di Federico Anzini
Domenica 30 novembre il Centro Cittadella di Lugano ospiterà una giornata speciale dedicata ai familiari curanti. Un incontro pensato per superare la solitudine, riaccendere la speranza e creare un luogo di condivisione autentica. Un evento che nasce dal cuore di chi vive ogni giorno la fragilità e vi riconosce, paradossalmente, una sorprendente fonte di umanità.
Una giornata che nasce dalla gratitudine
L’iniziativa “Sono qui con te – Oltre la Cura” non è frutto di un progetto teorico, ma di un’esperienza vissuta. Come racconta Patrizia Berger, madre e familiare curante, presidente della Fondazione Oltre Noi: «L’idea nasce dalla gratitudine e dal desiderio di condividere la bellissima esperienza che sto vivendo con mia figlia. Avevo bisogno di una compagnia speciale che mi aiutasse a non cedere allo sconforto e a sentire la presenza di Gesù nella mia quotidianità».
Dalle prime Messe mensili organizzate con alcuni amici, è nato un cammino più ampio che ha portato alla proposta diocesana di Pastorale dedicata ai familiari curanti. Dopo la giornata giubilare del 9 marzo scorso con il Vescovo Alain De Raemy, «abbiamo voluto dare continuità al suo invito e proporre una giornata in una parrocchia per camminare insieme, alla quale speriamo ne seguano altre», racconta ancora Patrizia.
Condivisione, cura reciproca, verità
Qual è il messaggio principale? Patrizia risponde senza esitazioni: «L’importanza della condivisione, del potersi raccontare e trovare ascolto e conforto, soprattutto nelle situazioni di disagio psichico e nelle disabilità invisibili».
Ad arricchire questo pensiero interviene Michele Corengia, direttore della Fondazione Sasso Corbaro: «La condivisione non è solo un conforto: è una forma di cura reciproca. Nelle storie che si intrecciano, le fragilità non spariscono, ma diventano attraversabili. La cura, quando è condivisa, si apre a un “noi” più grande, un luogo in cui non si chiede di essere forti, ma di essere veri».
È da qui che nasce il titolo della giornata, Oltre la Cura. «Oltre non significa fuggire – spiega Michele – ma guardare più in profondità. Quando le ferite non possono essere guarite, resta la possibilità di dare loro un significato. La persona non è riducibile alla sua fatica: c’è una domanda di senso che attraversa ogni fragilità».
La cura come un ricamo
Nella locandina dell’evento compare una frase sorprendente: “La cura deve essere come un ricamo: attenta, paziente, dentro e fuori dai margini”. È un’immagine nata dalla sensibilità di Sara, la figlia di Patrizia: «Una frase che mi sorprende sempre e che mi offre l’occasione di guardare oltre il suo limite. Una frase che diventa per me un invito alla conversione». Lo sconforto e l’isolamento sono, secondo Patrizia, le prime grandi sfide dei familiari curanti.
Una solitudine a volte “senza testimoni”, come aggiunge Michele: «È fatta di piccoli gesti quotidiani che nessuno vede. La speranza non è uno stato d’animo da ritrovare, ma una relazione che si riaccende. La comunità deve diventare una casa in cui si può respirare e condividere per un momento il proprio carico».
La cura come “arte”
Un contributo prezioso arriva anche dalla testimonianza di Chiara Gerosa, accolita della Diocesi di Lugano, che riflette sul ministero dell’accolitato attraverso un’immagine del poeta Franco Arminio: «Un uomo che arriva in ospedale non è un uomo, è un mondo». «Anche l’accolito incontra mondi – spiega Chiara – mondi pieni di storia, sofferenza, silenzi. La cura non è solo fare qualcosa per qualcuno, ma esserci per qualcuno. È l’arte dell’attenzione, della delicatezza, dell’ascolto prima della parola». Per questo, continua, «siamo chiamati a essere un po’ filosofi, un po’ poeti e un po’ teologi». La cura diventa così «un’arte che nasce dal cuore e si esprime nei gesti più semplici».
Un programma ricco di bellezza
La giornata del 30 novembre sarà scandita da momenti diversi ma armonici: la Messa al Sacro Cuore, il pranzo condiviso, testimonianze, interventi e video, fino al concerto. Dal classico al pop dell’Associazione 753 Arte e Bellezza. «Cerchiamo sempre un equilibrio tra riflessione e leggerezza – spiegano gli organizzatori –. Momenti che chiedono attenzione e altri che offrono poesia e respiro».
“Non sei solo”
L’appello degli organizzatori è semplice e potente: «A chi non ha ancora trovato il coraggio o l’occasione per chiedere aiuto, vorremmo dire: non sei solo. Ci sono altri familiari che vivono situazioni simili alla tua, persone che desiderano ascoltarti e camminare con te». L’incontro del 30 novembre non è solo un evento, ma un segno concreto, una proposta d’incontro: una comunità che vorrebbe farsi prossima, una Chiesa che sceglie di “stare”, con discrezione e tenerezza, accanto a chi quotidianamente dona cura. È un invito a guardare oltre, perché – come ricorda Michele – «la speranza nasce quando qualcuno ti guarda senza chiederti di essere diverso».
Programma del 30 novembre a Lugano
10.00 Messa al Sacro Cuore
12.00 Pranzo alla Casa della Giovane
13.45 Benvenuto musicale con il Coro Cantiamo insieme e i musicisti dell’Associazione 753
14.00 Video vacanza famiglie 2025, testimonianze di Anna e Marco Schiavi e di Chiara Gerosa • Intervento del Dr. Michele Mattia e di Michele Corengia “Compassione–Fragilità–Speranza” • Concerto “Dal classico al pop”.
Per informazioni e iscrizioni al pranzo (entro il 25 novembre): info@fondazioneoltrenoi.ch; Tel. 079 337 00 73