La pandemia ha avuto effetti dirompenti sui giovani. Tutta la loro vita sociale è stata condizionata molto dalla situazione sanitaria. Per capire meglio l’attuale contesto giovanile abbiamo chiesto ad Alberto Moccetti, direttore del liceo diocesano di Lugano-Breganzona, quali influssi hanno avuto questi ultimi anni sui suoi studenti liceali e più in generale sulle nuove generazioni.
Prof. Moccetti, la pandemia ha «rubato» due anni della vita dei giovani?
Che degli effetti ci siano stati è evidente, ed è confermato anche da studi specialistici. Tra gli effetti rientra ad esempio anche quello, preoccupante, del «ritiro sociale», vale a dire la tendenza a ritirarsi dalla realtà. La pandemia però, oltre ad avere creato una situazione di malessere, è stata causa scatenante di difficoltà già presenti ma che restavano in parte «nascoste». Per esempio ha favorito dinamiche di socializzazione – tramite i social network – che non sono «gratuite» e in cui le persone rischiano di restare intrappolate.
Affermare però che la pandemia abbia «rubato» due anni della vita dei giovani mi sembra sbagliato: soprattutto all’inizio durante il periodo del lockdown (per noi tutto sommato abbastanza breve) i ragazzi – ce lo hanno testimoniato in modo inequivocabile – si sono ritrovati in qualche modo a doversi «fermare» a riflettere, a farsi domande e anche a riscoprire dimensioni, valori e attività quasi dimenticate (ad esempio prendersi del tempo per pensare, o a gustare gli affetti famigliari). E questo non è negativo.
Certo, la pandemia ha fatto venire a galla anche tante fragilità più o meno diffuse. Fragilità che non saranno sistemate dal venir meno dell’emergenza sanitaria. La risposta necessaria a questa situazione, oltre a quella di tipo specialistico dove occorra, è una risposta educativa. Si è fatto un gran parlare, in questi ultimi anni di «emergenza educativa»: la pandemia ha riproposto questa emergenza in modo drammatico.
L’emergenza educativa chiama in causa tutti gli attori sociali, e in particolare la scuola. E la scuola cattolica? Uno studio recente sottolinea come gli studenti «religiosi» mostrino più possibilità di eccellere sia alle superiori che all’università. Il dato emerge da uno studio della sociologa Ilana M. Horwitz dell’università di Oxford. In che senso la religione e la fede «aiutano» i giovani a scuola?
Ho avuto notizia di questo studio ma non l’ho potuto leggere. Non mi sembra il caso di lanciarsi in affermazioni apologetiche del tipo «la religione, quindi la scuola cattolica, vi farà andare meglio negli studi!».
Al di là di quanto potrebbe emergere leggendo lo studio della Horwitz, ne prendo spunto per sottolineare, in linea con quanto ho appena detto, un fattore educativo fondamentale, che ci ricollega anche al tema di come affrontare la fragilità e gli effetti problematici portati a galla dalla pandemia. Sono infatti convinto che in campo educativo la mancanza di certezze e/o di persone certe nella vita, alle quali guardare, renda i giovani insicuri, come sulle sabbie mobili. Lo si vede in modo chiarissimo nei bambini. Ma vale sempre. Al contrario, la presenza di adulti con una identità, con una visione delle cose, capaci di affrontare la vita senza paura permette ai ragazzi di crescere. Attenzione: non sto parlando di adulti che inculchino la loro visione del mondo ai giovani in modo più o meno violento, ma di adulti che propongano ai giovani le ragioni di ciò in cui credono, di ciò per cui si alzano al mattino.
Quindi la questione della fragilità dei giovani pone la questione degli adulti?
Inevitabilmente: della capacità o meno di proposta degli adulti. Non parliamo necessariamente di certezze e proposte religiose, ma di certezze e proposte tout court. Questa secondo me è anche la premessa di ogni atteggiamento critico autentico, che nasce dal desiderio di paragonare quel che vedo in chi è più avanti di me nel cammino della vita alle mie esigenze di giovane. Se vogliamo: uno cresce tanto più facilmente quanto più chi gli sta davanti gli fa vedere che ci sono delle ragioni per vivere, per fare, per lottare. E queste ragioni le propone all’altro. Sulle quali poi si discute e magari non ci si trova d’accordo. Una scuola come la nostra desidera dare – e credo sinceramente stia dando – un contributo in tal senso.
Al Liceo diocesano, un’offerta che soddisfa tutte le inclinazioni
Il liceo diocesano, fondato nel 1987 dall’allora vescovo di Lugano mons. Eugenio Corecco, prepara i suoi allievi al conseguimento della Maturità svizzera, attestato rilasciato dalla Confederazione che permette l’accesso a università e politecnici in Svizzera e all’estero. Accanto ai percorsi tradizionali (classico, letterario, scientifico, linguistico ed economico), l’istituto offre tre curricula particolari: il Liceo musicale in collaborazione con il Conservatorio della Svizzera italiana e il Liceo artistico, nato e sviluppato in collaborazione con il Dipartimento Ambiente costruzioni e design della SUPSI. Si tratta di due curricula unici nel loro genere in Ticino. Ad essi si aggiunge un percorso speciale per sportivi d’élite, volto a favorire una armoniosa compatibilità tra studi liceali e sport di alto livello.
Il percorso artistico
Attivo da 6 anni, offre una spiccata preparazione in campo artistico (circa dieci ore settimanali dedicate alle arti), ideale per prepararsi al proseguimento degli studi in scuole d’arte e accademie; il Dipartimento Ambiente costruzioni e design della SUPSI lo riconosce come titolo valido per l’accesso diretto agli esami di graduatoria nelle facoltà di Comunicazione visiva, Architettura d’interni, Conservazione e restauro. Dal 2020 anche la EDEHA di Sierre, scuola di belle arti, riconosce questo percorso artistico come titolo per l’accesso diretto agli esami di graduatoria (senza anno di stage). In sostanza gli allievi dell’Artistico, «guadagnano» in questo modo un anno.
Il Liceo musicale
Nato dalla collaborazione ormai decennale con il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI), integra in modo ottimale gli impegni musicali di studenti che frequentino il Pre-College del CSI con lo studio liceale: la preparazione musicale ricevuta al CSI prepara nel contempo gli allievi a sostenere gli esami di maturità di «Musica materia fondamentale» e «Musica Opzione specifica» (con conseguente sgravio di ore-lezione al liceo).
Sul sito web www.liceodiocesano.ch si trovano tutte le informazioni e una presentazione virtuale. Per iscrizioni e colloqui personali contattare la direzione dell’istituto (direzione@liceodiocesano.ch; tel. 091 966 60 56).
Federico Anzini