Skip to content
Parola del giorno rito Romano | Ambrosiano (19 dicembre 2024)
Catt
  • Papa Francesco a Verona:

    Papa Francesco a Verona: "Facciamo finire le guerre" e abbraccia un israeliano e un palestinese

    Tappa centrale della visita di papa Francesco a Verona di sabato 18 maggio è stata quella all’Arena di Verona dove si è scritto un piccolo capitolo di storia di quest’epoca contemporanea lacerata dai conflitti quando, nell’antico anfiteatro romano, sono riecheggiate le parole di Maoz Inon, israeliano, a cui Hamas ha ucciso i genitori il 7 ottobre, e Aziz Sarah, a cui la guerra ha strappato il fratello, assassinato dai soldati israeliani. Due imprenditori, due rappresentanti del tavolo sull’economia di lavoro ma soprattutto di due popolazioni ora in guerra, che, l’uno accanto all’altro, hanno voluto condividere la loro testimonianza con le 12.500 che hanno partecipato all’incontro “Giustizia e Pace si baceranno”, culmine dell’intera visita del Papa a Verona. Si sono abbracciati alla fine, poi hanno abbracciato pure Francesco, mandando al mondo un segnale di quanto siano vere le parole del Papa, a volte anche contestate, che un terreno per rincontrarsi come fratelli c’è ed è proprio la comune sofferenza.

    Una testimonianza di pace dalla Terra Santa

    “È un grande onore essere qui, lei è un leader della pace, siamo qui con 12 mila costruttori di pace, vi portiamo una testimonianza di pace dalla Terra Santa”, hanno esordito. “Papa Francesco, sono Maoz Inon, vengo da Israele e i miei genitori sono stati uccisi da Hamas… Papa Francesco, mi chiamo Aziz Sarah, vengo dalla Palestina e questa guerra, i soldati israeliani mi hanno strappato mio fratello”, hanno detto. “Il nostro dolore, la nostra sofferenza ci ha riavvicinati per creare un futuro migliore”.

    L’intera Arena si alzata in piedi nel sentire queste parole. Bandiere della pace e fazzoletti bianchi hanno sventolato e i due uomini si sono stretti le mani sollevandole in alto. Ancora abbracciati, affiancati da Roberto Romano del gruppo di lavoro sull'economia, hanno proseguito: “Siamo imprenditori.... Non ci può essere pace senza un'economia di pace. Un’economia che non uccide. Un’economia basata sulla giustizia. E chiediamo: i giovani come possono essere imprenditori di pace quando i luoghi di formazione sono spesso influenzati dal paradigma tecnocratico e dalla cultura del profitto ad ogni costo?”.

    L'abbraccio col Papa

    Francesco ha ascoltato rapito il loro intervento e subito si è alzato in piedi quando ha visto i due uomini dirigersi verso di lui. Un abbraccio, due abbracci, un abbraccio di gruppo, con la testa del Pontefice che affondava sulle spalle di Maoz e Aziz. Poi una stretta di mano fortissima: “Grazie fratelli!”.

    Tutto intorno, urla e applausi, interrotti quando il Papa ha preso la parola e, a braccio, ha voluto commentare il momento appena vissuto. “La sofferenza di questi due fratelli è la sofferenza di due popoli”, ha scandito. “Non si può dire nulla, non si può dire nulla... Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi – ha aggiunto indicandoli con la mano - e questo non solo è coraggio e testimonianza di voler la pace, ma anche un progetto di futuro".

    L'incontro con i più fragili per chiedere la pace in un mondo ferito

    La visita del Pontefice nella città scaligera si è conclusa allo stadio Bentegodi tra gli applausi e la commozione dei 32 mila seduti sulle tribune e sul prato: una giornata all’insegna dell’incontro del Papa con i più piccoli, i giovani, i malati, i deboli e dimenticati, gli anziani, i detenuti, le autorità. Tutti coinvolti da Francesco nel chiedere a una sola voce la pace per il mondo ferito da un'onda di violenza insensata. Le parole del Pontefice hanno colpito nel profondo le decine di migliaia di persone che hanno condiviso le ore della visita papale e una prima eco la si coglie nelle considerazioni di alcune delle personalità presenti nella città scaligera.

    A Gerusalemme il Cristo benedetto dal Papa

    “La sofferenza causata dalla guerra in Terra Santa deve trasformarsi in speranza di pace. Simbolo di questa auspicata trasformazione la statua del grande Cristo, posizionata stamani sul sagrato della Chiesa veronese di san Zeno e benedetta dal Papa, destinata ad essere trasportata a Gerusalemme". Così ha commentato padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, ai microfoni di Vatican News. “È un momento difficile per la terra di Gesù, ma la statua della pace, benedetta a Verona dal Papa, sarà posizionata a Gerusalemme davanti al Santo Sepolcro e aiuterà a trovare la via per far finire le violenze".

    L'incontro tra padre Faltas e papa Francesco.

    Vatican News/red

    News correlate