di Paolo Tognina, pastore
Quando Jorge Bergoglio è diventato papa, la sua elezione ha suscitato, tra i protestanti, notevoli aspettative. In particolare, per quanto riguarda il dialogo ecumenico.
Alcuni attendevano degli sviluppi soprattutto nell'ambito dell'ospitalità eucaristica, cioè della possibilità di celebrare insieme, cattolici e protestanti, la comunione. Non si trattava di mettere da parte le differenze nella comprensione del sacramento, ma di potersi accogliere gli uni gli altri nel rispetto delle differenze. Qualcuno, anche a Roma, suggeriva che un’apertura, su questo tema, sarebbe potuta arrivare in occasione del cinquecentesimo anniversario della Riforma. Ma il 2017 è arrivato e non è successo nulla. Durante il pontificato di Francesco, nulla è successo anche sul piano del riconoscimento del carattere ecclesiale delle espressioni cristiane non cattoliche romane.
Se il pontificato che si è appena concluso non è stato caratterizzato da aperture in campo teologico e disciplinare, i protestanti ricordano Francesco come un papa che ha praticato quello che alcuni hanno definito “un ecumenismo di fraternità”.
Tra i molti gesti di amicizia, va ricordata la visita al pastore pentecostale Giovanni Traettino, a Caserta, nel 2014. "Abbiamo parlato dell'opportunità che la Chiesa cattolica chiedesse perdono per le persecuzioni nei confronti dei pentecostali durante il periodo fascista”, ha dichiarato in seguito Traettino. “E in occasione della sua visita a Caserta, Francesco chiese perdono".
In seguito, Francesco è stato il primo papa a rendere visita ai Valdesi, in una visita a Torino, nel 2016, nel corso della quale ha chiesto perdono per le azioni “non cristiane, anzi, non umane” perpetrate dalla sua Chiesa, nel passato, nei confronti di quella minoranza cristiana in Italia.
Nel 2016, Francesco si è recato in Svezia, a Lund, per celebrare il 500. anniversario della Riforma, insieme con i rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale. In quella occasione ha avuto parole di apprezzamento per il riformatore Martin Lutero (“ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo”) e ha affermato che “se il passato non si può cambiare, il futuro ci interpella” e chiede a tutti i cristiani di compiere “passi concreti” e a “tendere la mano” nella carità, “guardando ai poveri, ai fratelli più piccoli del Signore”, che sono “indicatori preziosi lungo il cammino”.
Altrettanto significative sono state la visita al Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra (2018), e il “pellegrinaggio ecumenico per la pace” in Sud Sudan (2023) insieme all'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e al moderatore della Chiesa di Scozia, il pastore presbiteriano Iain Greenshields.
Nel ministero di papa Francesco, il gesto ha prevalso sul pensiero formale e sulle decisioni innovative. I protestanti lo ricordano per avere coltivato in modo particolare il dialogo diretto e la dimensione personale, indicando nel perseguimento della pace e della salvaguardia del creato obiettivi per i quali spendersi insieme.