seguite. A causa di queste irregolarità formali, il Dicastero per i Vescovi ha emesso delle riprensioni canoniche, invitando gli stessi vescovi e l'intero corpo episcopale svizzero a prestare maggiore attenzione in futuro e a gestire i casi di abuso denunciati con massima diligenza e perizia, osservando rigorosamente tutte le norme vigenti in materia di procedimenti d'indagine". "Naturalmente, la grave responsabilità che incombe sui vescovi nella trattazione delle segnalazioni riguardanti i casi di eventuali abusi o insabbiamenti va fatta comunque nel rispetto dei principi fondamentali del diritto, come la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva, la tutela integrale di tutte le persone coinvolte, soprattutto delle vittime, e di conseguenza la prudenza nelle comunicazioni relative agli eventuali casi, nonché l'attenta valutazione dell'applicazione delle misure cautelari in presenza di verosimiglianza dei fatti", prosegue il comunicato.
Così, "il Cardinale Prevost nella sua lettera riconosce che nel corso di questi anni travagliati, i membri della CVS hanno tutti compiuto notevoli progressi e acquisito una maggiore efficacia nel trattare i casi di abuso, assumendo personale sempre più qualificato e collaborando maggiormente con istituzioni indipendenti. Il Cardinale incoraggia i vescovi svizzeri a proseguire in questo cammino di vigilanza attiva e rigorosa nell'applicazione della normativa canonica sulla trattazione degli abusi sessuali, certi che le direttive della Chiesa non sono solo strumenti giuridici, ma riflettono un profondo senso di giustizia e responsabilità nei confronti delle vittime, alle quali dobbiamo ascolto, attenzione e riparazione", si legge nel comunicato della CVS.
A loro volta, indica il comunicato, "i membri della CVS si rammaricano profondamente per gli errori, le omissioni e le mancanze nell'applicazione delle norme canoniche che il Dicastero per i Vescovi ha individuato. I vescovi si trovano in un processo di apprendimento e desiderano ribadire la loro determinazione a intraprendere un'azione più decisa contro gli abusi nella Chiesa attraverso la loro attenzione, la loro diligenza, una migliore conoscenza delle procedure canoniche e la prosecuzione delle misure nazionali già avviate. Questo obiettivo deve essere raggiunto anche attraverso un lavoro professionale di prevenzione".
Mons. de Raemy ha comunicato alla redazione di catt.ch una lettura positiva del comunicato di Roma e delle indicazioni pratiche che il Vaticano ha trasmesso. Dal canto suo, resta in attesa di una eventuale lettera che dovesse arrivare da Roma.
La diocesi di Losanna Ginevra e Friborgo ha reso noto in un suo comunicato stampa la lettera ricevuta da Roma nella quale si menziona l'operato del vescovo Morerod. "È emerso che, a parte errori di forma canonica, il vescovo Morerod non ha commesso alcun reato punibile, occultamento, negligenza o errore che richieda l'apertura di un procedimento penale. Ciò è stato confermato anche dal Tribunale di Friburgo nel dicembre 2023". Tuttavia, al vescovo Morerod da Roma è stato chiesto di “emettere un'ammonizione” al suo vicario generale, nella fattispecie monsignor Bernard Sonney, per accuse che riguardano quest'ultimo, che nel frattempo si è dimesso. La diocesi di Friborgo ricorda nel proprio comunicato la non entrata in materia del locale ministero pubblico nei confronti dei prelati della diocesi di LGF - tra cui de Raemy - messi in questione dalle accuse di malgestione da parte di don Betticher. (leggi qui il comunicato del ministero pubblico di Friborgo)
Oltre al comunicato dei vescovi svizzeri è stata pubblicata lo stesso 18 ottobre una comunicazione a parte per le tre realtà interessate dai casi: la diocesi di Losanna, Ginevra e Friborgo, la diocesi di Sion e l'abbazia di St. Maurice riguardo al caso dell'abate Scarcella, che è più complesso perchè accusato di abusi. Nel caso di St. Maurice si apprende che il Dicastero vaticano ha dichiarato che “non ci sono prove di abuso o molestia in senso letterale nel caso in questione”. In ogni caso, “anche se i fatti relativi a questa accusa fossero pienamente provati, allora sarebbero certamente impropri e dimostrerebbero un atteggiamento ambiguo e non in accordo con la prudenza che ci si aspetta dai chierici nei rapporti interpersonali”. Il Dicastero desidera inviare a padre Abate Scarcella “un rimprovero formale”, “ricordandogli in futuro di astenersi da tutto ciò che non è consono allo stato clericale nei rapporti interpersonali”. La risposta di Roma - in questo caso - è stata scritta prima che venisse resa pubblica l'inchiesta sugli abusi nella Chiesa vallesana, dato che la Procura vallesana ha reso noto ieri la conclusione dell'indagine su padre Abate Scarcella. Il Pubblico Ministero ha emesso un'ordinanza di non luogo a procedere. Al momento della risposta, il Dicastero era ancora in attesa della pubblicazione di una decisione formale da parte del Procuratore generale, cosa che ora è avvenuta.
La terza lettera recapitata fino ad oggi, i cui contenuti sono stati resi noti, riguarda la diocesi di Sion. In questo caso la diocesi di Sion ha emesso un comunicato stampa che riprende l'accusa di errori procedurali da parte del vescovo Lovey. La lettera di Roma afferma che Mons. Jean-Marie Lovey non ha commesso “alcuna irregolarità” nella gestione del caso in questione e che ‘nessun occultamento o dolo’ è stato dimostrato dalle indagini. Anche se il dicastero romano sottolinea che la segnalazione è stata effettuata con un ritardo inaccettabile, tanto che i termini richiesti dal diritto canonico sono stati sostanzialmente compromessi”.
Insomma si arriva all'assoluzione romana di tutti i vescovi e prelati, con però una reprimenda per l'applicazione non sempre adeguata di norme canoniche sulla materia, che negli anni, di fatto, sono evolute e divenute sempre più complesse a tutela delle vittime, nella speranza che si arrivi a migliorare la loro procedura di applicazione.
(red)
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