di Katia Guerra
Erano oltre un milione i ragazzi e le ragazze provenienti da tutto il mondo presenti lo scorso sabato sulla distesa di Tor Vergata a Roma per la veglia notturna del Giubileo dei giovani e per partecipare domenica mattina alla Santa Messa celebrata da papa Leone XIV. C’erano anche 700 giovani svizzeri, fra i quali una cinquantina di ticinesi giunti a Roma con la Pastorale giovanile diocesana il 29 luglio per essere partecipi di questo grande evento, culminato a Tor Vergata, ma che è stato caratterizzato anche da altri momenti significativi. Ad esempio, la Messa di apertura con l’arrivo a sorpresa di papa Leone XIV. Per gli svizzeri ci sono stati gli appuntamenti con la catechesi di mons. Alain de Raemy, l’incontro con una rappresentanza della Guardia Svizzera Pontificia, la Santa Messa nella basilica di San Pietro e i festeggiamenti per il Primo d’Agosto. Al di fuori dai momenti più ufficiali, i giovani hanno avuto la possibilità di vivere Roma nell’Anno giubilare, ritagliandosi momenti di preghiera e incontro con altri giovani provenienti da tutto il mondo.
Comunione nella preghiera
«Avevo già partecipato a due Giornate mondiali della gioventù (GMG), Cracovia, nel 2016, in poi Lisbona nel 2023 », ci dice Luca Frapolli, 28 anni. «Non mi sarei potuto perdere un evento straordinario quale il Giubileo a Roma. Ci tenevo anche a collaborare, per dare ad altri giovani un po’ di quello che ho ricevuto in questi anni dalla Pastorale giovanile: faccio infatti parte del Comitato organizzativo del Giubileo». L’universalità della Chiesa è ciò che colpisce sempre in questi eventi, ci dice Luca. «Vedere le molte bandiere innalzate da giovani provenienti da tutto il mondo, che si ritrovano insieme per celebrare la stessa fede – in particolare quest’anno nel cuore della cristianità e nella casa del successore di Pietro – è ogni volta impressionante», sottolinea. Per gli svizzeri è stato speciale festeggiare il compleanno della patria a Roma, con una Santa Messa nella Basilica di San Pietro. «Mi è piaciuta molto anche la visita alla caserma della Guardia Svizzera, appena dietro le porte del Vaticano. Vedere e incontrare i nostri compatrioti e scoprire dietro le quinte il loro servizio per il Papa è stato interessante. La percezione è stata che, oltre ai doveri e al cameratismo, ci fosse un sentirsi parte di una famiglia». Più che le parole ascoltate durante il Giubileo dei giovani, a colpire Luca è stato il silenzio. «Eravamo migliaia e migliaia di giovani, ma quando era richiesto il silenzio non si sentiva volare nemmeno una mosca e in questo momenti percepivi forte la comunione nella preghiera con tutti». Fra i messaggi di papa Leone XIV, quello che Luca ha trovato più significativo è stato il suo ricordare ai giovani che la felicità da noi tutti cercata la troviamo solo in Gesù. «Tornato a casa da questi eventi, riparti con ancora più slancio nel vivere più intensamente la vita di tutti i giorni».
La speranza dei giovani credenti
Samuele Balestra, 23 anni, era la prima volta che partecipava ad un evento nello stile della GMG. «Volevo fare un’esperienza di fede nuova e, dopo aver sentito i racconti di mio fratello su Lisbona, ho deciso di partire per Roma». È rimasto colpito dalla quantità di persone presenti. «C’erano gruppi da nazioni diverse e portavano ognuno il proprio modo di vivere la fede, chi con canzoni e tanti ritmi, altri più tradizionalisti, concentrati sulla preghiera. Malgrado le molte diversità, si respirava un sentimento di unità». Con la Pastorale giovanile della Diocesi di Lugano c’era anche la comunità Shalom presente in Ticino, che ha portato le sue canzoni e i suoi ritmi brasiliani, che hanno permesso a Samuele di fare esperienza di un modo diverso rispetto a quello da lui vissuto di esprimere la fede. «Si sente spesso dire che ci sono sempre meno persone che credono in Dio, soprattutto fra i giovani. Essere lì con attorno a te milioni di persone ti da tanta speranza sul fatto che la fede sia ancora forte anche nei giovani. Questo ti motiva a credere e a mostrare la tua fede. È quello che cerco di fare ora, dopo essere tornato da questa esperienza. Se prima ero più titubante, oggi mi sento più libero di mostrarmi credente», ci confida Samuele. È rimasto colpito dalla capacità di papa Leone XIV di parlare ai giovani e sulla sua insistenza nel chiedere la pace. «Inoltre, mi è rimasta impressa la risposta del Papa sul coraggio di scegliere e di prendere le giuste decisioni». Un coraggio, ha detto il Santo Padre, che viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo. È Lui che ci ha amato con tutto sé stesso, salvando il mondo e mostrandoci così che il dono della vita è la via per realizzare la nostra persona.
Oltre ai momenti in comune, per Samuele è stata importante l’opportunità di vivere Roma nell’anno giubilare con il passaggio delle Porte Sante e i momenti di preghiera.
Insieme per una fede più forte
È grazie ad una rete di amicizie costruite attraverso la colonia Grest a Bellinzona che Sophie Panero, 19 anni, ha deciso di partecipare al Giubileo dei giovani a Roma. «Nel mio immaginario le GMG erano tantissimi giovani con enormi zaini sulle spalle e nelle mani bandiere di tutti i colori, insieme, in grandi spazi. Quando questo lo vivi nella realtà ti rendi conto che è molto più di questo: è uno stare insieme e capirsi anche senza parlare la stessa lingua. Mi ha colpito, ad esempio, con quale facilità altri giovani che non conoscevamo si sono lasciati coinvolgere dai nostri canti e dai nostri balli», ci racconta. «Questa esperienza mi ha fatto capire come per me lo stare insieme agli altri è stare anche insieme a Dio. È qui che vivo più intensamente la mia fede. Era successo anche con il Grest».
La sua speranza è che anche altri giovani e meno giovani (perché l’età conta relativamente) abbiano l’opportunità di vivere questa esperienza. La prossima GMG si svolgerà a Seul, in Corea del Sud, nel 2027. Il consiglio di Sophie è rivolto a tutti, anche a coloro che non sentono sul momento di avere una fede convinta, perché l’importante è soprattutto stare con gli altri. Le parole infatti acquistano più forza se pronunciate tutti insieme, come lo ha dimostrato l’invito per la pace invocato dal Papa. «Nella Messa di apertura, quando Leone XIV ha fatto la sua comparsa a sorpresa, nel suo discorso sulla pace, ha chiesto a tutti di dire “Vogliamo la pace nel mondo” Sentire quelle parole pronunciate ad alta voce tutti insieme è stato veramente un momento molto intenso, soprattutto pensando a tutte le guerre che ci sono oggi nel mondo».